29/07/2011
Caro Leonardo, benvenuto. Ben arrivato tra noi. La gioia della paternità se non la sperimenti non la capisci. Sarò grato per sempre alla mia amata moglie, la mia fiera regina, per avermi reso papà. TUO papà. Dovrebbe essere un momento di grande generosità e altruismo questo, per me, dovrei essere tutto rivolto a te e al tuo futuro e alla cura di tua madre. E così è. Ma confesso, la prima volta che ti ho preso in braccio, che ti ho odorato, che ti ho toccato, il primo pensiero è stato un pensiero egoista. Ho pensato che la mia solititudine era finita. Non ero più "l'ULTIMO dei Bonetto" come spesso teatralmente m'indicavano i parenti più anziani, essendo l'unico maschio di casa. Quello che doveva "portare avanti il nome". Ma sopratutto, finalmente tornavano "I BONETTO". Sono stato il primo della nostra famiglia a rimanere solo, per la prematura morte di mio papà, colpa di una malattia maledetta. Ricordo quanto ci volevamo bene, ricordo quanto orgogliosi eravamo di noi, d'essere l'uno figlio e l'altro padre, ricordo quando ci incrociavamo per strada e ci si salutava con stretta di mano dandosi del lei , ricordo il "buongiorno Bonetto" mattutino, reciproco. Il capirsi al volo. Ricordo le discussioni, ricordo mio papà e il suo lascito: il buon nome di una famiglia "il nostro". Io non sono ancora un uomo di principi ferrei come fu mio padre. Ma come lui, quando inizio una via, ho imparato a percorrerla fino in fondo, costi quel che costi. E da lui ho appreso, e grazie a te, mio Leonardo, l'ho compreso, quando conti per un uomo la propria famiglia. Io ti prometto, che cercherò d'essere per te, il papà che il mio è stato per me. Spero si crei tra noi quella magia. Ma già oggi io ti guardo, vedo il mio futuro, e so che una cosa è certa. I Bonetto ci sono di nuovo. Ti voglio bene.
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