A rieccoci. Riprendono i tour del Paleobonettus, alla ricerca di eventi espositivi paleontologici. Eventi che quando lo meritano, vanno promossi. E quello di Dolo lo promuoviamo di sicuro. Nonostante una visita travagliata, per via dell'irrequieta prole del P. Ferox, il Neobonettus Terribilis, che ha scorrazzato in lungo e in largo sempre in procinto di far danni inenarrabili, siamo riusciti ad apprezzare molti degli aspetti di questa esposizione. Intanto la location, l'ex macello di Dolo, sala prestigiosa e caratteristica, che davvero si presta a eventi come questo. Poi, le due ricostruzioni di dinosauro, grandi protagoniste, un Allosaurus e un Ankylosaurus piuttosto ben fatte e una riproduzione di un fossile di Ittiosaurus (non ho visto se vi fosse una didascalia che specificasse dove si trova il fossile originale, ma non posso dire che non ci fosse, è più facile non l'abbia vista) sicuramente in grado di attirare l'attenzione, non solo dei piccoli, ma anche dei grandi. Segue una ragguardevole esposizione di esemplari fossili, di vari generi, dei fossili più famosi e in particolare di molti dei fossili guida delle varie ere geologiche: si parte dal precambriano con le stromatoliti per arrivare, attraverso, i sempre affascinanti graptoliti, ad un nugolo di trilobiti, di varie fogge e dimensioni, passando poi per Orthoceras e varie faune paleozoiche, si arriva, dopo le immancabili ammoniti, accompagnati da piccoli rettili marini ed eleganti crinoidi, a reperti mesozoici, di dinosauri ovviamente, ma anche di faune ad invertebrati, e vegetali, crostacei davvero ben conservati e reperti di mammiferi, tra cui un bente di mammuth, che non ha mancato di impressionare la mia diletta consorte. Nel mentre, si visita la mostra sono proiettati filmati sulla vita mesozoica, dove la magia del computer riporta alla vita i grandi rettili del passato. Insomma nel giro di due sale, si ripercorrono oltre 500 milioni di anni di storia della Vita sulla Terra. Concludendo con un teca in cui si ritrovano i resti di meteoriti e si espone brevemente, ma in maniera piuttosto precisa, la teoria della caduta di un asteroide come causa (o concausa) dell'estinzione di massa del Cretaceo. Nel percorso vi sono pannelli illustrativi che accompagnano il visitatore giovane o meno, consentendogli di familiarizzare con quanto esposto. Piccola nota (qualche pelo lo dobbiamo trovare), nelle didascalie che accompagnano ogni reperto, sarebbe opportuno aggiungere l'età dello stesso e il luogo del ritrovamento. Anche per rendere onore a chi l'ha recuperato. Chiudo con due complimenti: a chi ha allestito e preparato la mostra (e a chi a preparato i reperti, veramente un'ottima mano), per aver costruito un evento semplice, ma curato, accessibile al pubblico, ma senza banalizzazioni o stereotipi; uno all'amministrazione di Dolo, per aver permesso l'iniziativa, che ho visto anche ben partecipata dal pubblico, momenti come questi sono importanti, per permettere a chi non si reca abitualmente nei musei, di familiarizzare con le Scienze della Terra e di poter aver l'occasione di visionare reperti che non vedrebbe mai, questi momenti, sono occasioni importanti di diffusione della cultura geologica e paleontologica, che non sono solo un arricchimento culturale, ma anche la diffusione della consapevolezza di quanto lungo è stato il cammino della storia dell'Evoluzione della Vita e della Terra, e di quanto ci sia da imparare.
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