domenica 19 luglio 2015

Rosetta, Phylae, Curiosity e New Horizons e Salemme

Nel mentre noi stiamo qui a guardarci l'ombelico, ad arruffarci con la medesima foga su questioni di capitale importanza, come il cambio climatico, o la politica europea, o ancora i flussi migratori o su temi ludici come l'ultima partita a calcio o gli amori dei tipi di uomini e donne e di altre amenità, nel mentre si dibatte tra chi cerca di razionalizzare un po' il mondo e chi ormai si bea di ignoranza antiscientifica, ecco, nel mezzo di tutto questo l'umanità è arrivata su Plutone, esplora le comete, cammina su Marte e a pure qualche sonda degli anni '70 che veleggia nella galassia, ci chiama di tanto in tanto. E non scordiamo lo sguardo sul cosmo del mitico Hubble. Stiamo scoprendo sempre più su come si sia formato il sistema solare, cosa ci sia la fuori, come funzioni la Geologia degli altri pianeti, che c'è stata acqua su Marte, che ne ha modellato la superficie, che su Titano  - Luna di Giove, piove Metano e c'è acqua, che Plutone magari non sarà degno di essere considerato un Pianeta, ma ci può raccontare molto su come si sia formato anche il nostro, e che sì probabilmente le comete un ruolo nella comparsa della vita anche sul nostro pianeta ce l'hanno proprio avuto. Immancabilmente arriva la polemica. A cosa serve spendere tutti questi soldi per andare nello spazio, quando ci sono tanti problemi qui? Perché buttiamo i soldi per una roba che concretamente non serve a nulla? Al di là che, per me, soldi spesi per conoscere, per esplorare, per capire, non sono mai soldi buttati, se la nostra specie ha un tratto positivo, è la sua insanabile voglia di conoscere, di sapere, dare sfogo a questa vena è dar seguito a un nostro istinto innato. E comunque, prima o poi, una conoscenza un effetto lo produce sempre. Ma a parte questo, di nuovo? Ogni volta sta manfrina, se c'è un tipo di ricerca che  ha innumerevoli applicazioni quotidiane è quella spaziale, dovrebbe essere un fatto assodato, eppure non è così.
E ci si mette anche Vincenzo Salemme, che se fa l'attore ci fa anche ridere, ma se si erge a filosofo contemporaneo, cosa che da Celentano, Jim Carrey e compagnia è ormai è un vezzo di tutti gli artisti, pensarsi anche maestri di vita, che in un articolo su Repubblica ci sciorina il solito luogo comune sull'inutile e costosa velleità dell'eplorazione spaziale. Si badi non si contesta il diritto d'opinione, ma si suggerisce l'accesione del cervello prima della bocca e un percorso di autocognizione sui propri limiti intellettuali, visto che parliamo d'attori, ricordiamo la scena in cui Nanni Moretti urla agli amici che lui non parla di ciò che non sa,  regola aurea, che in pochi seguono. Ecco Salemme, prima di bollare la missione su Plutone come una costosa smargiassata della NASA avrebbe potuto leggersi, come ha fatto chi scrive, cosa rispose Ernst Stuhlinger - direttore NASA nel 1970 - in una lettera ad una Suora che gli muoveva appunti simili a quelli dell'attore partenopeo, oppure quanto dichiarato al suo ritorno dalla nostra  Samantha Cristoforetti, che per un periodo ci ha riconciliati con la nostra  l'italianità. Tanto per darvi un'idea, tramite la ricerca spaziale abbiamo migliorato le tecnologie per la conservazione del cibo e dell'acqua, dell'efficienza energetica, di resistenza dei materiali, migliorato tecniche agricole e di comunicazione e via discorrendo.
Eppoi, magari, prima di dire che i costi per l'esplorazione spaziale sono fuori dalle nostre possibilità potremmo ascoltarci Marco Cattaneo, direttore di Le Scienze e National Geographic Italia (molti dei link citati, vengono da queste 2 riviste, lo scrivente non percepisce nulla per la pubblicità fatta alle suddette, ma venderebbe un rene per collaborarvi) che in una serie di video  disponibili su Repubblica TV (che probabilmente voleva lavarsi la coscienza dall'articolo di Salemme), ci fa riflettere anche sul tema dei costi, che sono spesso ben inferiori, per esempio a un mese di Guerra in Afghanistan, o al costo della Champions League, o di certi filmoni, oltre che sulle importanti ricadute scientifiche (e anche economiche) della missione su Plutone e dell'esplorazione dello spazio in genere. Tanto per dire, il costo globale pro capite, per ogni Terrestre dell'esplorazione spaziale dai tempi dello Sputnik a New Horizons è assai meno di quello per un biglietto del cinema per un film di Salemme. Ma rende ben di più.

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