sabato 11 luglio 2015

quella volta che venne il Tornado...

L'8 luglio la Riviera del Brenta è stata colpita da un tornado. Ho già avuto modo di esprimere una considerazione un po' più "tecnica" sul tema, per chi avesse voglia di leggerla la trova sul Reggipoggio.  Qui vorrei esprimere qualcos'altro. Sono andato a vedere i luoghi dell'accaduto, per capire come dare una mano, per rendermi conto, per sapere come stavano alcuni amici che avevano casa o attività nelle zone colpite. Quello che mi ha impressionato è la "precisione" della distruzione, si passa in un attimo, dal canonico panorama dell'urbanizzazione rivierasca a una visione, che penso possa richiamare l'Aquila post terremoto. Macerie, case distrutte, auto massacrate e via dicendo. Il mondo cambia nello spazio di un numero civico. Pochi metri possono davvero aver determinato la sorte di una famiglia. Con chi te la puoi prendere se quei pochi metri ti sono stati sfavorevoli? Col Governo? La Sorte, la Natura, te stesso che magari quella volta la casa potevi farla più in là o in qua? In realtà disgrazie come queste non hanno un perché, in senso filosofico, avvengono perché avvengono, la differenza stain come si reagisce e in come lo si racconta. E certo, anche come uno se lo spiega, come "razzionalizza" l'accaduto.
Sull'evento in sé, già ho letto i commenti di chi denuncia il clima che cambia; orbene, pur non negando il cambiamento climatico, aspettiamo prima di dire che dobbiamo abituarci a tali fenomeni - mi auguro proprio di no - certo è che l'urbanizzazione locale ha effetti anche sui microclimi e questo non possiamo più far finta di non saperlo in sede di pianificazione urbanistica. Poi non potevano mancare i teorici del complotto, ho già visto girare link di chi dice che il tornado sia stato scatenato da emissoni eletromagnetiche dai radar siti in Emilia. Non metto il link a tali post per non propagandare sciocchezze. Chi crede in queste cose non è più affare mio, è materia degli psichiatri. Ma trovo intollerabile che questi personaggi usino simili calamità per pubblicizzare la propria stupidità.
Resta la distruzione. Mi sono tornati alla mente i filmini in super8 di mio padre, quando andò sui luoghi del terremeto del Friuli. Ricordo ancora i racconti dei miei genitori su "..quella volta del terremoto". Le macerie, le espressioni, pur a circa 40 anni di distanza, si somigliano molto. Così come la reazione degli abitanti, che con tenacia, pazienza e compostezza, si sono rimessi a sistemare, a pulire, a rattoppare ciò che è stato rotto. E' poi c'è stata la solidarietà, gli abitanti dei paesi vicini, i giovani sopratutto, accorsi senza bisogno di chiamarli ad aiutare, a spalare, ramazzare, spostar cariole. Certo abbiamo avuto i "turisti della calamità" con selfie tra le macerie o le passerelle politiche con annesse polemiche e propagande. Abbiamo avuto le anche giuste rivendicazioni d'orgoglio all'appartenenza  ad una terra, qualche volta forse sconfinate in altro. Ma d'altronde tutto questo fa parte del nostro tempo. Ma lo slancio solidaristico c'è stato indubbiamente e penso non in pochi si siano stupiti, perché forse in molti credevamo che queste cose non potessere più succedere nella società moderna. Fra non molto, sono certo, non sapremo più trovare  traccia fisica di ciò che è accaduto, ma rimarrà indelebile nelle menti di chi ha visto, di chi ha subito, di chi ha vissuto. E tra qualche anno sentiremo nelle nostre terre raccontare di "...quella volta che venne il Tornado".

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