Scrivemmo tempo fa che Greta Thumberg avesse ragione ad incazzarsi con i rappresentanti della nazioni per la loro inanità, che era ovviamente espressione, però, dell'inerzia sociale con cui ci si approcciava alla transizione ecologica, poiché per molti avrebbe voluto dire fare rinunce oggetti per investire in futuro. Oggi, con la COP 26, Greta continua ad essere incavolata ed ad accusare il consesso delle nazioni di sostanziale immobilismo. Con lei il movimento dei Friday for future che un po' dappertutto oramai si è diffuso. Questa volta, però, nel nostro piccolo, ci permettiamo di non essere concordi con l'eroina svedese e siamo pronti ad essere iscritti nella lista dei cattivi, come tutti quelli che provano a dissentire dai beniamini dell'opinione pubblica. Non è vero che in questi anni non si è fatto nulla per contrastare le emissioni di CO2, specie in UE, e non vero che non si sono presi impegni veri anche alla COP 26. E' vero, però, che spesso, diversamente da quello che indicava la Scienza e che la Thumberg invitava in passato a seguire, non sempre si sono fatte scelte razionali, ma si è iniziato a perdersi in una certa trita retorica ambientale anche da parte dei ragazzi dei Fridays, per esempio quando inneggiano all'agricoltura biologica o non contemperano gas, bios e combustibile da rifiuto tra i mezzi per contrastare l'aumento di CO2 o si demonizza la Cattura di Anidride Carbonica - che è lo strumento vero per intervenire con rapidità sulla componente antropica del cambiamento climatico (anche se le emissioni di CO2 fossero azzerate domani, gli effetti perdurerebbero, senza una riduzione rispetto quanto già emesso). Inoltre come abbiamo più volte visto, la transizione energetica spesso si accompagna a nuovi, diversi e talora molto più impattanti processi di sfruttamento delle risorse naturali, basti pensare alle esigenze di minerali che le tecnologie energetiche non a combustione richiedono, per altro spesso anche a scapito di popolazioni già economicamente debolissime. Ossia, non possiamo fare la transizione ecologica a scapito dei più deboli cara Greta, tenuto conto che spesso sono gli stessi che sono stati oggetto di una distribuzione delle risorse già squilibrata fino ad oggi, così come non possiamo non pensare ai risvolti sociali, anche in termini di riconversione produttiva e di forza lavoro che l'economia verde irrimediabilmente si porta dietro, e questi passaggi non possono essere traumatici e sopratutto non si possono fare sulla pelle dei soliti noti. Capiamo Cara Greta - e non lo diciamo con fine denigratorio, ma solo a mero titolo di constatazione - che una benestante attivista borghese scandinava - non abbia chiaro il problema del proletariato sudamericano, piuttosto che di quello asiatico o anche delle classi deboli nella ricca UE. Ma chi Governa -ed leggittimato in questo - ci deve pensare per forza. Guai altrimenti. Per cui, con la transizione ecologica, Greta, Adelante, Adelante, con judicio.
mercoledì 10 novembre 2021
Adelante Greta,con judicio
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