martedì 23 aprile 2013

Rifiuti e Tributi - come scassare il sistema Veneto


Molto spesso rifiuti e tributi sono temi che vanno a braccetto, si pensi alla querelle dell'IVA sulla TIA, o più di recente al pasticcio-stangata della TARES, che ha costretto tanti Sindaci a scendere in piazza a cercare di rimediare alle evidenti cantonate prese dal legislatore nazionale nella istituzione e messa in opera di tale nuovo tributo, al fine di evitare il collasso dei gestori dei sistemi di raccolta urbana e l'ennesima mazzata ai bilanci familiari, che una certa insipienza aveva (ed ha) prodotto.
Ma non solo a Roma - purtroppo, si fanno "castronerie", anche in Regione Veneto, albergano acute menti che ne producono di così significative, che meriterebbero un palcoscenico nazionale. E,' infatti,  fresca di questo gennaio l'approvazione della deliberazione  n. 12/CR da parte della Giunta Regionale Veneto, attualmente in fase di transito nella specifica commissione. Tale deliberazione ottempera a quanto previsto dalla LR. 3 del 2000 (sì 2000), in particolare all'art. 37,  tale legge è di fatto il recepimento regionale del DM 471/99, legge nazionale che portava nella normativa italiana le direttive europee in materia di ambiente e sopratutto bonifiche e ciclo dei rifiuti.
Non occorre dire che, da allora, di acqua sotto i ponti ne è cambiata, sia normativamente parlando (dall'Europa in giù), che tecnologicamente e socialmente, il Veneto è unanimemente visto come faro nelle raccolte differenziate, meno nella gestione di rifiuti speciali e pericolosi, che un po' per innato campanilismo, un po' per  tare ideologiche e opportunismo politico, si preferisce spedire per lo più fuori Regione (a volte con qualche evidente "disattenzione"), piuttosto che risolvere la questione in casa, dotandosi degli impianti necessari (risparmiando denari e creando sviluppo, aggiungo). In ogni caso un sistema di gestione rifiuti  per lo meno di urbani, speciali e assimilati c'è e, per ora, tale sistema regge piuttosto bene. Sopratutto regge nel senso di garanzia di continuità del servizio a costi relativamente sostenibili per l'utenza. Almeno fin'ora, vedremo presto gli effetti TARES in tal senso. E siccome un sistema funziona, il Veneto, in questo caso "molto italianamente", decide che lo si deve scassare o per lo meno spremere. Sì perché l'art. 37 della L.R. 3 del 2000, istituiva un tributo ambientale da versare in quota parte a Regione e Comuni interessati, quale ristoro dei disagi causati dalla presenza di impianti di trattamento rifiuti, demandando alla giunta l'individuazione di quali tipologie di impianti fossero soggetti a tale tributo. Ora è chiaro che l'avere un impianto che tratta rifiuti nel proprio territorio per un Comune può essere un problema, per eventuali emissioni odorigene o traffico, meno dal punto di vista della salute pubblica, perché regola principe per un impianto gestione rifiuti è che sia sotto controllo e sopratutto non danneggi l'ambiente che lo circonda. Altrimenti no lo si fa. E che, quindi, una forma di tutela economica ci debba essere, non è fondamentalmente errato. Proprio per questo, gli impianti sono soggetti a fidejussioni (a favore dell'ente pubblico, imprescindibili dall'autorizzazione all'esercizio), finalizzate  a garantire la presenza di risorse economiche per riparare, senza costi per la collettività, eventuali accidenti di tali impianti.
Mi si permetta la chiosa, però, visti i tempi che corrono, parlare di disagio nell'avere un impianto nel proprio territorio che funziona e garantisce lavoro, par quasi una bestemmia.
Ma veniamo alla delibera di Giunta, per non saper ne leggere ne scrivere, di fatto, questa ha deciso che tutti gli impianti che facciano smaltimento o recupero, o anche solo mero stoccaggio sono sottoposti al tributo, (prese le pagine che descrivono le operazioni D di smaltimento e R di recupero, sono state copia-incollate nella delibera regionale) che  è calcolato sul totale dei flussi in ingresso all'impianto e su eventuali scarti prodotti dai processi di recupero. Il tributo alla fine potrebbe arrivare a pesare 11,33€/tonn, per lo più a vantaggio del Comune (che affamati di risorse come sono difficilmente vi rinunceranno). Tale misura ha degli aspetti grotteschi, l'aver sic e simpliciter sottoposto tutte le tipologie d'impianto alla tassa, farà sì che per esempio, gestori che utilizzano siti di stoccaggio intermedi, dove far convergere le raccolte (per esempio nel caso di realtà con il "porta a porta") o travasi, per poi inviarli ai centri di smaltimento/recupero, dovranno pagare il tributo, che poi sempre sui medesimi rifiuti sarà pagato dal centro che li riceverà nel passaggio successivo. Su medesime partite di rifiuti, quindi, si rischia di pagare il tributo 2-3-4 volte. Già questo dimostra la poca sensatezza di tale misura, che avrebbe potuto essere più ragionata e mirata, magari verso le discariche, per scoraggiare il ricorso alle stesse e garantire le risorse per la loro gestione post mortem oppure verso impianti che effettivamente, possono avere impatti non facilmente minimizzabili.
Effetti? Lievitazione dei costi di gestione del servizio di raccolta urbana (secondo voi chi pagherà alla fine?), rischio chiusura per taluni impianti (pagando il tributo molti rischiano il "rosso"), riduzione degli investimenti del settore, quindi anche dell'introduzione di tecnologie a minor impatto, ricadute occupazionali negative, scarsa competitività degli impianti veneti rispetto a quelli delle regioni limitrofe nel recupero materiali. Un bel risultato non c'è che dire. A me pare una misura figlia di insipienza, ingordigia, e sopratutto di una visione che non sa vedere quale risorsa siano i rifiuti, anziché un problema.
C'è da sperare che l'Anci Veneto, non facendosi ingolosire dai potenziali "incassi" recepisca la problematica e che gli operatori del settore rifiuti in Veneto, spesso campanilisti come il loro territorio sappiano agire insieme per far ritornare la Giunta Regionale sui suoi passi.

mercoledì 3 aprile 2013

cartoline da Bolca

Bel filmatino su Bolca nei Lessini, Veneto, importante sito d'interesse geologico, geosito, ufficialmente censito  dalla Regione, fossil-lagerstatten (chi segue il p. ferox sa che vuol dire...) che racconta dei mari dell'Eocene del Veneto, quando somigliavamo più al Belize che non alla Cornovaglia. Questo sito ha regalato interi ecosistemi fossili, in conservazione straordinaria, nei musei di Padova, Verona e Venezia, per citarne alcuni, trovate molto di Bolca. La cosa sorprendente è che il P. ferox non ci sia ancora mai stato. Ancora per poco.