E' forse tempo di interrogarsi su alcune diffuse convinzioni "economiche" sulle Raccolte Differenziate. Una campagna informativa, ormai battente, dei Consorzi di Filiera del Riciclo, la propaganda di molte forze politiche, l'impellenza delle Amministrazioni comunali di dimostrare ai cittadini che differenziare "rende", hanno fatto sì che ormai ci sia la radicata collettiva convinzione che con i rifiuti della raccolta ci si guadagni e parecchio. E quindi, che questi denari debbano tornare ai cittadini o comunque ai Comuni, in premio al loro sforzo benemerito. Orbene, nulla di più vero che, meglio si raccoglie, più facilmente si ricicla, più le filiere del recupero si accorciano, meno energia si consuma e più ne beneficia l'Ambiente, che non viene depauperato di risorse naturali e nemmeno martorizzato con le discariche, che pregiudicano porzioni di territorio per decenni avvenire. Questi sono, in primis, i veri benefici del riciclo e della raccolta differenziata, nella nostra esigenza di "particulare" e nella politica di piccolo cabotaggio, divengono, però, aspetti secondari, rispetto al soldo. Così che il denaro, che è, nell'ottica di molti movimenti ambientalisti, causa prima dello scempio dell'ambiente, sempre per i medesimi, deve essere il premio per chi ora s'impegna. Ma se il denaro è del Diavolo, lo è sempre, non solo quando fa comodo. Allora, un recente studio nazionale sui costi delle raccolte differenziate, Studio Bain, di cui a breve dovremmo avere aggiornamento con la presentazione dei dati ISPRA 2015 sul riciclo in Italia, evidenziava che il costo medio della Raccolta differenziata oscilla da 143 a 245 euro a tonnellata, in funzione di località e modalità di raccolta. Si badi, parliamo dei soli costi per portare dalle città ai centri di recupero il materiale, tutti i costi per portare detti rifiuti a nuova vita non sono conteggiati. Nella sintesi richiamata, vi è un bel confronto tra quanto costa raccogliere e quant'è il contributo medio dei vari consorzi. Contributo, che come vedete non copre tutti i costi e, si badi, che per lo più è legato ad aspetti qualitativi del rifiuto. Più sporco è meno prendi. Concetto sacrosanto. Esistono, però, dei limiti strutturali, per cui anche nelle comunità più evolute, il materiale avrà sempre un certo tasso d'impurità, che ne pregiudicherà la valorizzazione. Per essere chiari, talune frazioni valgono zero, o divengono costi se conferiti in circuiti impropri. Il raggiungimento dei parametri necessari atti a ricevere il contributo di filiera è spesso ottenibile solo attraverso un processo di trattamento e selezione, che separi/raffini il materiale, sia che siano raccolte monomateriale (si raccoglie ogni materiale da solo - ma i costi aumentano) sia che faccia raccolte di multimateriale (con ottimizzazione dei trasporti). Orbene, ciò significa, che senza questo "lavoro", stimato in 104 euro a tonn (costo selezione certificato dall'accordo ANCI-COREPLA), cui devo aggiungere i costi per lo smaltimento delle "impurità" - circa 120 euro, sempre in virtù del citato accordo - il materiale raccolto differenziatamente vale poco o nulla, o è addirittura un costo. I vari "espertoni" che in ogni amministrazione locale, oggi si alzano e leggendo i contributi del sistema CONAI, si domandano "come mai prendiamo così poco dalla differenziata?", dovrebbero rendersi conto che quei contributi sono dovuti solo al netto del loro rifiuto, cioé una volta che è stato "portato" entro determinati parametri che di base non ha, ovverosia una volta che è stato "preparato" e già avviato entro un sistema di recupero, ossia, in sintesi, dopo che qualcuno ci ha già lavorato sopra. E quel lavoro costa. Questa foga del denaro, ha fatto sì che molto spesso si mettessero in piedi meccanismi normativi-organizzativi che non hanno nel recupero materia il loro fine, bensì nell'elargire remunerazione, generando baracconi che alla fine non pagano e lasciano solo buchi. Dovremmo iniziare ragionare sul fatto che i rifiuti diventano risorsa con un costo, che è senza dubbio minore (e comunque sempre da ottimizzare) rispetto a quello che si sosterrebbe non riciclando il materiale. Dovremmo ovverosia, iniziare a valorizzare anche il lavoro di chi esegue quel recupero. Anziché chiedersi "perché prendiamo così poco"... la domanda dovrebbe essere possiamo "spendere meno"?
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