Non potevamo non leggere il libro di Federico Fanti paleostar in ascesa, protagonista di una serie di documentari su NG, professore a Bologna, anche se sapevamo in partenza che probabilmente avremmo goduto della lettura, ma anche sofferto. E così è stato. Goduto perché il libro, che non è per soli PaleoNerd (usiamo un po' di slang giovanile, avremmo detto paleontofili ai tempi in cui eravamo rispettabili), e nemmeno per addetti ai lavori, è per l'appunto per tutti. Dai giovani curiosi di paleontologia, a quelli affascinati dai dinosauri, agli studenti di Geologia, agli attempati che magari si sono messi a guardare i documentari di Fanti in TV. Viene presentato il lavoro di Paleontologo dei dinosauri, ovvero del "Cacciatore" come si autodefinisce con entusiasmo più volte il professor Fanti nel corso del suo racconto, nell'esperienza personale dell'autore. Tra viaggi in giro per il mondo e peripezie di vario genere, che vanno dalla perquisizioni notturne, gli orsi, la dissenteria, la ricerca di fondi e l'orrido mostro delle burocrazia. Si parla di scoperte e di intuizioni paleontologiche, della necessità di combattere il mercato dei fossili, problema annoso, che priva gli studiosi di materiale da capire e in generale fa perdere informazioni preziosi per capire l'evoluzione dei grandi sauri, oltreche alimentare la depredazione di territori.
Sebbene si dia a tratti un'immagine all'Indiana Jones del Paleontologo, si evidenzia il fatto che stiamo parlando di uno scienziato, che si alterna tra campo e laboratorio e qualche peripezia in più degli altri. Non può non esserci una passione pura per fare questa professione, passione che parte presto nell'autore, ma mediamente in un po' tutti i Paleontologi. Insomma ci si nasce.
Tocco davvero intrigante il riportare stralci originali dei diari di campo, che ben rappresentano il modus operandi di un Geologo quando rileva. Fanti evidenzia bene come quando si scopra un fossile, sia un elemento imprescindibile anche lo studio della roccia che lo contiene e del circondario, per poter ridare vita fino in fondo al reperto.
Ci si permetta un solo appunto a noi miseri dilettanti, nel capitolo in cui si parla di dinosauri italiani parrebbe che fosse la scoperta di "Ciro", lo Scipionix Samniticus, il dinosauro di Pietroja, a rivelarci che anche lo stivale nel Mesozoico ospitava grandi sauri in realtà lo si sapeva da ben prima, dalle impronte dei Lavini di Marco a Trento o del Pelmetto a Belluno (speriamo il Fanti, se mai ci leggerà, sia meno irascibile del suo mentore, l'esimio Prof. Vai, che tanto s'adirò lustri fa, con noi umili commentatori, che osammo fare una recensione con qualche osservazione su una mostra dedicata ai dinosauri nel museo Cappellini di Bologna).
Ed il soffrire? Oh per tutti il libro sarà piacevole, ve lo consigliamo davvero, ma per quelli come noi, un po' amaro in bocca ce lo ha lasciato.
Perché anche noi, come il Fanti, siamo stati affascinati in tenera età dai grandi sauri (e se il suo preferito era lo Stegosaurus, il nostro era il Triceratops); anche noi ci siamo iscritti a Geologia perché volevamo affrontare la sfida di scavare dinosauri in giro per il mondo e capire in che ambiente son vissuti e come hanno fatto ad avere il loro enorme successo evolutivo. Anche noi avremmo voluto dedicare una specie ad un amico. Ma noi non lo abbiamo fatto. E non tanto per incapacità o sfortuna, ma per paura e pigrizia. Alla fine siamo scesi a compromessi. Avremmo dovuto, forse, cambiare ateneo, alla ricerca di uno dove ci fosse un corso dedicato, avremmo dovuto, magari, fare una più lunga esperienza all'estero. Trovare la forza di lasciare amici e occupazioni e abbracciare la sfida di un mondo più grande.
Ed invece prima abbiamo optato per la micropaleontologia, per altro con brillante esito, ma poi anche lì, spinti dal calcolo - e da una certa incapacità di "mediazione" - abbiamo optato per la Geologia Ambientale. E da 20 anni ci barcameniamo tra rifiuti, bonifiche e acque sporche. Avremmo voluto l'ardimento di Fanti. Non la passione di mancò, ma il coraggio e, forse, un pizzico di incoscienza.
In fondo quel bambino che aveva il poster dei dinosauri in camera e faceva diorami e scheletri per diletto, che scriveva quaderni di teorie e divorarava libri, lo abbiamo tradito. E non c'è giorno che non ce lo ricordi.
Al professor Fanti va il nostro plauso, il nostro entusiamo, la nostra invidia, e un po' di rammarico.
Scusate la digressione intimista. Leggete il libro. Se siete genitori fatelo leggere ai vostri figili.
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