mercoledì 27 novembre 2013

rileggere il record fossile

Faticoso. Indubbiamente istruttivo e arricchente e capace di aprire una bella finestra sull'evoluzione del pensiero teorico paleontologico moderno, ma faticoso. Un po' perché in inglese, un inglese molto ricco nel vocabolario, che mi ha obbligato a usare molto (troppo!) spesso il dizionario - finché non mi son stufato e ho inziato a usare le mie  rinomate capacità intuitive -  un po' per l'argomento, una cavalcata in settant'anni di dibattito nel mondo paleontologico americano e non solo, che ha prodotto la trasformazione della "vecchia Paleontologia" - scienza descrittiva e basta, nella "nuova" - con il sorgere della Paleobiologia - ossia in una disciplina fondamentale nella tavola alta delle Scienze Evoluzionistiche. Sto parlando di "Rereading the Fossil Record" di David Sepkosky - professore a Chicago di Storia della Scienza e figlio di Jack Sepkosky, paleontologo, tra i protagonisti della cosidettà "rivoluzione paleobiologica".
Si parte dal cosidetto "Dilemma di Darwin". Il padre dell'Evoluzionismo ha sempre avuto con i fossili un reapporto di odio e amore. Inconsciamente sapeva che i fossili potevano essere la più limpida dimostrazione della sua teoria: trovare nel record fossile intere linee filetiche, con tutti i passaggi intermedi, tra una specie e l'altra, sarebbe stata la cosa migliore per fronteggiare lo scetticismo e le ostilità che si manifestavano verso la sua teoria, dopo la pubblicazione dell' "Origine delle specie" - libro d'importanza capitale nella storia della Scienza, ma vero  mattonazzo da leggere - ma, ciò era più una rarità che la regola. La fossilizzazione, vista come processo più fortuito che altro, unita alle dinamiche geologiche, faceva ritenere a Darwin che il record fosse di "default" incompleto e contraddittorio e preferì servirsene assai poco, ritenendolo contropoducente. Questo portò la Paleontologia ad essere per lo più una Scienza descrittiva, ossia concentrata sulla descrizione dei fossili , senza spingersi molto oltre. Inizierà con George Gaylord Simpson, Newell et altri, negli anni '40 negli USA un dibattito che porterà ad intrecciare i destini della Paleontologia, con la Biologia e le Scienze Evolutive, con vere e proprie rivoluzioni, come l'utilizzo dei calcolatori negli studi paleontologici, l'introduzione di concetti biologici come quello di popolazione ed ecosistema, l'uso "pesante" della statistica e della matematica, per "descrivere" e predire i meccanismi e le velocità dei processi evolutivi, sino ad arrivare a mettere in discussione la teoria di Darwin - non nelle conclusioni, ma nelle modalità  - con la rivoluzionaria teoria degli "equilibri punteggiati" di Eldredge e Gould, in cui "l'incompletezza" del record fossile, non è motivata esclusivamente dalla peculiarità dei processi di fossilizzazione, ma sopratutto dal meccanismo stesso dell'Evoluzione, che procederebbe per repentine accelerazioni, con tanti saluti al gradualismo filetico.  I reperti che mancano nel recordo fossile non mancano perché la fossilizzazione è inprecisa, mancano perché non sono mai esistiti.
Insomma un testo ricco di spunti e di precise descrizioni sullo sviluppo del dibattito che ha coinvolto e coinvolge in modo appassionato il mondo accademico americano e i cui riflessi si sono avuti e si hanno all'interno dell'intera cultura scientifica occidentale. Vi sono poi spaccati di vita personale dei vari protagonisti, che testimoniano la loro passione e devozione alla causa di capire i meccanismi dell'Evoluzione, ovverosia della Vita. Storia fatta anche di casualità, furbizie, litigi e grandi intuizioni.
Nota personale, vedere come questa storia è fatta di giovani, valorizzati nel loro percorso universitario, fa un po' riflettere pensando alla situazione italiana. Lo fa ancor di più pensando alla situazione della Paleontologia Italiana e di come essa sia ancora (per ora) insegnata in questo paese.

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