mercoledì 20 novembre 2013

Se il consorzio non la racconta giusta

Mi sono imbatutto nello spot radio della nuova campagna CO.RE.VE. il consorzio nazionale per la raccolta degli imballaggi in vetro (tale consorzio, come altri del sistema CONAI - consorzio nazionale imballaggi sono è stato istituito con il D.M. 471/99, per avviare il sistema di recupero degli imballaggi immessi al consumo), la campagna si prefigge di liberare le raccolte di vetro cavo, ossia il vetro delle bottiglie e degli imballaggi in vetro in generale, dal problema della loro contaminazione con "altri" vetri, ossia il vetro piano (specchi, finestre), i vetri tecnici (schermi), i vetri medicali (flaconerie di farmaci) e il cristallo (manufatti, bicchieri, vasi, lampadari etc). Questo perché questi vetri, oltre ad essere strutturalmente diversi dal vetro cavo per imballaggi, lo sono anche chimicamente. Il vetro per le bottiglie è essenzialmente sodico-calcico, mentre per esempio quello dei flaconi medicali è borosilicato, ma sopratutto il cristallo e i vetri piani hanno diverso tenore di Piombo, rispetto al vetro per imballaggio. Ovviamente un tenore più alto. E questo è un problema, poiché gli standard europei sono molto chiari in tal senso, per tutelare la salute dei cittadini. Se nel materiale da raccolta differenziata, ci finisce troppo vetro con alto livello di Pb, si rischia  che alla fine il vetro riciclato, non rispetti per tale tale parametro - fondamentale - i crismi di accettabilità definiti per il vetro da bottiglia. Vanificando lo sforzo per la raccolta differenziata e del riciclo del vetro. Dunque merito al CO.RE.VE. che finalmente fa chiarezza su tale punto, spiegando quello che i tecnici del settore da tempo vanno dicendo? Beh, non del tutto, tale campagna ha come slogan "bottiglia e vasetto binomio perfetto, per tutto il resto cambia cassonetto", ossia subliminalmente si invita a buttare tutti gli altri vetri nell'indifferenziato, anzi a dire il vero, lo si dice anche esplicitamente: http://www.coreve.it/showPage.php?template=homepage_news&id=1
A tale link trovate l'elenco di ciò che non va confuso col vetro da imballaggio, ma se tutti i cittadini buttassero questi vetri nell'indifferenziato (il "poco" di molti, alla fine diventa "tanto"), si otterrebbero due effetti assai controproducenti:
  • il primo: questi "altri vetri" sono comunque riciclabili e avviabili a recupero o nel settore vetrario specifico o in ambito edile, come materiali tecnici, per cui che ne abbiate tanto o poco portateli all'ecocentro o, dove esiste il servizio, all'ecomobile, il gestore del servizio di raccolta, saprà poi portare tali materiali a impianti che ne permetteranno il riciclo;
  • il secondo: in quelle realtà VIRTUOSE, lo ridico VIRTUOSE, dove l'indifferenziato residuo dalle raccolte differenziate viene trattato in cicli impiantistici per la produzione di CSS (combustibile solido secondario), evitando così il nefasto ricorso alla discarica e riducendo il ricorso a fonti fossili per la produzione di energia elettrica, con ovvio risparmio di CO2, un incremento della presenza di materiale inerte, nel rifiuto da trattare, può avere impatti assai negativi sull'efficienza dei cicli di lavorazione, con incremento dei costi a carico della collettività e riduzione delle prestazioni ambientali. Per cui,  i vetri NON imballaggio, portateli all'econcentro, mannaggia al COREVE. FateVI un favore.  Un rammarico personale nel vedere Mario Tozzi, testimonial della campagna.
E veniamo al COREPLA, consorzio per il recupero degli imballaggi in plastica, ultimamente va molto con la campagna "la plastica, troppo preziosa per diventare un rifiuto" vero, infatti non lo diventa, ma in questo modo si fa passare un altro messaggio non del tutto CORRETTO. Ossia che TUTTO quanto è in plastica, dagli imballaggi, passando per i giocattoli ai manufatti vari, sia accettato nell'ambito delle raccolte differenziate gestite nell'ambito dell'Accordo ANCI-CONAI. Non è così, in sede di controllo (controlli che il COREPLA fa per stabilire la remunerazione delle raccolte, cioè quanto pagare il materiale ai Comuni o ai soggetti gestori della raccolta), considera come "buona" solo la plastica da imballaggio - con varie restrizioni - e scarto tutto il resto. Anche qui i gestori, attraverso cicli impiantistici, cercano di metterci una pezza, spesso accollandosi il costo. Perché non si è pensato all'aspetto negativo di tale messaggio, beh perché in questa maniera le % di Raccolta Differenziata, formalmente salgono (anche l'occhio vuole la sua parte), nel contempo il consorzio risparmia perché ti paga meno il materiale. A pensar male... diceva un noto politico...
E' pertanto fondamentale, che i COMUNI chiedano ai consorzi di rivedere le loro strategie comunicative (visto che le paga la collettività, almeno che ste campagne siano fatte bene), e che i Consorzi tornino ad essere dei facilitatori nell'avvio di sistemi di recupero materiali economicamente e ambientalmente produttivi e non vogliano invece recitare una parte diversa, tipo quella di cartelli oligopolistici per il controllo del mercato delle materie da riciclo.

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