mercoledì 14 gennaio 2015

Geologi di un dio minore

Ebbene sì, lo confesso, ho vissuto e talora vivo un po' con sofferenza il fatto di fare il "geologo dee scoasse", un po' perché come tutti quando mi iscrissi a Geologia avevo altre aspirazioni, che so la vita in piattaforma petrolifera (di cui avrei avuto l'occasione...). Oppure fare il cacciatore di dinosauri nelle badlands, o ancora analizzare carote di sedimenti e microfossili dalle profondità oceaniche per ricostruire l'evoluzione climatica. Poi la vita, le occasioni, le necessità e la mia pragmatica prosaicità, mi hanno portato da tutt'altra parte, bonifiche e rifiuti. Settore in cui ho incontrato più d'uno laureato in Scienze Geologiche. Si badi, qui di Geologia e di applicazione della Geologia per il recupero dell'ambiente e della materia c'è ne molta, ma la percezione esterna è che sia più un campo da ingegneri, notoriamente categoria più prosaica della nostra. Non di rado chi non mi conosce mi da dell'ingegnere (uff), e spesso anche colleghi Geologi, quando spiego quel che faccio mi guardano con uno sguardo di  un misto malcelato di compassione e sdegno, tipo quello di un gatto quando guarda un cane. Non parliamo poi dei colleghi che lavorano entro l'Università. Eppure, nei processi di bonifica e smaltimento, nel valutare gli impatti sull'ambiente di cicli di trattamento, oppure nell'elaborare prove per testare materiali da recupero rifiuti, di possibilità d'applicazione di concetti e nozioni d'ambito geologico ce ne sono e ce ne sarebbero, Ovviamente il Geologo mal si presta a progettare "macchine", ma nell'elaborazione e gestione di cicli impiantistici e nel controllo sui materiali, in molti casi ha molto, moltissimo da dire.
Ecco perché quando ho visto che la Società Geologica Italiana (mica la Bocciofila di Conche...) ha pubblicato "La Geologia per l'Italia", in cui venivano rapidamente presentati i molti campi applicativi e di studio in cui si articola la Geologia e vi ho notato all'indice il capitolo "La Geologia e il ciclo dei rifiuti" ho avuto un senso quasi di riscatto - sì insomma, un mini orgasmo - pensando che finalmente arrivava l'ora dello sdoganamento, Sensazione cui è subentrata rapida e cocente disillusione andando a leggere il capitolo. Perché il ruolo del Geologo viene presentato strettamente legato alla progettazione e gestione della discarica. Insomma, se si fa la somma Geologia+Rifiuti, il risultato è necessariamente discarica. Si badi, è vero che sul tema il Geologo può davvero essere grande protagonista, ma da un punto di vista strategico, se si lega il Geologo solo alla discarica, rischiamo a una visione a corto, cortissimo raggio.
Tutte le normative e le politiche, in primis quelle europee, si pongono come obbiettivo l'abbandono della discarica, che nella gestione rifiuti, su cui si vuole impostare un approccio più "industriale", deve essere elemento residuale; se i Geologi ritengono che la Geologia dei rifiuti sia la discarica, allora anche la Geologia e i Geologi nei rifiuti sono destinati alla residualità (che non mi pare una grande strategia, in un campo che è e sarà, nel medio e lungo termine, in espansione per ovvi motivi tecnici, ambientali e economici).  Eppure il Geologo potrebbe farci molto, anche come Responsabile Tecnico, basti vedere i recenti sviluppi normativi relativi all' Albo Gestori Ambientali che danno a tale figura molto più margine di manovra e ruolo che in passato, ponendo molto accento sulla formazione: con alcuni approfondimenti su temi collaterali, arricchire il profilo dei laureati in Scienze Geologiche per potersi cimentare in tale settore, non sarebbe cosa affatto impraticabile. Su tale argomento, sarebbe il caso che i vari dipartimenti di Geoscienze dei vari atenei si confrontassero e iniziassero a introdurre la questione nelle loro offerte formative. Ovvio che se questo viene visto come un degrado del "blasone" del Geologo non se ne farà nulla e si rischia che i Geologi rimangano nobili sì, ma assai decaduti.
Frattanto, noi geologi, con la g minuscola, che "rumiamo scoasse" continuiamo la nostra quotidiana lotta, nell'attesa dell'ora della nostra riabilitazione.

Nessun commento:

Posta un commento