Non saprei, onestamente, e prego di non volermene, davvero, come altro definire il Consiglio Nazionale dei Geologi, viste le sue ultime dichiarazioni se non Schizofrenico. Certo l'organo è borghese e reazionario, ma formalmente è pur sempre la voce dei Geologi in Italia, per cui, sebbene per me sia come ascoltare la voce del Vaticano, quando, per bocca del Presidente fa certe affermazioni, non posso non sentirmene coinvolto.
Come può essere che a distanza di pochi giorni si riesca a fare importanti affermazioni circa il dissesto del territorio e ai rischi indotti dall'artificializzazione spinta in talune aree, quali cause predisponenti a eventi calamitosi, che mixate con gli effetti del progressivo mutare dei trend delle precipitazioni, porta a esiti disastrosi come quelli recenti in Emilia Romagna, richiamando la necessità di un radicale cambio di rapporto con il territorio, anche attraverso la sua deartificializzazione laddove possibile e di poco appresso si vada, cinguettando con uno dei ministri alle infrastrutture, meno idonei al ruolo della storia repubblicana, discettando sulla volontà di voler dare ampia disponibilità nel processo che porterà alla realizzazione di un'opera estremamente impattante come il Ponte sullo Stretto di Messina? Il problema del Ponte non è tanto la questione sismica, non ho dubbi che ingegneristicamente la cosa sia fattibile, quanto l'artificializzazione di territorio che sarà necessaria per l'opera. I piloni si mangeranno ettari di aree oggi sgombre e la viabilità connessa segnerà un'ulteriore pesante impermeabilizzazione. in due regioni che si trovano ad avere fenomeni di dissesto pesanti, gestione idrica e ambientale in seria difficoltà, siti inquinanti ben lontani dalla bonifica ed interessate da processi incipienti di desertificazione. Per non parlare di una serie ormai cronica di criticità socio economiche.
Orbene, davvero crediamo che i fondi che il ponte assorbirà non potrebbero trovare più proficuo ed efficace impiego? Davvero ci serve il Ponte per reclamare un ulteriore successo di un modello di sviluppo che fa delle infrastrutture spesso delle armi di distrazione di massa, anziché elementi di sviluppo sostenibile? Queste sarebbero Sentinelle del Territorio? Mi sembrano più i secondini.
I Geologi vogliono davvero essere parte di ciò? Crediamo che dia autorevolezza stare "nella stanza dei bottoni" da commensali? Oppure crediamo al cambio di paradigma nel rapporto col territorio? Da quale parte stiamo?
Forse è meglio se andiamo a farci vedere da uno bravo.
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