28/05/2011
PREVENIRE un terremoto non si può, ma si possono prevenire, o quanto meno contenere, i danni che può produrre (nei limiti delle tecnologie disponibili), sostanzialmente in due modi: le zone che la sismologia ci dice a rischio, le lasciamo DISABITATE, oppure vi applichiamo le dovute precauzioni nelle costruzioni di manufatti e infrastrutture. La prima soluzione è impraticabile in Italia, la seconda invece… beh ne parliamo dopo. Noi vorremmo PREVEDERE un terremoto, sapendone l’intensità e la data precisa, beh, questo è ben più difficile. Capire il comportamento delle rocce sottoposte a determinate condizioni di stress tettonico, a determinati parametri di pressione e temperatura, con o meno presenza di acqua (anche questa ha una sua influenza), non è affatto facile, non si può replicare un terremoto in laboratorio, replicare il comportamento di tonnellate di rocce (di litologie e caratteristiche diverse), a pressioni di migliaia di volte quella atmosferica a temperature elevate, si capisce chiaramente, ad oggi non si è in grado di farlo. Vanno raccolti dati, moltissimi, vanno usati elaboratori, per cercare di costruire dei modelli, il più precisi possibili, e una volta costruiti vanno calati sul campo, ma la complessità del fenomeno è tale che i buchi nell’acqua sono frequentissimi.
Interpretare i sismogrammi non è cosa da tutti, ci sono sciami sismici tutti i giorni, che non preludono poi a nulla, se non magari ad altri sciami, oppure sismi di entità importante che si manifestano senza sciami di preludio… questo perché il comportamento delle rocce e delle strutture tettoniche è assai complesso. C’è sì la storia del Radon, grandi sismi sarebbero preannunciati dall’aumento delle emissioni di radon, gas liberato dalle rocce, ma è sempre così? I sostenitori di questa teoria portano solo i casi in cui il modello ha funzionato, dei fallimenti non sappiamo nulla. Credo che il radon possa essere UN indicatore, ma non l’unico e comunque non risolutivo.
Ecco perché mi preoccupa l’indagine sulla commissione catastrofi, mi chiedo su quale fondamento la magistratura ha basato la propria decisione? Su una profonda meditazione sulla complessità del fenomeno o solo sulla volontà di far giustizia anche dei fenomeni naturali? Perché invece non ci si sofferma su chi ha costruito in aree classificate con un determinato rischio sismico, senza rispettare le norme costruttive che tale rischio (accertato dalla sismologia) avrebbe imposto?
Questa azione giudiziari potrebbe essere il preludio, ad un periodo poco razionale nella valutazione dei rischi naturali. I tecnici coinvolti, potrebbero essere portati, al fine di evitare grane così gravi con la giustizia, a ragionare con meno ponderazione, e a lanciare segnali d’allarme per precauzione, rendendo di fatto gli allertamenti meno credibili ed efficaci. E per tanto, aumentando il rischio, anziché diminuirlo.
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