giovedì 9 giugno 2022

Il green new deal è pulp, molto pulp. Pure troppo.

Quando si parla della transizione ecologica, delle rinnovabili, delle energie e tecnologie alternative, che dovrebbero sostituire i combustibili fossili e il motore a scoppio, normalmente ci immaginiamo un futuro, come quello presentato in certi film, una Terra tecnologica, pulita, pacifica, progredita. E se qualcuno prova a fare le pulci a questo scenario viene annoverato tra i "cattivi", biechi agenti della Lobby del Fossile, retrivi agenti del Cambiamento Climatico. Questo perché, nella moda della semplificazione, le rinnovabili sono il bene, il resto male. Semplice. Ma la realtà purtroppo non è semplice. La Terra è un insieme di processi e storie complesse e complicate e così le sue interazioni col genere umano. E per la cronaca, un cambio di passo nel rapporto Uomo - Terra, serve all'Uomo non alla Terra. Nel senso che se compromettessimo a tal punto il quadro ambientale planetario da giocarci la nostra permanenza come specie, tempo un paio di milioni anni, a farla grande  - geologicamente uno starnuto - e il nostro Pianeta sarebbe di nuovo più bello che pria. Ma senza di noi.  Tornando all'argomento del post, la green economy, la mobilità con auto elettriche, l'utilizzo di eolico e solare come fonte principale di approvvigionamento energetico, comporta il ricorso a tecnologie che richiedono un forte contributo di minerali, per la produzione di batterie e conduttori. Litio, Cobalto, Nichel, Terre Rare, tanto per fare qualche nome. Con incrementi di fabbisogno da qui al 2050, se dessimo corso a tutti gli annunci fatti dai vari leader mondali, anche del 500% rispetto all'odierno. Dobbiamo esserne consapevoli. Come del fatto che l'attività estrattiva è spesso enormemente impattante ambientalmente e socialmente. Oltre che Geopoliticamente. Una transizione affrettata, emotiva, che investa su tecnologie immature, o che non considere anche la sostenibilità economico - sociale rischia di naufragare tragicamente, travolgendo anche lo stesso ordine sociale, anche nelle democrazie più solide. Sui metalli necessarie alle tecnologie green si stanno giocando guerre commerciali e finanziarie, e scelte che non soppesino adeguatamente gli scenari rischiano per esempio di far sì che da una dipendenza dalle fonti fossili e dai paesi produttori - spesso tutt'altro che libertari e democratici - se ne passi a una dai detentori dei monopoli sulle terre rare per esempio, tipo la Cina - del cui concetto di diritti civili, per esempio, non occorre dare grandi illustrazioni. Ecco perché la transizione va governata, e non vanno buttate a mare scelte di compromesso non al ribasso, ma di buon senso e sopratutto in primis, prima che preoccuparci di come produrla l'energia, dobbiamo iniziare a lavorare seriamente su come non sprecarla e consumarne meno.

E' per questo che ci sentiamo di consigliarvi caldamente la lettura del libro "Energia Verde? Prepariamoci a Scavare, di Gianni Brussato. Brussato è un Ingegnere Minerario (chissà perché i minerari ci risultano sempre simpatici rispetto agli altri Ingegneri) che col suo libro ci guida nel mondo dei minerali che sono/saranno cruciali per il nuovo paradigma energetico. In un viaggio intorno al mondo ci porta a visita miniere e giacimenti, raccontandocene la storia, i problemi e le prospettive. Non è un testo di giacimentologia stretta, anzi, si affrontano temi di geopolitca, sostenibilità ambientale e diritti sociali, infatti, non solo viene chiaramente spiegato, anche per non addetti ai lavori, come funziona l'industria estrattiva e chi sono le principali compagnie mondiali produttrici (al cui cospetto le famigerate industrie petrolifere a volte somigliano un po' a Braccobaldo), ma numeri alla mano, si tracciano le necessità che avremo di questi minerali, tali da rendere impossibile per esempio sopperirvi anche con le migliori pratiche di riciclo, e si analizzano anche le piccole, grandi, a volte enormi questioni che queste attività hanno su ambiente, comunità locali, equilibri sociali, assetti geopolitici. 

E' un testo che, secondo il nostro modesto avviso, farebbe bene leggere ai molti giovani entusiasti dei Fridays for future, non per demoralizzarsi, ma per acquisire consapevolezza e agli studenti dei corsi di Geologia, per comprendere meglio le interconnessioni della loro disciplina col resto del mondo, non solo quello litologico e il livello di responsabilità che devono metterci nel fare il loro mestiere, dove ci sono elementi che non possono fingere di non sapere.

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