Molti il 13 maggio avevamo gioito. Una notizia passata quasi inosservata. Eppure davvero lo scorso 13 maggio si poteva definirlo una giornata storica: Vittoria Brambilla e Fabio Fornara dell'Università di Milano avevano messo a dimora le prime piantine di riso geneticamente editate TEA (tecniche CRISPR di evoluzione assistita) per resistere a parassiti come il brusone senza usare fitofarmaci, nella campagna pavese di Mezzana Bigli. Una sperimentazione certo, ma finalmente in campo aperto, il primo consentito in Italia, dopo il tetro rogo ordinato nel 2012 dal Ministero dell'Ambiente delle piante da frutto di sperimentazione dell'Università della Tuscia, vanificando anni di lavoro e di attese del mondo scientifico internazionale che guardava a quel lavoro con grandi aspettative.
Presenti il 13 maggi grandi amici del mondo della ricerca come la Senatrice Cattaneo, il mitico Defez e l'eroico Cappato. Avevamo gioito in diversi perché pensavamo che quello potesse essere l'incipit di un ritorno alla razionalità di questo paese e alla possibilità di lavorare sulle innovazioni anche in campo agricolo. Anche sulle biotecnologie.
Nemmeno un mese dopo il campo è stato distrutto, si pensa da presunti attivisti ambientalisti anti OGM. E pensare che in questo caso nemmeno erano OGM, si trattava di genome editing una tecnologia che permette di "lavorare" sul DNA delle piante senza introdurvi elementi esterni.
E comunque anche fossero state OGM, gli elementi oggettivi e le verifiche scientifiche che dimostrano come le tecnologie OGM siano non solo sicure, ma anche efficacissime nel rendere l'agricoltura più sostenibile e anche in grado di tutelare le meraviglie della nostra biodiversità agricola sono ormai innegabili, fatto salvo per chi crede solo in ciò che vuol credere e non vuol ragionare sui fatti.
Su questo l'UE è molto ipocrita, vietiamo gli OGM fatto salvo poi importarne a tonnellate, rendendoci anche sul lato alimentare dipendenti dai paesi extraeuropei e facendo fare tragitti molto poco sostenibili alle nostre derrate alimentari.
Sì perché il problema è proprio questo, se vogliamo davvero ridurre il nostro impatto sugli ecosistemi, senza sterminare il 70% della popolazione mondiale ed anzi garantendo un globale migliore tenore di vita ci serve un'agricoltura efficiente, che richieda meno dispendio di acqua ed energia, meno necessità di fertilizzanti e agrofarmaci. Oltre certo un cambio di stile di vita che, per esempio, ci porti a ridurre la carne, specie bovina nella nostra dieta - abbandonando lo scempio degli allevamenti intensivi, prediligere la frutta di stagione, variare le fonti proteiche.
Per farlo ci servono le tecnologie, sia quelle meccaniche per migliorare irrigazione, semina, controlli, sia quelle biotecnologiche, che consentono di produrre piante in grado di crescere più in fretta con meno risorse e impatto e con miglior resa alimentare.
E sì sono arrabbiato per la distruzione della sperimentazione TEA. Sia perché l'opinione pubblica, i media, la politica, le istituzioni, lo stesso mondo agricolo non hanno affatto dato rilevanza al fatto, ne manifestato il proprio sdegno, dimostrando ancora una volta quanto questo paese sia inadeguato al futuro. Ma a questo punto mi viene da dire anche al presente.
Un piccolo gesto concreto che ognuno può fare è firmare l'appello dell'associazione Coscioni pro ricerca biotecnologica.
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