L'Africa è stata per secoli oggetto di depauperamento delle sue risorse a vantaggio di altri, noi del Vecchio Continente per primi. Eppure, proprio l'Africa ha tutte le potenzialità per sfidare le cause del cambiamento climatico ed addirittura supportare molti dei suoi più o meno ex sfruttatori in questa azione, non più come soggetto subalterno, ma vero e proprio partner, con potenziali importanti ritorni economici.
Il ragionamento è ovviamente più complesso, ma vorrei discutere degli esiti di alcuni studi (1) in corso che evidenziano il potenziale africano nel processo globale di transizione energetica verso modelli di sviluppo a basse o nulle emissioni carboniche
Attualmente circa il 50% della popolazione africana (circa 1,34 mld di persone), non ha accesso all'energia elettrica e a tutto ciò che ne consegue - questo avviene in modo disomogeneo tra le varie aree, l'area subsahariana è la più svantaggiata - la popolazione cresce del 2,5% anno, nel 2050 l'Africa dovrebbe essere il continente più popoloso, questo cambierà radicalmente i suoi fabbisogni energetici, che oggi incidono per appena il 3% della produzione mondiale di energia.
Le principali fonti energetiche dell'Africa sono ovviamente gli idrocarburi (gas e petrolio in maggioranza), per circa il 65% della produzione, cui seguono i biocarburanti e i rifiuti, il nucleare e l'idroelettrico coprono pochi punti percentuali di fabbisogno. Il potenziale delle energie rinnovabili oggi è molto poco sfruttato, per varie ragioni.
Come sappiamo uno degli elementi su cui si punta molto per ridurre il consumo di fonti fossili è l'idrogeno (H), che si è rivelato un efficiente vettore energetico. L'H si produce per elettrolisi delle molecole d'acqua separando l'idrogeno dall'ossigeno. Il processo richiede energia e, a seconda di quale è l'origine di tale energia, l'idrogeno prodotto è classificato cromaticamente per definire rapidamente la sostenibilità del processo di produzione. Il più desiderato è ovviamente quello "verde", ossia quello in cui l'energia per l'idrolisi deriva da fonti NON fossili. Non semplice però avere queste condizioni, tant'è che a livello mondiale, l'H green, verde, rappresenta solo il 17% della produzione annua complessiva.
L'utilizzo di eolico e solare per la produzione di idrogeno non è sempre una via facilmente percorribile:
- non tutte le regioni del continente hanno condizioni adeguate di irraggiamento solare o costanza dei venti.
- servono reti di distribuzione e impianti di accumulo, infrastrutture oggi molto carenti in Africa, servono grandi investimenti la loro realizzazione. Anche gli impianti di elettrolisi richiedono importanti dotazioni infrastrutturali e soprattutto tecnologiche. Per la realizzazione i paesi africani dovrebbero ricorrere a investitori esteri, col rischio di aumentare la propria dipendenza dall'estero.
- gli impianti eolici e fotovoltaici richiedono ampie superfici, che potrebbero comportare la sottrazione di aree agricole, generando problemi alla sussistenza alimentare delle popolazioni locali.
- la produzione di idrogeno per idrolisi richiede l'uso di risorse idriche, che verrebbero sottratte alle disponibilità del territorio, acuendo i problemi di approvvigionamento di acqua da bere e per irrigazione in un contesto già critico.
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