domenica 26 febbraio 2023

#SICCITA'




Riporto un articolo del Sole 24 ore di qualche giorno fa, che ben sintetizza l'urgenza della questione siccità e la necessità di non procrastinare ulteriormente pianificazioni e interventi. A più livelli. Perché mai come in questo caso, una dinamica ambientale critica, può metterne in moto di ben più tumultuose di sociali (P.F.)

25 febbraio 2023

 

Il Punto

La siccità, è ora di accorgersene

È passata un po’ in secondo piano, in questa nostra contemporaneità annichilita dallo spirito della guerra e dal terremoto, quando non dalle ben più misere baruffe chiozzotte della politica politicante.
Ma il tema della siccità è ormai parte del nostro quotidiano. E il presidente dell’associazione dei consorzi di gestione, Francesco Vincenzi, ha dato un allerta eloquente: 3,5 milioni di persone non possono dare per scontato che l'acqua esca dai rubinetti di casa loro.
Fino al 15% degli italiani vive in zone a rischio di siccità grave.
Non piove, non c’è neve, non ci sono riserve sufficienti. Ci vorrebbero 50 giorni di pioggia ininterrotta per colmare il divario ci dicono i meteorologi.
È un problema per l’agricoltura naturalmente che perde fatturato (fino a una decina di miliardi ad oggi) e vede azzerata l’efficacia di una rete di irrigazione che nella Pianura padana era un gioiello; è un problema per gli allevamenti; è un problema per l'energia idroelettrica che si blocca (e oggi copre il 20% del fabbisogno energetico italiano).
Il Governo annuncia di voler mettere a punto un piano d’azione. Ed è bene che parta con l’affrontare lo scandalo delle infrastrutture che in Italia disperdono più del 40% dell'acqua che dovrebbero convogliare. Per vetustà degli acquedotti, ma anche per dolo, perché dove è bene scarso l’acqua è fonte di ricavo per la solita criminalità organizzata.
L'importante è che il tema diventi una vera priorità. Italiana e internazionale: nel medio periodo le aree desertificate sono destinate a espandersi. È inevitabile immaginare un crescendo di esodi biblici di disperati assetati. E non sarà certo un decreto sulle Ong a fermarli.

di Alberto Orioli

 Il Sole 24 Ore