domenica 4 novembre 2012

Dinosauri... a DOLO!

A rieccoci. Riprendono i tour del Paleobonettus, alla ricerca di eventi espositivi paleontologici. Eventi che quando lo meritano, vanno promossi. E quello di Dolo lo promuoviamo di sicuro. Nonostante una visita travagliata, per via dell'irrequieta prole del P. Ferox, il Neobonettus Terribilis, che ha scorrazzato in lungo e in largo sempre in procinto di far danni inenarrabili, siamo riusciti ad apprezzare molti degli aspetti di questa esposizione. Intanto la location, l'ex macello di Dolo, sala prestigiosa e caratteristica, che davvero si presta a eventi come questo. Poi, le due ricostruzioni di dinosauro, grandi protagoniste, un Allosaurus e un Ankylosaurus piuttosto ben fatte e  una riproduzione di un fossile di Ittiosaurus (non ho visto se vi fosse una didascalia che specificasse dove si trova il fossile originale, ma non posso dire che non ci fosse, è più facile non l'abbia vista) sicuramente in  grado di attirare l'attenzione, non solo dei piccoli, ma anche dei grandi. Segue una ragguardevole esposizione di esemplari fossili, di vari generi, dei fossili più famosi e in particolare di molti dei fossili guida delle varie ere geologiche: si parte dal precambriano con le stromatoliti per arrivare, attraverso, i sempre affascinanti graptoliti, ad un nugolo di trilobiti, di varie fogge e dimensioni, passando poi per Orthoceras e varie faune paleozoiche, si arriva, dopo le immancabili ammoniti, accompagnati da piccoli rettili marini ed eleganti crinoidi, a reperti mesozoici, di dinosauri ovviamente, ma anche di faune ad invertebrati, e vegetali, crostacei davvero ben conservati e reperti di mammiferi, tra cui un bente di mammuth, che non ha mancato di impressionare la mia diletta consorte. Nel mentre, si visita la mostra sono proiettati filmati sulla vita mesozoica, dove la magia del computer riporta alla vita i grandi rettili del passato. Insomma nel giro di due sale, si ripercorrono oltre 500 milioni di anni di storia della Vita sulla Terra. Concludendo con un teca in cui si ritrovano i resti di meteoriti e si espone brevemente, ma in maniera piuttosto precisa, la teoria della caduta di un asteroide come causa (o concausa) dell'estinzione di massa del Cretaceo. Nel percorso vi sono pannelli illustrativi che accompagnano il visitatore giovane o meno, consentendogli di familiarizzare con quanto esposto. Piccola nota (qualche pelo lo dobbiamo trovare), nelle didascalie che accompagnano ogni reperto, sarebbe opportuno aggiungere l'età dello stesso e il luogo del ritrovamento. Anche per rendere onore a chi l'ha recuperato. Chiudo con due complimenti: a chi ha allestito e preparato la mostra (e  a chi a preparato i reperti, veramente un'ottima mano), per aver costruito un evento semplice, ma curato, accessibile al pubblico, ma senza banalizzazioni o stereotipi; uno all'amministrazione di Dolo, per aver permesso l'iniziativa, che ho visto anche ben partecipata dal pubblico, momenti come questi sono importanti, per permettere a chi non si reca abitualmente nei musei, di familiarizzare con le Scienze della Terra e di poter aver l'occasione di visionare reperti che non vedrebbe mai, questi momenti, sono occasioni importanti di diffusione della cultura geologica e paleontologica, che non sono solo un arricchimento culturale, ma anche la diffusione della consapevolezza di quanto lungo è stato il cammino della storia dell'Evoluzione della Vita e della Terra, e di quanto ci sia da imparare.

lunedì 13 agosto 2012

le nostre fiaccole

Ironico... si spengono le fiaccole olimpiche, si accendono dopo mesi quelle di Marghera, ricordandoci il passato industriale di questa zona, l'incerto futuro e il presente che sfugge. Una terra che ambientalmente e socialmente ha dato molto all'industrializzazione del paese, e che oggi per molti motivi rischia di restare un deserto, quando potrebbe ospeitare nuovi modelli di sviluppo industriale ambientalmente e socialmente sostenibili, diventando esempio anche di recupero di un territorio.


giovedì 9 agosto 2012

La Man Sanca

Benvenuti a tutti nel nuovo spazio del Paleobonettus, divenuto ferox visti i tempi,  questo spazio un po' più idoneo all'ecclettismo, o meglio, al delirio di questa creatura, sarà il nuovo luogo dove scoprire ciò che è già stato scoperto e sostenere ciò che il mondo non vuol sentire. Buona parte dei contenuti di Mompracem sono stati riportati qui, per cui buona parte del "record fossile" del vecchio eremo del Paleobonettus è stato salvato.

Perché la man sanca? Perché il Paleobonettus essendo roverso in tutto, non poteva non essere sanco e sarà al rovescio che esploreremo il conosciuto e lo sconosciuto.

Elogio (postumo?) della ragionevolezza


07/08/2012

rodin-il-pensatore_580x346.jpgA volte mi chiedo chi me lo faccia fare. Perché devo necessariamente impegnarmi in contrapposizioni contro affermazioni raffazzonate e qualunquiste o contro posizioni populiste e generalistiche. Tipo quelle che incontro quotidianamente o che leggo nella rete, nei social network o via mail, ci si imbatte spesso in quei messaggi dal titolo roboante: “leggete qui – importante – divulgate al massimo – ecco perché non vi dicono…” in cui spessissimo si sparano boiate enormi su temi che vanno dallo scientifico al politico al sociale. E i pochi che si fermano a meditare, a capire, ma soprattutto A VERIFICARE il contenuto di tali messaggi, se magari scoprono l’infondatezza degli stessi e provano ad affermarlo, vengono coperti  di cotanto sterco in un così rapido intervallo da battere l’ingegnere padovano con la diarrea della nota barzelletta.  Questo perché costoro, nel momento in cui affrontano con raziocinio il tema, divengono “NEMICI della VERITA’” che essendo tale e unica non può essere soggetta a interpretazioni, ed è il vox populi a stabilire ciò che è verità, oppure “l’autorità”. Dove per “autorità” s’intende colui che, agli occhi del volgo, risulta essere detentore della verità e perciò ciò che proferisce, qualsiasi boiata sia, immediatamente acquisisce status di dogma e come tale va difeso. E costui può essere chiunque oggi, un calciatore, un “tronista”, un mona del GF, un cantante scarso, un troione, un politico arringa popoli, un santone, un cabarettista, insomma chiunque. E costui può discettare di ciò che vuole, con uguale conoscenza della materia scelta, avendone, ovviamente più titolo di chiunque, per esempio potrebbe pontificare  di salumi, ottenendo più credito dal pubblico del maiale stesso. E questo perché gli è riconosciuto un'autorità morale superiore ed il possesso della “VERITA’”. 
Ho sempre diffidato dei dispensatori di verità e dei loro seguaci, perché la verità non ammette discussioni non si può ragionare e, soprattutto, c’è sempre da temere che prima o poi costoro, avendone l’occasione, cerchino d’importi la verità, poiché essendo essa tale, non è ammissibile che qualcuno la ricusi o ne dubiti, costui diventa immediatamente uno da o convertire o eliminare. E nel far ciò, ovviamente, gli adepti della verità sono pure convinti di far del bene: cosa ci può essere di più moralmente retto del diffondere la verità, quale fine può giustificare qualsiasi mezzo, se non questo? E’ lo schema di molti totalitarismi. In forma apparentemente edulcorata, ciò è molto evidente anche quotidianamente sul web, nelle discussioni varie, se uno prova a dire qualcosa che va in direzione diversa o ad aprire un ragionamento viene sepolto in post che sconfinano nella violenza più becera. 
Ecco perché mal sopporto i dispensatori di verità, ma da sempre mi dedico alla realtà. Ossia ciò che è, non ciò che penso che sia o dovrebbe essere. La REALTA’ dei FATTI, l’osservazione e la discussione su dove, cosa siamo, cosa diciamo, cosa percepiamo. Ma purtroppo la realtà non suscita fideismo e idealità. Essa si alimenta di buon senso, pacatezza, raziocinio, discernimento. Penso che ormai lo scontro non sia più tra bene e male o destra e sinistra in questa nostra società umana in primis, ma italiana in particularis, ma tra realistico buon senso e posizioni dogmatiche, spesso imprecise, legate a preconcetti e non ad argomentazioni. I più pericolosi sono quelli che difendono tali posizioni simulando un certo  rigore scientifico e documentazione. Ben sappiamo, però, che si può pilotare il proprio approfondimento se si stabilisce a priori dove si vuole arrivare.
Ecco la questione è un po’ così, chi ha la verità ha già deciso la meta e forza il percorso in ogni modo pur d’arrivarvi, chi vive la realtà cammina per la strada che gli si para davanti e cammina finché non arriva da qualche parte, ammesso che la strada porti da qualche parte. 
Questa impostazione, direi paratotalitaria, ormai si sta diffondendo, paradossalmente cadute le ideologie, restano gli ideologismi, ossia gli schemi preconcetti, così duri da abbattere, perché rassicuranti e perché, in fondo, ci semplificano la vita. Ragionare, pensare è indubbiamente fatica e la comprensione spesso non rende felici. Ma è ciò che, da quando l’H. erectus ha cominciato a girare per l’orbe terracqueo, ha fatto progredire questa nostra specie. 
Il problema è che se nella società questo diventa lo schema dominante, di fatto, si mettono semi per conflitti tra opposti integralismi, con tutte le ricadute che ciò comporta, con derive assolutiste e irrazionali imprevedibili, con la progressiva riduzione del diritto individuale e collettivo, questo perché un gruppo detentore di una verità (sia una verità religiosa o politica o morale o scientifica o altro), avendone la forza, difficilmente riuscirà a resistere alla tentazione di avvalersi della primitiva dottrina della “Ragione del più forte”, pur di conseguire il proprio dogma. Ciò può avvenire nel piccolo di una discussione tra amici e nel grande, nel governo di uno Stato.  Per me è impensabile il poter rifiutare di oppormi a tale becero principio, significherebbe negare, ciò che, per me, è in estrema sintesi l’essere umano. 
Ed è forse per questo che, alla fine, in ogni questione ove una posizione dogmatica si scontra con una razionale, anche se da me magari non condivisa, mi ritrovo a dover dare battaglia, perché istintivamente sento di battermi tra ciò che è l’umano e ciò che non lo è.
Perché abbia imbastito questo immenso pippone, proprio non lo so, forse la mia innata esigenza di spiegare a me stesso ciò che sono, il perché l’abbia condiviso con voi è probabilmente dovuto alla necessità di non tediarmi da solo, ma di condividere il fardello di una mente contorta con la collettività.  Vi lascio anche un contributo video, che con sintesi maggiore, in parte, riprende ciò che ho detto, tratto dal bellissimo film “il discorso del re” che se non avete visto, v’invito a guardare.


la sismologia al tempo dei social network


06/06/2012

Ho cercato lungamente di tacermi… ma non gliel’ho fatta. Allora, come ben sapete, nei giorni scorsi l’Emilia-Romagna  è stata oggetto di forti fenomeni sismici, i comuni di Finale Emilia e Mirandola, tra i più colpiti, sono diventati simbolo di questa disgrazia, sono luoghi che ben conosco, essendoci stato, e vederli ridotti così non lascia certo indifferenti. Purtroppo l’attività sismica è tutt’altro che conclusa e questo rende difficile i soccorsi, la conta dei danni, l’avvio della messa in sicurezza degli edifici, paralizza di fatto la quotidianità di quelle zone e soprattutto ciò fa sì che le popolazioni restino in uno stato di ansia perenne.
Conditeci il tutto con le polemiche e le pochezze tipicamente italiane e il gioco è fatto.
E’ noto l’Italia è un paese a forte rischio sismico, in maniera piuttosto diffusa, poiché, e non colpa nostra stavolta, si trova proprio su una zona ad intensa attività tettonica , basti pensare che siamo nel mezzo di due orogenesi (formazione di montagne) tutt’ora in atto, quella appenninica e quella alpina, il tentativo destinato a fallire, ma che comunque ci prova, del Tirreno di diventare un oceano e il progressivo avvicinamento della  placca africana  a quella europea, con conseguente chiusura del Mar Mediterraneo e schiacciamento della nostra penisola su quella balcanica. Ovvio, sono fenomeni di cui non vedrete la conclusione (io sì, essendo notoriamente un Highlander) poiché destinati a protrarsi per qualche milione di anni, ma che nel mentre qualche effetto lo danno. 
Effetti, appunto, tutta questa attività tettonica, oltre a rendere più agevole tra qualche tempo i flussi migratori da Africa e paesi dell’est verso di noi, per la gioia dei leghisti, e superfluo il ponte sullo stretto di Messina, rende assai sismicamente attivo il nostro paese, come mostra quanto visto in Emilia e altrove in passato. Si aggiunga poi una certa attività vulcanica, qui e là, nello stivale.
In particolare nel caso Emiliano, ci troviamo di fronte alla riattivazione di strutture di faglia, o alla messa in moto di nuove, ubicate nella parte nord della catena Appenninica, poste in profondità nella pianura padana (poiché la catena montuosa continua sotto la coltre sedimentaria della pianura), la cui attività è, appunto, collegata con l’orogenesi degli Appennini. Le rocce, che sono corpi di fatto rigidi-fragili, possono assorbire per poco le grandi spinte che questi processi esercitano, poi si spaccano, liberando energia, creando strutture lungo cui avviene il movimento, come le faglie appunto, e si genera l’attività sismica, che in questo caso è collegata a un movimento tettonico.
Ora spiegato il meccanismo, potremmo ragionare sull’importanza di mappare e tenere aggiornata la mappatura del rischio sismico di questo paese, cercando di elaborare normative conseguenti in tema di costruzioni, non che di eseguire controlli affinché queste siano rispettate e affinché siano messi in sicurezza gli edifici più vetusti, in particolare quelli di pregio storico, tutte cose che questo paese fa a fatica e sperperando pure malamente molti soldi, ma non è questo che mi infastidisce. Non almeno in prevalenza.
Mi urta profondamente, che se un qualsiasi onesto studioso/professionista/esperto in tematiche sismologiche (quindi qualcuno di ben più titolato del sottoscritto) spieghi quanto sopra esposto, con dovizia di dati ed evidenze, viene guardato alla meglio con sufficienza, alla peggio con disprezzo, rispetto al primo che si documenta su Wikypedia (con rispetto di questo meraviglioso strumento) e spiega che il sisma è colpa di una tecnica di perforazione (per altro arcinota) detta “fracking” e di vari complotti di quelle carognone delle compagnie petrolifere in combutta con gli squallidi politici.  Tralasciando i giudizi sui politici e le Oil Companies, a nulla serve se l’esperto di cui sopra, sempre dati alla mano spiega alle masse che ciò non può essere credibile, che sì il fracking è una tecnica invasiva che consuma un sacco di acqua in pressione per aumentare la fratturazione delle rocce serbatoio per estrarre idrocarburi (e quindi, caso mai ci dovremmo arrabbiare per lo spreco di acqua), ma che per fare un sisma di più di 4,5° Richter si dovrebbe perforare usando il raggio distruttore della Morte Nera di Guerre Stellari, e che, comunque, gli ipocentri dei sismi avvenuti sono assai più in profondità di dove potrebbero essere le presunte perforazioni, che in ogni caso la  sismicità legata  a scavi sotterranei, oltre che meno intensa è soprattutto molto localizzata e non si sposta lungo strutture tettoniche. Non serve a nulla. 
E’ colpa del fracking, lo dice l’amico dello zio, che l’ha visto sul pc del nonno di quello che c’ha il bar che ha visto una bella immagine su google e l’ha postata su facebook e c’ha scritto grande come una casa INOLTRATE ECCO DI CHI E’ LA COLPA DEL TERREMOTO – LA VERITA’ CHE NON CI DIRANNO! E voi se non lo divulgate vi sentite complici. E quindi il sismologo, notoriamente prezzolato dei poteri forti, non ci venga a raccontare la balla dell’orogenesi appenninica, che si fotta lui e tutta la teoria della tettonica  a placche.
Sono Geologo e sono incazzato. Perché in questo paese si preferisce farsi vendere del fumo, che ragionare  e selezionare le fonti. Siamo destinati ad una triste deriva. Per fortuna… a dicembre si finisce di tribolare. Ho visto un post in Facebook che dimostra che i Maya hanno predetto che ci scontreremo con un planetoide che viene da una galassia non identificata. E si fottano gli astronomi che dicono che non è vero!

Presagi e Tremori


28/05/2011

terremoto.gifDevo dire che sono rimasto un po’ interdetto, alla notizia del rinvio a giudizio della commissione grandi rischi, dove dentro ci sono nomi quali quelli di Bertolaso e Boschi presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia,  non tanto per il rinvio a giudizio in sé, il ricoprire certe cariche, infatti, può portare di default a indagini sul proprio operato, quanto per il motivo del rinvio, ossia l’aver sottovalutato lo sciame sismico che precedette il terremoto dell’Aquila e che, di fatto, a detta del Magistrato, lo preannunciava. La commissione, perciò, avrebbe minimizzato il pericolo, impedendo per tanto alla popolazione e alle istituzioni di cautelarsi dall’imminente terremoto. La commissione perciò sarebbe per lo meno negligente, quindi, ed è perciò accusata d’omicidio plurimo e lesioni. Mica bruscolini. Non mi addentro troppo in considerazioni, diciamo politiche, che vedono in questo atto un sottocapitolo della saga dell’eterna lotta tra magistratura e potere politico, o tra magistratura e compagine di governo (c’è chi dice che tale indagine servirebbe nuovamente a colpire Bertolaso, in quanto esponente di spicco e ancora credibile, riconducibile all’entourage Berlusconiano) o nell’ennesimo capitolo della saga circa la voglia di protagonismo e auto celebrazione della magistratura (cosa su cui si dovrà riflettere, poiché fatta la dovuta tara all’esternazioni di mr. B – tara  davvero consistente – qualche questione sul funzionamento dello giustizia in Italia va posta), ma mi soffermo sul lato geologico della vicenda.
Schema_Terremoto1.jpgLa Sismologia è scienza complessa, ha a che fare con le dinamiche della tettonica, col comportamento delle rocce sotto stress, con molti parametri ed elementi, alcuni non ancora compresi a fondo, altri nemmeno noti. Ma ha fatto passi importanti. Non siamo più ai tempi dello studio del volo degli uccelli. Ricostruendo la storia geologica di un territorio, in questo caso la penisola, mappando le aree, riconoscendo i vari elementi strutturali (faglie, sovrascorrimenti, margini di placca…) si è riusciti a ricostruire con buona precisione la carta del rischio sismico in Italia e a dare indicazioni importanti in materia di tecniche costruttive. Le aree a rischio sismico sono note, e monitorate, come buona parte dell’attività sismica nel resto del  paese.
PREVENIRE un terremoto non si può, ma si possono prevenire, o quanto meno contenere, i danni che può produrre (nei limiti delle tecnologie disponibili), sostanzialmente in due modi: le zone che la sismologia ci dice  a rischio, le lasciamo DISABITATE, oppure vi applichiamo le dovute precauzioni nelle costruzioni di manufatti e infrastrutture. La prima soluzione è impraticabile in Italia, la seconda invece… beh ne parliamo dopo. Noi vorremmo PREVEDERE un terremoto, sapendone l’intensità e la data precisa, beh, questo  è ben più difficile. Capire il comportamento delle rocce sottoposte a determinate condizioni di stress tettonico, a determinati parametri di pressione e temperatura, con o meno presenza di acqua (anche questa ha una sua influenza), non è affatto facile, non si può replicare un terremoto in laboratorio, replicare  il comportamento di tonnellate di rocce (di litologie e caratteristiche diverse), a pressioni di migliaia di volte quella atmosferica a temperature elevate, si capisce chiaramente, ad oggi non si è in grado di farlo. Vanno raccolti dati, moltissimi, vanno usati elaboratori, per cercare di costruire dei modelli, il più precisi possibili, e una volta costruiti vanno calati sul campo, ma la complessità del fenomeno è tale che i buchi nell’acqua sono frequentissimi.terremoto2.jpg
Interpretare i sismogrammi non è cosa da tutti, ci sono sciami sismici tutti i giorni, che non preludono poi a nulla, se non magari ad altri sciami, oppure sismi di entità importante che si manifestano senza sciami di preludio… questo perché il comportamento delle rocce e delle strutture tettoniche è assai complesso. C’è sì la storia del Radon, grandi sismi sarebbero preannunciati dall’aumento delle emissioni di radon, gas liberato dalle rocce, ma è sempre così? I sostenitori di questa teoria portano solo i casi in cui il modello ha funzionato, dei fallimenti non sappiamo nulla. Credo che il radon possa essere UN indicatore, ma non l’unico e comunque non risolutivo.
Ecco perché mi preoccupa l’indagine sulla commissione catastrofi, mi chiedo su quale fondamento la magistratura ha basato la propria decisione? Su una profonda meditazione sulla complessità del fenomeno o solo sulla volontà di far giustizia anche dei fenomeni naturali? Perché invece non ci si sofferma su chi ha costruito in aree classificate con un determinato rischio sismico, senza rispettare le norme costruttive che tale rischio (accertato dalla sismologia) avrebbe imposto?
Questa azione giudiziari potrebbe essere il preludio, ad un periodo poco razionale nella valutazione dei rischi naturali. I tecnici coinvolti, potrebbero essere portati, al fine di evitare grane così gravi con la giustizia, a ragionare con meno ponderazione, e a lanciare segnali d’allarme per precauzione, rendendo di fatto gli allertamenti meno credibili ed efficaci. E per tanto, aumentando il rischio, anziché diminuirlo.

a mio figlio.


29/07/2011

Caro Leonardo, benvenuto. Ben arrivato tra noi. La gioia della paternità se non la sperimenti non la capisci. Sarò grato per sempre alla mia amata moglie, la mia fiera regina, per avermi reso papà.  TUO papà. Dovrebbe essere un momento di grande generosità e altruismo questo, per me, dovrei essere tutto rivolto a te e al tuo futuro e alla cura di tua madre. E così è. Ma confesso, la prima volta che ti ho preso in braccio, che ti ho odorato, che ti ho toccato, il primo pensiero è stato un pensiero egoista. Ho pensato che la mia solititudine era finita. Non ero più "l'ULTIMO dei Bonetto" come spesso teatralmente m'indicavano i parenti più anziani, essendo l'unico maschio di casa. Quello che doveva "portare avanti il nome". Ma sopratutto, finalmente tornavano "I BONETTO". Sono stato il primo della nostra famiglia a rimanere solo, per la prematura morte di mio papà, colpa di una malattia maledetta. Ricordo quanto ci volevamo bene, ricordo quanto orgogliosi eravamo di noi, d'essere l'uno figlio e l'altro padre, ricordo quando ci incrociavamo per strada e ci si salutava con stretta di mano dandosi del lei , ricordo il "buongiorno Bonetto"  mattutino, reciproco. Il capirsi al volo. Ricordo le discussioni, ricordo mio papà e il suo lascito: il buon nome di una famiglia "il nostro". Io non sono ancora un uomo di principi ferrei come fu mio padre.  Ma come lui, quando inizio una via, ho imparato a percorrerla fino in fondo, costi quel che costi. E da lui ho appreso, e grazie a te, mio Leonardo, l'ho compreso, quando conti per un uomo la propria famiglia. Io ti prometto, che cercherò d'essere per te, il papà che il mio è stato per me. Spero si crei tra noi quella magia. Ma già oggi io ti guardo, vedo il mio futuro, e so che una cosa è certa. I Bonetto ci sono di nuovo. Ti voglio bene.

Geologia del Paesaggio - memorie del GT 2011



Con il termine Geosito, secondo la definizione corrente, si indicano i beni geologico-geomorfologici di un territorio, intesi quali elementi di pregio scientifico e ambientale del patrimonio paesaggistico. Quelle architetture naturali, o singolarità del paesaggio, che testimoniano i processi che hanno formato e modellato il nostro Pianeta. Forniscono un contributo indispensabile alla comprensione scientifica della storia geologica di una regione, e rappresentano valenze di eccezionale importanza per gli aspetti paesaggistici e di richiamo culturale, didattico - ricreativi. I Geositi sono BENI naturali non rinnovabili e rappresentano una risorsa che va studiata e censita come componente del paesaggio da proteggere e salvaguardare. L’attuale assetto normativo, prevede che tali realtà siano censite, secondo protocollo ISPRA a livello regionale, anche se è, poi, facoltà delle Province, vedi il caso di quella di Venezia, censirne di “propri”, ed evidenziati in sede di elaborazione di strumentazione di pianificazione urbanistica e siano, per tanto, considerati nella fase di realizzazione d’interventi sul territorio. Anche se come questo debba avvenire nel concreto la normativa non lo dice in maniera troppo esplicita.
Dalle definizioni della Convenzione Europea sul Paesaggio 20 ottobre 2000, apprendiamo che:
a. “Paesaggio” designa una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni;
b. “Politica del paesaggio” designa la formulazione, da parte delle autorità pubbliche competenti, dei principi generali, delle strategie e degli orientamenti che consentano l’adozione di misure specifiche finalizzate a salvaguardare gestire e pianificare il paesaggio;
c. “Obiettivo di qualità paesaggistica” designa la formulazione da parte delle autorità pubbliche competenti, per un determinato paesaggio, delle aspirazioni delle popolazioni per quanto riguarda le caratteristiche paesaggistiche del loro ambiente di vita;
d. “Salvaguardia dei paesaggi” indica le azioni di conservazione e di mantenimento degli aspetti significativi o caratteristici di un paesaggio, giustificate dal suo valore di patrimonio derivante dalla sua configurazione naturale e/o dal tipo d’intervento umano;
e. “Gestione dei paesaggi” indica le azioni volte, in una prospettiva di sviluppo sostenibile, a garantire il governo del paesaggio al fine di orientare e di armonizzare le sue trasformazioni provocate dai processi di sviluppo sociali, economici ed ambientali;
f. “Pianificazione dei paesaggi” indica le azioni fortemente lungimiranti, volte alla valorizzazione, al ripristino o alla creazione di paesaggi.
Come si nota, la gestione del paesaggio e la sua stessa definizione sono concepiti molto in relazione al parametro architettonico, ossia evidenziando l’interazione tra questo e la popolazione (umana) residente; è molto meno percepibile la questione del Paesaggio come risultato di processi di natura geologica (o in tempi più recenti, antropica) su elementi geologici. Il paesaggio come manifestazione di processi geologici non è un concetto diffuso, questo, probabilmente è in larga parte dovuto al fatto che il concetto stesso di paesaggio, non che la sua gestione, è stata lasciata ampiamente in mano ad architetti, paesaggisti e urbanisti, che spesso hanno del paesaggio un concetto soprattutto estetico o di spazio da “arredare”.
Caso esemplare può essere l’alterazione del corso fluviale, senza badare ai processi di modellazione idraulica: pensiamo al caso di tagli artificiali di meandri, per esigenze urbanistiche, in fiumi meandri formi, azioni che generano, poi, processi di esondazione o erosione in aree precedentemente non soggette da tali fenomeni.
E’, dunque, innegabile che ciò che noi vediamo è il frutto della modellazione di forze geologiche e poi umane, su un substrato originato dai processi geologici. Chiaro, quindi, il ruolo che il Geologo può e deve avere nella gestione/interazione sul paesaggio e nella sua comprensione. Tutelare un paesaggio, un geosito, può voler dire tutelare dei processi naturali necessari anche al sostentamento umano. Pensiamo al caso della tutela delle fasce di ricarica delle falde acquifere o della zona delle risorgive, zone cruciali per preservare le tanto necessarie risorse idriche sotterranee e superficiali.
GT_scelto_bis.GIFL’Associazione scientifico-culturale “il Reggipoggio”, che si occupa di promuovere la conoscenza ambientale e la cultura geologica, sulla scorta di tali riflessioni, nel periodo compreso tra il 13 e il 19 agosto ha intrapreso il “Geo-Transect Veneto 2011”: traversata a piedi e in bicicletta in 7 tappe, dalle Tre Cime di Lavaredo a Ca’ Roman, in Laguna di Venezia, circa 47 km percorsi a piedi e 195 in bicicletta, per unire i due siti, patrimonio UNESCO (le Dolomiti e la Laguna di Venezia), non che due geositi ufficiali della Regione Veneto. Scopo del viaggio l’osservare il paesaggio veneto in continua evoluzione, tanto continua che se ne perde la memoria e visionare lo stato dei geositi lungo il tragitto. L’iniziativa, ha visto un nutrito gruppo di Geologi ed escursionisti tra i partecipanti, ha avuto il patrocinio della Società Italiana di Geologia Ambientale, delle Province di Treviso e Venezia, dei comuni di Zoldo Alto e Chioggia. Nel corso del viaggio sono stati incontrati amministratori, cittadini, associazioni, studiosi, turisti e viaggiatori, insieme a loro si è ragionato dei temi dell’iniziativa. Grande rilievo sui media, con numerosi articoli sul Corriere, il Gazzettino, La Nuova Venezia, La Tribuna di Treviso e su siti internet e blog, segno che i Geologi possono riuscire a farsi ascoltare. Prossimamente la grande mole di dati, immagini, testimonianze raccolte sarà restituita attraverso pubblicazioni e convegni.
Durante il percorso si sono scoperti luoghi, che per particolarità geologiche, meritano il titolo di Geosito e l’associazione si farà carico di promuoverli in tal senso nei confronti della Regione Veneto, mentre si è altresì riscontrata la scarsa valorizzazione di molti dei Geositi ufficiali.pelmetto, dinosauri
È emersa chiaramente la necessità di promuovere i geositi, che non necessariamente devono essere luoghi di turismo di massa (anche perché non tutti hanno l’attrattiva per esserlo), ma sicuramente devono essere indicati e riconoscibili, da questo punto di vista manca la benché minima segnaletica in materia. Un metodo può essere certamente la creazione di percorsi didattici attraverso di essi, percorsi che devono il più possibile basarsi su viabilità pedonale e ciclabile, al fine di permettere di meglio apprezzare e capire tali luoghi e riscoprire il territorio in cui si collocano. Da qui anche la necessità d’implementare i percorsi pedonali e ciclabili, che nel corso di questa traversata sono apparsi troppo spesso assenti o abbandonati o discontinui, al di là della segnaletica di presunti itinerari, più sulla carta che non nella realtà.
Crediamo che questo sia un modo concreto, per dei Geologi, di operare in modo effettivo per la tutela e la valorizzazione del territorio e della promozione della conoscenza geologica nella società.