martedì 28 luglio 2015

Caro Geologo, si contenga!

Grasso Vs Tozzi, nuovo round.  Aldo Grasso, noto critico televisivo e Mario Tozzi, Geologo e divulgatore, sono un po' come acqua e olio (scegliete voi  chi fa l'acqua e chi l'olio). In un recente (23 luglio) articolo su Corriere della Sera, si consuma l'ennesima discussione tra i due. Questi signori non si amano, chi segue un po' i temi della divulgazione scientifica, come me, sa che è dal 2010 almeno che, di tanto in tanto, si legnano verbalmente. Grasso taccia di narcisismo e ideologismo Tozzi, che ribatte verso Grasso ritenendolo offuscato da insensata acredine e pregiudizio. Orbene, lungi dal sottoscritto prendere le parti di qualcuno dei due, poiché, se è vero che Tozzi ha il merito di aver portato alla ribalta "il Geologo" e di ampliarne lo spettro d'azione, financo - e di ciò non posso non dargli merito e esprimergli riconoscenza - sdoganare la Geologia del (o nel) Rifiuto, è pur vero che il soggetto si piace molto, cosa che ho percepito in una circostanza in  cui ebbi occasione d'incontrarlo personalmente, ma questo è un tratto di molti che fanno TV e non mi sento di vederlo come colpa. E' anche vero che ha sicuramente delle profonde convinzioni ambientaliste, non tutte per me condivisibili, che spesso lo portano a una divulgazione "mirata", cosa su cui si può discutere, ma bisogna farlo nel merito delle questioni, non sulla scorta di simpatie o antipatie personali. Ciò che mi sento di riprendere, però, dell'articolo di Grasso, in riferimento all'ultima trasmissione di Tozzi - che non ho visto, per cui non entrerò nel dettaglio, è che il critico attacca in maniera velata, ma non tanto, Tozzi su 4 questioni:
  1. come Geologo sarebbe uscito dal SUO ambito - i panni del Geologo a Tozzi andrebbero "stretti";
  2. gli pare tirata la pretesa della trasmissione di trovare un nesso tra storia dell'umanità e fenomeni geologici, nella prima si parla di Sicilia e approvvigionamento all'acqua;
  3. gli pare fuori luogo l'aver inserito il ricordo di Capaci e dell'esplosione col Tritolo in tale puntata;
  4. si domanda, se Tozzi sta sempre in TV come fa a fare il ricercatore al CNR?
Partendo dal basso: alla 4 ha risposto direttamente Tozzi, se vi leggete l'articolo vedrete tra i commenti Tozzi stesso, segnalare come sia da tempo o in aspettativa o part-time dal CNR e come anche per lo stesso CNR egli abbia sopratutto il ruolo di divulgatore. Va detto che la 50ina di pubblicazioni scientifiche che Tozzi dichiara a curriculum non è facile da reperire in rete. Sulla 3 e sulla 2 rammentando che Geologi e dinamitardi condividono la santa patrona - Santa Barbara - se non sbaglio anche dei pompieri, ma immagino non sia stato questo il nesso usato da Tozzi per introdurre la questione di Capaci, probabilmente ha ragionato sul substrato stradale, non avendo visto la trasmissione non vado oltre, ma non trovo troppo difficile immaginare nessi geologici per parlare della questione. Circa legami tra storia dell'Umanità e fenomeni geologici basterebbe ricordare a Grasso Pompei e Ercolano, oppure le glaciazioni o le recenti alluvioni, o il modellamento da parte dei corsi d'acqua della Pianura Padana, o la storia egizia e il suo legame con le piene del Nilo, o l'epopea olandese nella sfida al mare, o la storia della nostra Venezia, credo che già così, dovrebbe quanto meno ripensare ai propri convincimenti, altrimenti potremmo andare avanti ad libitum a citargli come i fenomeni geologici abbiano condizionato la storia umana e abbiano spesso messo a dura prova la pervicace voglia di esplorazione e dominio sugli elementi dell'Uomo.
Ma ciò che più ci secca è il punto 1. Caro prof. Grasso, non siamo qui a perorare la causa di Tozzi, ma quella del Geologo, quale sarebbe secondo lei il novero degli argomenti di cui il Geologo può parlare? Diciamo solo i terremoti? Dinosauri? Rocce e Minerali? Acque sotterranee? Frane? Miniere? Petrolio?  Vede sono molti i campi in cui si esplica la Geologia moderna, un Geologo potrà far fruttare le sue conoscenze di Chimica, Fisica, Topografia, Geografia, Matematica unitamente alle altre sue più specifiche? Il Geologo non è forse uno scienziato che può approcciare a temi scientifici, favorendone la comprensione e dandone una visione  più d'insieme? E non può essere forse un tecnico che disveli temi d'attualità ai più? Perché un Giacobbo qualsiasi può spaziare dai Maya all'astronomia e non può farlo un Geologo? Se Grasso ce l'ha con Tozzi, sono affari loro, ma non può passare il messaggio che Tozzi in quanto Geologo non può fare divulgazione, e deve rimanere nell'angusto recinto in cui la vulgata ha ridotto la Geologia. Signori miei, vi piaccia o meno, praticamente tutte le interazioni Uomo - Terra, rientrano nell'ambito della Geologia. 
E a scanso d'equivoci, per chiarire con chi sto: W gli ANGELA!

lunedì 27 luglio 2015

Prossimamente sul blog...

Avviso, sto leggendo - con i miei tempi, abbiate pazienza - l'enciclica "Laudato Sii" di Papa Francesco, da più parti salutata come "eco-enciclica". Appena finito vi dirò modestamente il mio pensiero. Oltre Tevere immagino dormiranno preoccupati fino ad allora.


mercoledì 22 luglio 2015

Se muore un Paleontologo...

Ho appreso tramite il blog Theropoda, della scomparsa del Prof. Raup, importante Paleontologo contemporaneo, sul sito dell'Università di Chicago, c'è un bell'articolo che ricorda l'importante contributo dato alla Paleontologia da Raup. Su Theropoda trovate un ricordo e una riflessione di Cau, interessante, originale  e accessibile anche ai non addetti ai lavori, come nello stile di Theropoda.  Il fatto che mi ha colpito è ovviamente la copertura mediatica. Lasciando perdere il caso dei divi e cantanti vari, non posso notare, anche in questo caso, la "discriminazione" per Paleontologi e Geologi anche nel trapasso. Quando se ne va un fisico, un matematico, un chimico o un medico famoso, vi è un indubbio clamore anche oltre la comunità scientifica d'appartenenza. Che diventa ancora più ampio nel caso di premi Nobel. Ora, sarà che per le Scienze della Terra il Nobel non c'è, sarà che la Paleontologia è vista come un passatempo per amanti dei dinosauri, sarà che specie in Italia, risulta una disciplina di nicchia, fatto sta che anche nella scomparsa da questa Terra, ed entrando nel proprio ambito di studio, i Paleontologi sono negletti. Basti pensare al recente caso Ligabue: alla scomparsa dell'eminente Paleontolgo italiano, i media hanno dedicato poco spazio e lo stesso mondo paleontologico non si è sprecato troppo, forse per la non appartenenza all'accademia di Ligabue, la mia è una supposizione, si badi, personale, personalissima.
Tornando a Raup, è tra i protagonisti del decennio '60-'70 del  '900, del cosidetto "rinascimento della Paleontologia" in cui introduce robuste dosi di matematica, di analisi statistica e di numeri, trasformando in quantitativa una disciplina che prima lo era scarsamente, si inziano a studiare i modelli generali dei processi evolutivi, si inzia a quantificare quanto il record geologico possa ingannare lo studioso che non usi un approccio statistico al campionamento e all'analisi del dato, si inziano a costruire modelli predittivi. Raup individua ciclicità nei processi di estinzione sulla  Terra e inzia a elaborare teorie su collegamenti tra le dinamiche d'estinzione e i cicli astronomci, sua l'ipotesi Nemesi e le correlazioni con i moti delle comete nei fenomeni catastrofici che peridocamente hanno modificato il corso degli eventi della vita sulla Terra.  Nel libro Rereading the Fossil record di David Sepkoski, di cui ho parlato tempo fa, viene più volte citato Raup e in particolare si ricorda come nel percorso che ha riportato la Paleontologia e la Paleobiologia alla Tavola Alta delle Scienze Evoluzionistiche egli sia stato indubbio protagonista, tramite i suoi pionieristici studi modellizzazione statistica  nell'esaminare il record fossile e l'uso di simulazioni al computer (parliamo degli anni '60!) per capire la geometria e la funzionalità delle morfologie di gusci di molluschi, cercando così di descrivere i modelli matematici della morfogenesi. Con Stanley scrive i "Principi della Paleontologia", testo su cui generazioni di Paleontologi americani si formeranno. Nelle ricerca di principi teorici nei processi evolutivi, senza perdere di vista la necessità di lettura critica del record fossile, Raup è tra i protagonisti del gruppo MBL - acronimo di Marine Biology Laboratory di Woods Hole - luogo dove si concretizzò la collaborazione tra Raup, Gould , Schopf, Simberloff, che elaborò il Modello MBL, un accurata simulazione al computer di ipotetici lineamenti filetici, al fine di comprendere i processi di speciazione e quindi, le dinamiche evolutive. Se qualcuno pensa che ciò non sia importante, mi permetto di contraddirlo, analizzare il dato paleontologico per capire come procedono le linee evolutive ha, per intenderci, la medesima valenza di comprendere i meccanismi del risequenziamento genetico, significa indagare sulel leggi stesse della Vita.
Poco della rivoluzione di Raup è stato, a mio avviso, per quanto ricordi del mio percorso di studio paleontologico, introdotto nell'insegnamento universitario nel nostro paese.
Ora Raup fa parte della storia della Paleontologia e della Scienza. Ma le sue innovazioni continueranno a lungo a svelarci i tortuosi percorsi della Vita nel passato geologico e a indicarcene le possibili vie future.

domenica 19 luglio 2015

Rosetta, Phylae, Curiosity e New Horizons e Salemme

Nel mentre noi stiamo qui a guardarci l'ombelico, ad arruffarci con la medesima foga su questioni di capitale importanza, come il cambio climatico, o la politica europea, o ancora i flussi migratori o su temi ludici come l'ultima partita a calcio o gli amori dei tipi di uomini e donne e di altre amenità, nel mentre si dibatte tra chi cerca di razionalizzare un po' il mondo e chi ormai si bea di ignoranza antiscientifica, ecco, nel mezzo di tutto questo l'umanità è arrivata su Plutone, esplora le comete, cammina su Marte e a pure qualche sonda degli anni '70 che veleggia nella galassia, ci chiama di tanto in tanto. E non scordiamo lo sguardo sul cosmo del mitico Hubble. Stiamo scoprendo sempre più su come si sia formato il sistema solare, cosa ci sia la fuori, come funzioni la Geologia degli altri pianeti, che c'è stata acqua su Marte, che ne ha modellato la superficie, che su Titano  - Luna di Giove, piove Metano e c'è acqua, che Plutone magari non sarà degno di essere considerato un Pianeta, ma ci può raccontare molto su come si sia formato anche il nostro, e che sì probabilmente le comete un ruolo nella comparsa della vita anche sul nostro pianeta ce l'hanno proprio avuto. Immancabilmente arriva la polemica. A cosa serve spendere tutti questi soldi per andare nello spazio, quando ci sono tanti problemi qui? Perché buttiamo i soldi per una roba che concretamente non serve a nulla? Al di là che, per me, soldi spesi per conoscere, per esplorare, per capire, non sono mai soldi buttati, se la nostra specie ha un tratto positivo, è la sua insanabile voglia di conoscere, di sapere, dare sfogo a questa vena è dar seguito a un nostro istinto innato. E comunque, prima o poi, una conoscenza un effetto lo produce sempre. Ma a parte questo, di nuovo? Ogni volta sta manfrina, se c'è un tipo di ricerca che  ha innumerevoli applicazioni quotidiane è quella spaziale, dovrebbe essere un fatto assodato, eppure non è così.
E ci si mette anche Vincenzo Salemme, che se fa l'attore ci fa anche ridere, ma se si erge a filosofo contemporaneo, cosa che da Celentano, Jim Carrey e compagnia è ormai è un vezzo di tutti gli artisti, pensarsi anche maestri di vita, che in un articolo su Repubblica ci sciorina il solito luogo comune sull'inutile e costosa velleità dell'eplorazione spaziale. Si badi non si contesta il diritto d'opinione, ma si suggerisce l'accesione del cervello prima della bocca e un percorso di autocognizione sui propri limiti intellettuali, visto che parliamo d'attori, ricordiamo la scena in cui Nanni Moretti urla agli amici che lui non parla di ciò che non sa,  regola aurea, che in pochi seguono. Ecco Salemme, prima di bollare la missione su Plutone come una costosa smargiassata della NASA avrebbe potuto leggersi, come ha fatto chi scrive, cosa rispose Ernst Stuhlinger - direttore NASA nel 1970 - in una lettera ad una Suora che gli muoveva appunti simili a quelli dell'attore partenopeo, oppure quanto dichiarato al suo ritorno dalla nostra  Samantha Cristoforetti, che per un periodo ci ha riconciliati con la nostra  l'italianità. Tanto per darvi un'idea, tramite la ricerca spaziale abbiamo migliorato le tecnologie per la conservazione del cibo e dell'acqua, dell'efficienza energetica, di resistenza dei materiali, migliorato tecniche agricole e di comunicazione e via discorrendo.
Eppoi, magari, prima di dire che i costi per l'esplorazione spaziale sono fuori dalle nostre possibilità potremmo ascoltarci Marco Cattaneo, direttore di Le Scienze e National Geographic Italia (molti dei link citati, vengono da queste 2 riviste, lo scrivente non percepisce nulla per la pubblicità fatta alle suddette, ma venderebbe un rene per collaborarvi) che in una serie di video  disponibili su Repubblica TV (che probabilmente voleva lavarsi la coscienza dall'articolo di Salemme), ci fa riflettere anche sul tema dei costi, che sono spesso ben inferiori, per esempio a un mese di Guerra in Afghanistan, o al costo della Champions League, o di certi filmoni, oltre che sulle importanti ricadute scientifiche (e anche economiche) della missione su Plutone e dell'esplorazione dello spazio in genere. Tanto per dire, il costo globale pro capite, per ogni Terrestre dell'esplorazione spaziale dai tempi dello Sputnik a New Horizons è assai meno di quello per un biglietto del cinema per un film di Salemme. Ma rende ben di più.

sabato 11 luglio 2015

quella volta che venne il Tornado...

L'8 luglio la Riviera del Brenta è stata colpita da un tornado. Ho già avuto modo di esprimere una considerazione un po' più "tecnica" sul tema, per chi avesse voglia di leggerla la trova sul Reggipoggio.  Qui vorrei esprimere qualcos'altro. Sono andato a vedere i luoghi dell'accaduto, per capire come dare una mano, per rendermi conto, per sapere come stavano alcuni amici che avevano casa o attività nelle zone colpite. Quello che mi ha impressionato è la "precisione" della distruzione, si passa in un attimo, dal canonico panorama dell'urbanizzazione rivierasca a una visione, che penso possa richiamare l'Aquila post terremoto. Macerie, case distrutte, auto massacrate e via dicendo. Il mondo cambia nello spazio di un numero civico. Pochi metri possono davvero aver determinato la sorte di una famiglia. Con chi te la puoi prendere se quei pochi metri ti sono stati sfavorevoli? Col Governo? La Sorte, la Natura, te stesso che magari quella volta la casa potevi farla più in là o in qua? In realtà disgrazie come queste non hanno un perché, in senso filosofico, avvengono perché avvengono, la differenza stain come si reagisce e in come lo si racconta. E certo, anche come uno se lo spiega, come "razzionalizza" l'accaduto.
Sull'evento in sé, già ho letto i commenti di chi denuncia il clima che cambia; orbene, pur non negando il cambiamento climatico, aspettiamo prima di dire che dobbiamo abituarci a tali fenomeni - mi auguro proprio di no - certo è che l'urbanizzazione locale ha effetti anche sui microclimi e questo non possiamo più far finta di non saperlo in sede di pianificazione urbanistica. Poi non potevano mancare i teorici del complotto, ho già visto girare link di chi dice che il tornado sia stato scatenato da emissoni eletromagnetiche dai radar siti in Emilia. Non metto il link a tali post per non propagandare sciocchezze. Chi crede in queste cose non è più affare mio, è materia degli psichiatri. Ma trovo intollerabile che questi personaggi usino simili calamità per pubblicizzare la propria stupidità.
Resta la distruzione. Mi sono tornati alla mente i filmini in super8 di mio padre, quando andò sui luoghi del terremeto del Friuli. Ricordo ancora i racconti dei miei genitori su "..quella volta del terremoto". Le macerie, le espressioni, pur a circa 40 anni di distanza, si somigliano molto. Così come la reazione degli abitanti, che con tenacia, pazienza e compostezza, si sono rimessi a sistemare, a pulire, a rattoppare ciò che è stato rotto. E' poi c'è stata la solidarietà, gli abitanti dei paesi vicini, i giovani sopratutto, accorsi senza bisogno di chiamarli ad aiutare, a spalare, ramazzare, spostar cariole. Certo abbiamo avuto i "turisti della calamità" con selfie tra le macerie o le passerelle politiche con annesse polemiche e propagande. Abbiamo avuto le anche giuste rivendicazioni d'orgoglio all'appartenenza  ad una terra, qualche volta forse sconfinate in altro. Ma d'altronde tutto questo fa parte del nostro tempo. Ma lo slancio solidaristico c'è stato indubbiamente e penso non in pochi si siano stupiti, perché forse in molti credevamo che queste cose non potessere più succedere nella società moderna. Fra non molto, sono certo, non sapremo più trovare  traccia fisica di ciò che è accaduto, ma rimarrà indelebile nelle menti di chi ha visto, di chi ha subito, di chi ha vissuto. E tra qualche anno sentiremo nelle nostre terre raccontare di "...quella volta che venne il Tornado".

domenica 5 luglio 2015

non è tempo di belle maniere


Non abbiatene a male, lo dico anche a quelli che mi conoscono, se su alcuni temi non abbozzo e sento il dovere d'intervenire anche nelle discussioni sui social. Ma esistono questioni che travalicano il diritto individuale d'opinione, che resta comunque garantito. Quando, si pensa che il proprio diritto d'opinone valga di più della realtà dei fatti, nel caso in cui i fatti lo meritino, aspettatevi un mio intervento, anche a gamba tesa, con la massima serenità che mi è possibile. Anche perché sono essenzialmente stufo del fatto che chi, per esempio, sostiene posizioni anti OGM ritenga di essere un amico della natura, mentre chi, come me, ritiene si debba fare una forte ricerca PUBBLICA sul tema e vuole poterne discutere, sia immancabilmente tacciato d'essere al servizio delle multinazionali o, comunque, un obnubilato dal "sistema". Così come sarei stufo del fatto che se uno fa propaganda anti vaccini, citando siti e fonti discutibili, è un eroe del diritto di scelta individuale e chi come me invece riporta siti e studi istituzionali sarebbe - citando Jim Carrey (sic!) buon ultimo promoter dell'antivaccinismo - un "fascista di Stato" (o un arrogante come mi ha definito un caro amico d'infanzia) prezzolato di Big Pharma. Orbene, sul tema dei vaccini esprimo il mio diritto di essere razionale. La vaccinzione di massa è stata una conquista, che ha davvero ridotto la mortalità infantile e che ci ha affrancato da malattie e dalle sofferenze collegate, e ciò è un fatto. Ma questo non é un risultato che va dato per acquisito, quelle malattie esistono ancora e i vaccini sono ancora la risposta migliore alle stesse e speriamo si arrivi ad avere vaccini per sempre più patologie (magari anche per l'irrazionalità),. Se abbandoniamo in massa la vaccinazione, in nome di una libertà d'opinione presuntamente informata, faremo passi indietro in maniera illogica, mettendo in diffcoltà in primis i soggetti più deboli, come gli immuno depressi, alla faccia della solidarietà di specie. Ecco perché io non sindaco sull'opinione individuale, ma mi adopererò, perché le SCELTE delle ISTITUZIONI derivino da elementi fattuali, pragmatici e razionali e perciò, ogni volta in cui mi si parerà di fronte un'opinione che tende a diffondere posizioni atte a scalzare questa impostazione mi troveranno ferocemente a ribattere. Costerà qualche rapporto interpersonale? Pazienza, è un principio, o staremo in piedi sui principi o non staremo in piedi affatto.