sabato 29 aprile 2017

Riciclo. A chiacchiere.

Una recente infodata del Sole24Ore sul tema raccolte differenziate e un articolo della BBC sul tema rifiuti a ROMA, mi permette di fare due rapidi riflessioni su due temi che da sempre mi stimolano. La retorica ipocrita sul riciclo e i movimenti ambientalisti inetti. Entrambi all'ambiente e alla società fanno male esattamente come lo sversamento in mare dei rifiuti. Nel'Infografica del Sole, si evidenziano le diverse realtà provinciali italiane, in base ai loro risultati di raccolta differenziata (RD) e come c'era da aspettarsi l'ambito triveneto ha le risultanze migliori, in particolare la mitica provincia di Treviso. Ci sarebbe da gingillarsi, se non fosse che come già evidenziato in un nostro vecchio post, in cui si commentava il rapporto ARPAV 2014 sui rifiuti speciali, ci sono alcuni elementi che dovrebbero indurre a riflettere e a pianificare per tempo. Nel rapprto ARPAV si legge: "I rifiuti del capitolo 19 (rifiuti da trattamento rifiuti) ammontano a circa 300.000 t, costanti rispetto al 2013, inviate per lo più nelle altre regioni italiane (93%). I maggiori flussi esportati sono costituiti dagli scarti misti del trattamento rifiuti (CER 191212) inviato a trattamento, incenerimento, coincenerimento e discarica", ovverosia il Veneto - e la provincia di Treviso non fa eccezione, anzi - dipende da altre Regioni, magari con prestazioni di RD deludenti e dall'estero (sempre di più - poiché mano a mano che le Regioni riceventi migliorano la loro RD, usano per il 19 12 12 di propria produzione gli spazi di cui dispongono, costringendono il Veneto a cercare altrove), questo perché per ragioni tra le più varie, anche il territorio Triveneto, così avanzato, non ha ancora compiuto scelte strategiche di tipo impiantistico, magari simili a quelle praticate da tempo in Austria e in via di diffusione nella ex Jugoslavia, consistenti in ottimizzazioni di recupero materia e energia, spesso per mere ragioni di piccolo cabotaggio politico. Ma tale tema non è a lungo eludibile, se il Triveneto vuole continuare a mantenere tali standard. Altrimenti si deve ricorrere alla fuffa e alle chiacchere e all'ipocrisia. Come quella dell'amministrazione napoletana, che dice di aver risolto il problema della "monnezza", quando in realtà spedisce i suoi rifiuti un po' dappertutto, come evidenziato dagli Amici della Terra, per esempio attraverso percorsi tortuosi e di difficile tracciabilità che portano in Bulgaria, percorsi della cui economicità e sostenibilità ambientale ci si permetta d'avervi più d'una perpessità.
O come nel caso della Roma a 5 Stelle. L'M5S ha fatto del tema rifiuti un suo cavallo di battaglia, demonizzando spesso le gestioni industriali e il recupero energetico, salvo poi ricorrervi, ma lontano dagli occhi e quindi dal cuore. Senza per altro, ottenere almeno il risultato di una città più decorosa. Come bene mostra l'impietoso reportage della BBC, già citato, cui vi rimando. In sintesi, la BBC ci spiega come Roma invierà quest'anno in Austria, ben 70mila tonnellate dei suoi rifiuti urbani per essere smaltiti. E gli Austrici si faranno ben pagare per questo servizio. E gestiranno tali rifiuti in recupero energetico, fornendo energia a basso costo a ben 170mila case Austriche. I report inglesi sottolineano come potrebbe sembrare folle portare a oltre 1000 km i rifiuti di una città, quando potresti buttarli in una buca non lontana. Il responsabile austriaco dell'impianto che riceve i rifiuti romani, ovviamente fa notare come, sia in tema di riduzioni di emissioni di CO2 che di rispetto norme UE non sia folle far questo, anzi. Anche noi non pensiamo sia folle. Ma pensiamo anche che sia STUPIDO farlo, quando Roma ha tutte le dimensioni per dotarsi di una sua impiantistica che faccia tutto ciò, con una minimizzazione dei trasporti enorme e un ritorno economico altrettanto grande. Ma per farlo ci vuole una politica concreta, coerente e pragmatica. 
Lo scarno piano per la gestione rifiuti di cui si è dotata l'amministrazione romana, non  ci pare vada in tale direzione.  Nel piano, infatti, il tema contigente, come ben raccontato da Wired, è rimandato, infatti, il servizio gestione rifiuti più caro d'Italia, in cui avere sbocchi per il materiale raccolto, evitare il ricorso a discarica, avviare una seria separazione dell'organico, tanto per citare alcune criticità, non viene ripensato con la giusta pragmaticità. Il piano comunale, che dovrebbe essere operativo, a parte buone pratiche o a cambi di paradigma su cui l'amministrazione in realtà può far poco, e che in ogni caso daranno risultati visibili solo fra qualche anno (non si sta dicendo che non vanno messi in campo, me che non si può pensare che siano la risposta alla situazione contingente), propone poco o nulla circa l'attuale gestione - che come detto prevede tour dei rifiuti assai lunghi - per esempio il tema (cruciale) impiantistico su cui si potrebbe agireanche rapidamente, in presenza di adeguate volontà, è solo timidamente abbozzato. Questo, perché, parlare di industrie, gestione industriale del rifiuto, in questo paese sembra tabù, per qualcuno il tutto si risolve con la buona volontà dl singolo.
Sul tema impianti di recupero, integrazione dei sistemi di recupero materia con recupero energetico e impatti ambientali torneremo ancora. Presto.




martedì 18 aprile 2017

La Guerra del Cobalto

Tempo addietro avevamo affrontato il tema dell'approvvigionamento di alcuni importanti minerali, fondamentali per le tecnologie attuali e future. Il cobalto è tra questi, ma spesso è associato a pratiche minerarie che solo il termine criminale descrive correttamente. Operando in paesi instabili o non democratici, vi sono compagnie che attuano attività estrattive senza rispetto dei diritti umani e della salvaguardia ambientale. Un vero progresso non può tollerare situazioni del genere. Vi riporto un articolo pubblicato su Mining Tecnology, importante portale on line di notizie sul mondo minerario, scritto da Heidi Vella, giornalista esperta del tema minerario, che delinea molto bene lo scenario presente. In corsivo le mie aggiunte e commenti, la traduzione è mia, per cui qualche licenza ci sarà, il titolo dell'articolo è:

Il Cobalto potrebbe consentire una rivoluzione verde, ma può prima ripulire la sua reputazione?
(cliccando sul titolo arrivate all'articolo originale, se volete leggerlo in lingua madre)
Il prezzo del cobalto, un componente essenziale in batterie agli ioni di litio e superleghe, è stato in rialzo dalla fine del  2016, per la ripresa della  domanda dal  settore auto elettriche, destinata a crescere in modo esponenziale. Ma c'è un'ombra sulla sua produzione, visto che una quantità significativa proviene dalla Repubblica Democratica del Congo, dove (la sua estrazione) è collegata al lavoro minorile e a violazioni dei diritti umani. Questa merce è in grado di rigettare i suoi legami poco etici in tempo per la rivoluzione verde?
Dopo un periodo prolungato di prezzi relativamente bassi, nel novembre 2016 il prezzo del cobalto improvvisamente s’impenna e si è attestato da allora su una andamento al rialzo  .
Il caporedattore del Quotidiano Platts Metals (importante piattaforma informativa nel campo minerario), Anthony Poole, ritiene che  il picco dei prezzi sia, probabilmente, il risultato del  taglio alla produzione di rame, di cui il cobalto è un sottoprodotto, in Australia e in Africa.
“Al momento sembra che il cobalto sia  relativamente scarso, mentre dall’altro lato la domanda sembra essere abbastanza costante”, dice Poole.
Nel 2015, dalla sede in Svizzera, Glencore (compagnia mineraria internazionale tra le più importanti) ha annunciato di voler fermare la produzione di rame per 18 mesi presso la sua miniera di Katanga, nella Repubblica democratica del Congo (RDC) e in un'altra miniera in Zambia.
Manovre come queste hanno indubbiamente ridotto la fornitura di cobalto, ma, visto che la domanda difficilmente scenderà, i prezzi dovrebbero aumentare nel lungo termine.
Gli ordini del mercato aerospaziale sono saturi con scorte di lunga durata e ulteriori richieste è probabile che provengano dal mercato dei veicoli elettrici (EV), che è destinato a crescere in modo esponenziale nei prossimi dieci anni.
eCobalt, (altra importante società del settore) che possiede il progetto Idaho Cobalt negli Stati Uniti, ha stimato che entro il 2020 un quinto della domanda di cobalto verrà dal mercato EV. Considerando che le principali case automobilistiche, come Ford, stanno annunciando nuovi investimenti e obiettivi per i veicoli elettrici nelle loro linee di produzione “tale stima non appare irrealistica”, dice Poole.
Per confronto, una batteria dello smartphone contiene
solo 5g - 10g di cobalto raffinato, ma una singola batteria EV può utilizzare fino a 15,000g (15 kg!).

Polemiche al Cobalto

Le miniere di Cobalto si possono trovare, tra gli altri luoghi, a Cuba, in Zambia, Russia, Australia, Canada e, ben presto, in Madagascar. Fino al 50%, tuttavia, proviene dalla RDC, secondo il Servizio Geologico Statunitense.
La regione (La Repubblica Democratica del Congo) è notoriamente instabile, lacerata dalla guerra e vulnerabile alla corruzione; si colloca a 150 sui 2016 Transparency Initiative Corruption Perceptions Index. La RDC è sopratutto associata con minerali di guerra; tuttavia, la maggior parte del cobalto non viene estratto nelle aree martoriate dalla violenza del Nord e Sud Kivu, ma nella più pacifica provincia mineraria del Katanga. Tuttavia, anche qui la produzione è stata oggetto di controversie.
Nel mese di aprile 2016, l’ONG Centro di Ricerca sulle imprese multinazionali (SOMO) ha pubblicato un rapporto dettagliato su una serie di violazioni dei diritti umani legate alle miniere di rame-cobalto in ed intorno al Katanga, nel sud. Le accuse contenute nella relazione riguardano lo spostamento delle comunità che sono ancora in attesa che le compagnie minerarie mantengano le loro promesse di fornitura di acqua potabile e le scuole per i bambini.
"Le preoccupazioni evidenziate riguardano l'inquinamento delle acque, la perdita di mezzi di sussistenza, la mancanza di consultazione pubblica, l'inquinamento atmosferico e pericolosi livelli di metalli presenti nel sangue della popolazione locale."

Otto aziende sono menzionati nella relazione SOMO, comprese le società cinesi MKM e Huachin e SEK società australiana. Il maggiore fornitore di cobalto, Glencore, è stato anche criticato in passato da organizzazioni non governative per la sua gestione dei minatori artigianali e delle comunità locali in Katanga.
Varie indagini di Amnesty nel mese di gennaio 2016 e del Washington Post nel settembre dello stesso anno hanno rivelato le condizioni orribili e pericolose in cui operano i minatori artigianali.
L'UNICEF stima che ci siano circa 40.000 i bambini che lavorano nelle miniere in tutto il sud RDC, e Amnesty sostiene che almeno 80 minatori sono morti sottoterra, nel sud della Repubblica Democratica del Congo tra settembre 2014 e dicembre 2015.
Le ONG sono preoccupate del fatto che la continua richiesta di cobalto creerà ulteriori violazioni dei diritti umani nella Repubblica democratica del Congo dove i locali beneficiano poco dalla vendita delle risorse naturali del paese.

Controlli sulla Catena di approvvigionamento
Le indagini del Washington Post e di Amnesty International hanno evidenziato che la maggior parte del cobalto essere estratto è stato acquistato dalla società cinese Congo Dongfang International Mining. La società è una controllata di Huayou Cobalt che fornisce alcuni dei più grandi produttori di batterie al mondo, che, a sua volta, forniscono società come Apple, LG Chem, Samsung e altri.
Parlando con il Post, Huayou Cobalto ha detto che non aveva mai pensato alla questione su come i suoi minerali siano stati ottenuti, nonostante la società operi nella RDC per un decennio.
Dopo aver rilasciato il suo rapporto di gennaio 2016, Amnesty ha accusato Apple, Samsung, Sony e altri, di non riuscire a fare controlli basilari per garantire che i minerali utilizzati nei loro prodotti non provengano da sfruttamento minorile. In risposta, Apple ha riconosciuto al Post che il cobalto fornito dalla compagnia Congo Dong Fang è stato usato nei suoi prodotti, stimando che il 20% del cobalto che utilizza proviene da Huayou cobalto.
Per evitare che ciò continui, Apple ha dichiarato al Post che prevede di aumentare il controllo nella sua catena di fornitura. Inoltre, quando ad Apple è stato chiesto di commentare la revisione della sua catena di controllo di fornitura per questo articolo, l'azienda si è affrettato a rispondere con informazioni dichiarazioni rilevanti, come evidenziato nel rapporto sui minerali di guerra, depositato negli Stati Uniti nel 2016. Un portavoce della società ha aggiunto che Apple intende mantenere il proprio impegno verso gli Stati Uniti attraverso l’adozione dei regolamenti di segnalazioni derivati dalla legge Dodd Frank ConflictMinerals (legge statunitense che stabilisce i criteri per il controllo sugli approvvigionamenti di materie prime anche in termini di rispetto dei diritti umani), anche se tale Legge attualmente è contestato (ma tu guarda...) dalla nuova Amministrazione Donald Trump. In una dichiarazione il 2016 la società ha dichiarato: “Siamo orgogliosi che il nostro programma di approvvigionamento responsabile sia uno dei più robusti nel mondo. Esso include 40 materiali come stagno, tantalio, tungsteno e oro, che sono stati designati come ‘minerali dei conflitti’; nel 2014, abbiamo aggiunto il cobalto.”

Guardando avanti
E’ incerta la quantità di cobalto che proviene da miniere artigianali in cui viene utilizzato il lavoro minorile, ma Poole crede che rappresenti una quantità minore nella fornitura globale.
Tuttavia, Kurt Vandeputte, vice-presidente dell’unità Umicore per la produzione di materiali per batterie ricaricabili con sede in Belgio - una delle più grandi raffinerie di cobalto del mondo - ha dichiarato al Washington Post a settembre che ad un certo punto è diventato “chiaro che l’attività mineraria artigianale stava prendendo molto peso nella catena di fornitura”. Ritiene che ciò sia  accaduto quando il prezzo di cobalto era molto basso.
L’estrazione artigianale di cobalto è generalmente più economica rispetto a quella operata  dalle miniere industriali, non dovendo pagare gli stipendi dei minatori o finanziare le operazioni di una miniera di grandi dimensioni. Si ritiene che alcuni commercianti abbiano optato per acquistare il minerale da miniere artigianali, piuttosto che da miniere industriali a causa del suo basso prezzo.
Non è chiaro se questo stia ancora accadendo, o se possa risuccedere se i prezzi continuano a salire o la fornitura viene ulteriormente limitata.
E 'possibile che le sfide di approvvigionamento di cobalto dalla RDC possano provocare una riduzione drastica delle forniture in futuro.
“Con le aziende sempre più preoccupati per pratiche minerarie non etiche nella RDC, sta diventando difficile approvvigionale il metallo”, afferma l’analista di materie prime di  Capital Economics (società indipendente di analisi economiche), Simona Gambarini.
 “I produttori di batterie e le imprese di tecnologia potrebbero dover competere per procurarsi il metallo, in quanto saranno in grado di contare solo su fornitori certificati”, aggiunge.
Secondo l'Istituto per lo sviluppo del Cobalto, il minerale è classificato al 33° esimo posto in termini abbondanza nel mondo,  con 100 anni di scorta della fornitura ancora disponibile. Attualmente, 17 paesi producono cobalto, con questo numero destinato a crescere. Tuttavia, per ora, la RDC è ancora il fornitore principale del mondo.
Aziende che vendono prodotti realizzati con cobalto stanno per approntare un maggiore controllo sui fornitori, sulla provenienza e sulle pratiche minerarie.
Queste imprese hanno bisogno di dare un pieno impegno a condurre un’approfondita revisione della catena di approvvigionamento, come Apple sta facendo, o smettere di comprare da fornitori che si riforniscono esclusivamente dalla RDC. Quest'ultima opzione potrebbe diventare meno praticabile se la domanda continua a crescere e l'offerta si restringe ulteriormente.
C'è la speranza che se grandi aziende come Apple e LG Chem rimangono coerenti e applicano una pressione sufficiente, i minatori nella relazione SOMOS e chi acquista il cobalto da operazioni che utilizzano lavoro minorile saranno costretti a cambiare radicalmente il loro modo di operare. Aggiungo io, serve un'etica dei consumatori, che devono chiedere prodotti certificati. E un'etica dei professionisti, che non devono mettere al servizio il proprio intelletto per compagnie di dubbia fama. Anche se tentati da pacchi di soldi. Compagnie che non rispettano i diritti umani, non rispettano nemmeno quello ambientali.