giovedì 9 agosto 2012

Presagi e Tremori


28/05/2011

terremoto.gifDevo dire che sono rimasto un po’ interdetto, alla notizia del rinvio a giudizio della commissione grandi rischi, dove dentro ci sono nomi quali quelli di Bertolaso e Boschi presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia,  non tanto per il rinvio a giudizio in sé, il ricoprire certe cariche, infatti, può portare di default a indagini sul proprio operato, quanto per il motivo del rinvio, ossia l’aver sottovalutato lo sciame sismico che precedette il terremoto dell’Aquila e che, di fatto, a detta del Magistrato, lo preannunciava. La commissione, perciò, avrebbe minimizzato il pericolo, impedendo per tanto alla popolazione e alle istituzioni di cautelarsi dall’imminente terremoto. La commissione perciò sarebbe per lo meno negligente, quindi, ed è perciò accusata d’omicidio plurimo e lesioni. Mica bruscolini. Non mi addentro troppo in considerazioni, diciamo politiche, che vedono in questo atto un sottocapitolo della saga dell’eterna lotta tra magistratura e potere politico, o tra magistratura e compagine di governo (c’è chi dice che tale indagine servirebbe nuovamente a colpire Bertolaso, in quanto esponente di spicco e ancora credibile, riconducibile all’entourage Berlusconiano) o nell’ennesimo capitolo della saga circa la voglia di protagonismo e auto celebrazione della magistratura (cosa su cui si dovrà riflettere, poiché fatta la dovuta tara all’esternazioni di mr. B – tara  davvero consistente – qualche questione sul funzionamento dello giustizia in Italia va posta), ma mi soffermo sul lato geologico della vicenda.
Schema_Terremoto1.jpgLa Sismologia è scienza complessa, ha a che fare con le dinamiche della tettonica, col comportamento delle rocce sotto stress, con molti parametri ed elementi, alcuni non ancora compresi a fondo, altri nemmeno noti. Ma ha fatto passi importanti. Non siamo più ai tempi dello studio del volo degli uccelli. Ricostruendo la storia geologica di un territorio, in questo caso la penisola, mappando le aree, riconoscendo i vari elementi strutturali (faglie, sovrascorrimenti, margini di placca…) si è riusciti a ricostruire con buona precisione la carta del rischio sismico in Italia e a dare indicazioni importanti in materia di tecniche costruttive. Le aree a rischio sismico sono note, e monitorate, come buona parte dell’attività sismica nel resto del  paese.
PREVENIRE un terremoto non si può, ma si possono prevenire, o quanto meno contenere, i danni che può produrre (nei limiti delle tecnologie disponibili), sostanzialmente in due modi: le zone che la sismologia ci dice  a rischio, le lasciamo DISABITATE, oppure vi applichiamo le dovute precauzioni nelle costruzioni di manufatti e infrastrutture. La prima soluzione è impraticabile in Italia, la seconda invece… beh ne parliamo dopo. Noi vorremmo PREVEDERE un terremoto, sapendone l’intensità e la data precisa, beh, questo  è ben più difficile. Capire il comportamento delle rocce sottoposte a determinate condizioni di stress tettonico, a determinati parametri di pressione e temperatura, con o meno presenza di acqua (anche questa ha una sua influenza), non è affatto facile, non si può replicare un terremoto in laboratorio, replicare  il comportamento di tonnellate di rocce (di litologie e caratteristiche diverse), a pressioni di migliaia di volte quella atmosferica a temperature elevate, si capisce chiaramente, ad oggi non si è in grado di farlo. Vanno raccolti dati, moltissimi, vanno usati elaboratori, per cercare di costruire dei modelli, il più precisi possibili, e una volta costruiti vanno calati sul campo, ma la complessità del fenomeno è tale che i buchi nell’acqua sono frequentissimi.terremoto2.jpg
Interpretare i sismogrammi non è cosa da tutti, ci sono sciami sismici tutti i giorni, che non preludono poi a nulla, se non magari ad altri sciami, oppure sismi di entità importante che si manifestano senza sciami di preludio… questo perché il comportamento delle rocce e delle strutture tettoniche è assai complesso. C’è sì la storia del Radon, grandi sismi sarebbero preannunciati dall’aumento delle emissioni di radon, gas liberato dalle rocce, ma è sempre così? I sostenitori di questa teoria portano solo i casi in cui il modello ha funzionato, dei fallimenti non sappiamo nulla. Credo che il radon possa essere UN indicatore, ma non l’unico e comunque non risolutivo.
Ecco perché mi preoccupa l’indagine sulla commissione catastrofi, mi chiedo su quale fondamento la magistratura ha basato la propria decisione? Su una profonda meditazione sulla complessità del fenomeno o solo sulla volontà di far giustizia anche dei fenomeni naturali? Perché invece non ci si sofferma su chi ha costruito in aree classificate con un determinato rischio sismico, senza rispettare le norme costruttive che tale rischio (accertato dalla sismologia) avrebbe imposto?
Questa azione giudiziari potrebbe essere il preludio, ad un periodo poco razionale nella valutazione dei rischi naturali. I tecnici coinvolti, potrebbero essere portati, al fine di evitare grane così gravi con la giustizia, a ragionare con meno ponderazione, e a lanciare segnali d’allarme per precauzione, rendendo di fatto gli allertamenti meno credibili ed efficaci. E per tanto, aumentando il rischio, anziché diminuirlo.

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