acta&dicta

Pensieri, Parole, Opere e qualche omissione
In questa pagina troverete alcuni miei contributi allo sviluppo dello scibile umano.

Maggio 2019

Mio articolo sull'Astrolabio, giornale on line degli Amici della Terra, sul tema della Tracciabilità di Filiera per il Recupero Rifiuti.


11-12-2014
Mio intervento al convegno sul tema IDROVIA PADOVA-MIRA, promosso dal Comitato Acque del Mirese e Reggipoggio

Ottobre 2014
Mio commento sul bollettino n. 85 dell' ORGV sul  D.M. 3 Giugno 2014 n. 120 – Regolamento per la definizione delle attribuzioni e delle modalità di organizzazione dell’Albo nazionale dei gestori ambientali, dei requisiti tecnici e finanziari delle imprese e dei responsabili tecnici, dei termini e delle modalità di iscrizione e dei relativi diritti annuali

10-07-2014
Mio commento sul bollettino ORGV n.84  su DGRV 288 dell'11 marzo 2014

01-05-2014
Rivista della Stazione sperimentale del Vetro di Murano: Il mio modesto contributo ai processi di ottimizzazione nei cicli di recupero del vetro cavo cliccate sul n. 1 anno 2014, pagina 14.

10-09-2012
Rivista Rifiuti Solidi, Studi sulle raccolte differenziate

 10-09-2012, quando menavo accademicamente (e le pigliavo pure), su Paleoitalia

Maggio 2011
Intervento tenuto nel Work Shop GEOLOGIA MEDICA E SALUTE UMANA IN ITALIA Terra, aria e acqua per il geobenessere (7-8/2011 maggio Abano Terme – PD) Promosso da  Associazione Italiana di Geologia Medica  - Centro Studi Termali Veneto Pietro d’Abano 
Sono numerosi i rifiuti urbani e speciali (i primi intesi come prodotti nelle utenze domestiche i secondi nelle utenze commerciali/artigianali, etc) che, se non correttamente smaltiti, possono pesantemente alterare le matrici ambientali e, quindi, la qualità dell’ambiente in cui viviamo: pensiamo alle batterie d’auto, alle risulte di piccole manutenzioni domestiche (che possono spesso contenere, nel caso degli edifici più vetusti, anche rifiuti pericolosi, come materiali in fibra d’amianto) o più semplicemente agli oli di cottura o al normale rifiuto organico domestico e per finire ai rifiuti da imballaggio. Gli effetti negativi della dispersione di rifiuti, sulle matrici ambientali sono facilmente elencabili.
  • gli acidi delle batterie, gli oli o i percolati di matrice organica, se dispersi nell’ambiente idrico, possono contaminare acque potabili o ad uso irriguo, entrando nelle catene trofiche e, quindi, nella nostra alimentazione, oppure causare morie di organismi, danneggiando rapidamente interi ecosistemi.
  • I Rifiuti organici urbani (FORU), dispersi nell’ambiente, possono favorire la proliferazione d’insetti, batteri patogeni, o attirare animali quali gabbiani e ratti, spesso, veicolo di diversi agenti patogeni, come la salmonella nel caso dei gabbiani e la leptospirosi nel caso dei ratti.
  • I rifiuti da imballaggio hanno spesso persistenze di lunga e lunghissima durata (essendo fatti proprio per durare), poiché i vari processi chimico-fisici-biologici impiegano tempi dell’ordine dei mesi o degli anni o dei secoli (per plastiche, vetro etc) per scomporre i materiali che li compongono in composti riutilizzabili nei processi ambientali, Tali rifiuti e i prodotti della loro degradazione, hanno perciò molte occasioni per condizionare gli ecosistemi o entrare nelle catene trofiche (pensiamo al caso dei sacchetti di nylon, che finiti in mare, vengono mangiati da pesci testuggini o delfini, causandone la morte, alterando, così gli ecosistemi marini, o provocando patologie e intossicazioni che rendono tossiche le carni di pesci normalmente pescati) o agli imballaggi metallici, che dispersi nell’ambiente posso alterare il chimismo delle acque superficiali.
  •  I rifiuti ingombranti, come elettrodomestici, TV e frigoriferi, che contengono elementi (Pb,Ba, etc) e gas  che, se non correttamente smaltiti, possono dare origine a fenomeni d’inquinamento da metalli pesanti.
E’ chiaro quindi, come il malcostume di disperdere rifiuti in modo incontrollato nell’ambiente, spesso in ambiti prossimi a quello urbano, possa avere effetti significativi sulla salute umana; a questo si pone rimedio solo con controlli e sanzioni, ma anche con azioni strutturali.  L’assenza di strutture dedicate, infatti, può essere elemento rilevante sul mancato recupero d’un rifiuto e soprattutto sulla sua dispersione. Un esempio importante, è quello  degli oli da cottura, il CONOE, il Consorzio che si occupa della raccolta di tale rifiuto (che può essere riutilizzato per far lubrificanti e resine), nel 2010 dichiarava che su 50mila tonnellate di produzione annua stimata, solo la metà è stata avviata al recupero, del resto non si sa che fine abbia fatto: si ritiene che per lo più sia finito in reti fognarie (le emulsioni di olio e tensioattivi presenti nei detersivi sono fonte di danno per le tubazioni) o disperso nell’ambiente (l’olio da cottura può alterare la capacità di drenaggio dei suoli, oltre che le caratteristiche fisico chimiche, e inquinare pesantemente le acque superficiali). Questa dispersione, nel caso specifico, è dovuta al fatto che la raccolta di tale rifiuto è ancora marginale nei sistemi di raccolta urbani, il cittadino non è informato su come smaltire tale rifiuto, ma qualora lo sia, spesso non può per mancanza di strutture, poiché mancano sistemi o luoghi per la raccolta. 

La realizzazione di isole ecologiche o piazzole di raccolta diventa, allora, una questione meno banale di quello che può apparire: tali aree vanno ben segnalate e, in fase di costruzione è necessario adottare tutti gli accorgimenti necessari a minimizzare la possibilità di contatto tra rifiuto e matrici ambientali. Si dovrà, perciò badare attentamente che queste aree abbiano adeguate impermeabilizzazione e dotazione di reti di raccolta e scarico delle acque meteoriche e di dilavamento, idonei sistemi di contenimento e custodia e controllo delle emissioni odorigene. Significativo che non esista ancora una normativa tecnica di dettaglio per tali manufatti (ne esistono di terribilmente doviziose sugli sgabuzzini – sic), proprio perché sottovalutati nella loro significatività per la preservazione della salubrità ambientale. E’ necessario, per tanto, che si affermi chiaramente che  la raccolta dei rifiuti non ha solo una, pur importantissima, valenza economica per il risparmio in termini di smaltimento e recupero materia/energia dai rifiuti, o una valenza ambientale, intesa come risparmio di risorse naturali ed  energetiche, ma ha anche una pesante valenza sulla qualità ambientale, sulla sua salubrità e, quindi, sulla salute umana. E’ necessario che in fase di pianificazione urbanistica comunale, il sistema di gestione dei rifiuti sia una parametro fondamentale, nel pensare gli spazi e le necessità, così come in ambito di pianificazione sovracomunale, sia necessario prevedere la presenza di una dotazione impiantistica che consenta la gestione corretta dei rifiuti prodotti, e la loro minor mobilitazione possibile. Ed è altresì necessario che, soprattutto le ASL e le Regioni, negli studi epidemiologici, che periodicamente conducono, inizino a cercare di rilevare le connessioni tra l’insorgere di particolari patologie diffuse nella popolazione, con eventuali elementi di scarsa salubrità ambientale negli ambiti territoriali di studio, considerando che questi possono avere legami con fenomeni di non corretta o carente gestione delle varie tipologie di rifiuto.
La creazione di sinergie di questo tipo, potrebbe consentire azioni più mirate, al fine del contenimento di particolari fenomeni patologici, attraverso interventi di ripristino della qualità delle matrici ambientali, con conseguente miglioria dello stato dell’ambiente  e della salute di chi lo abita.
Bibliografia
Ambiente Urbano – Giuseppe Risotti, ed. Dario Flaccovio, 2008.
Il Veneto del Riciclo 2006-2007 – Rapporto O.R.R. Arpa Veneto, 2008.
Rapporto sullo stato dell’Ambiente, Comune di Bologna, 2009.
Rapporto sullo stato dell’Ambiente, Comune di Mira (Ve), 2008.

Rapporto sullo stato dell’Ambiente, Comune di Rimini, 2009.




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