La risorsa idrica, è noto, è quanto mai essenziale per la sussistenza della vita su questo pianeta e per la salubrità dell'ambienta antropico. Cambiamento climatico, pressione demografica, inquinamento, gestione inefficiente, sono tutti fattori che minacciano nel medio termine l'adeguatezza alle necessità delle risorse idriche.
Si stima che nel 2025 quasi 2 miliardi di persone, per lo più in Africa e Medio Oriente si troveranno in situazione di scarso o nullo accesso sicuro a fonti d'acqua potabile. Nei decenni successivi il problema potrebbe arrivare a toccare metà della popolazione mondiale. Un simile situazione è ovviamente fortemente destabilizzante da un punto di vista sociale, in quanto foriera di epidemie, migrazioni di massa (per altro in parte già in atto) e conflitti. I prodromi di questo scenario non mancano certo oggi.
E' necessario avviare inziative su scala globale di tutela delle riserve e di una loro efficiente gestione.
L'acqua potabile non può più continuare ad essere utilizzata in maniera massiccia per attività ricreative, antincendio, pulizie e igiene e irrigazione, in assenza di meccanismi di recupero come oggi.
L'uso irriguo ha in particolare un peso molto importante nel consumo d'acqua, il 70-80% su scala globale. Di converso, mentre si assottigliano le riserve idropotabili, aumentano i flussi di acque reflue di depurazione; questo è un segnale positivo, poiché indicano il progressivo aumento della capacità globale di trattamento reflui e acque di scarico urbane e industriali. Ovviamente il dato non è equamente distribuito a livello mondiale. Ma ci sono segnali incoraggianti un po' dappertutto. Uno
studio di recente pubblicazione su WATER fa un po' il punto della situazione. Al 2012 in Cina, veniva registrata un produzione di 68,5 miliardi di metri cubi di acque di depurazionie, pari alla portata dell'intero Fiume Giallo. Nei paesi africani si inizia a vedere l'insediamento di diversi impianti di trattamento, con produzioni in crescita, per esempio l'Egitto che sempre al 2012 mostrava già una produzione di 5 miliardi di metri cubi.
Queste acque possono essere un valido sostituto delle riserve idropotabili naturali ai fini irrigui. Ovvio che, per tale scopo, è necessario un processo di trattamento che veda la rimozione dei solidi sospesi, la riduzione della domanda di ossigeno biochimico e chimico (BOD e COD), quindi della presenza di sostanza organica e successivamente di quella di inquinanti vari, metalli pesanti in primis, ma anche dei cosidetti "inquinanti emergenti", come per esempio i PFAS, ormai fin troppo noti purtroppo, e affini.
L'affidabilità, l'efficienza e la verificabilità del processo di trattamento sono ovviamente fondamentali, così come tutto il processo di gestione e controllo e monitoraggio parametrico delle acque per loro conformità prima del riuso. Sono alle cronache recenti casi di mala gestione di fanghi e reflui di depurazione, a dimostrazione dell'importanza della tracciabilità dei flussi e dei controlli.
L'uso delle acque di depurazione è ormai crescente in UE dal 1999 al 2014, tale pratica è cresciuta dal 10 al 29% del consumi idrico complessivo, nel medesimo periodo negli USA e in Cina la crescita è stata del 41%. In questa classifica, a livello europeo, l'Italia è seconda dopo la Germania.
Proprio per la rilevanza che tale pratica sta assumendo, sono diventati numerosi gli studi di valutazione degli impatti e dei rischi per l'ambiente e la salute. La WHO (World Health Organization) e la FAO (Food Agricolture Organization) hanno emanato diverse linee guida per poter rendere più diffusa e controllata questa modalità di riuso delle acque. In vari paesi, Cina ed Egitto particolarmente, ma anche in Australa, USA, UE, sono state condotte campagne di analisi per individuare i parametri fondamentali da monitorare nelle matrici suolo e acqua al fin di stabilire gli effetti delle acque di depurazione negli usi irrigui. Si sono monitorate sia le matrici che le colture. I parametri principali oggetto di monitoraggio sono stati:
- SALINITA' e ALCALINITA': le acque di depurazione spesso hanno valori più elevati rispetto alle "primarie" (ossia quelle potabili o comunque da riserve idriche naturali), questo può alterare l'alcalinità del suolo, con variazioni nella permeabilità, nel chimismo, dando origine a fenomeni di lisciviazione o decarbonatazione in determinati casi, con risvolti negativi per le colture. Tale problematica può essere contenuta sia tenendone conto nei processi di depurazione, sia affiancando all'uso irriguo di queste acque l'utilizzo di ammendanti e fertilizzanti organici in modo da controbilanciare immediatamente gli effetti.
- SOSTANZA ORGANICA e METALLI PESANTI: se il trattamento di depurazione non è adeguato o i parametri tecnici non sono stringenti, le acque di depurazine possono avere valori medi, rispetto al suolo naturale, più alti per tali parametri. Gli effetti in tal caso possono andare dall'acidificazione dei suoli, alla diffusione di patogeni, a fenomeni di bioaccumulo nelle colture con effetti sulla saluta umana nel medio - lungo termine. In questo caso solo la buona gestione tecnica degli impianti di depurazione e il monitoraggio successivo possono evitare la problematica.
Studi ormai pluriennali sull'uso di acque di depurazione confermano che, se queste derivano da processi monitorati ed efficenti, questo migliora diversi parametri del suolo in termini di fertilità, attività biologica e chimica con aumento della produttività e dei valori nutrizionali delle colture. Il che ovviamente con risparmio di risorse idriche. Per altro, parrebbe inoltre, sempre dalle evidenze in campo, che se l'irrigazione con acque di depurazione è praticata con sistemi fissi, a splinker, a livello campagna, i risultati siano massimizzati.
Concludendo, il beneficio dell'uso di acque di depurazione appare palese, stante le evidenze sperimentali su larga scala ormai pluriennali, purché associato a sistemi di depurazione egestione dei reflui efficienti e controllati (in caso di malagestione invece gli effetti possono davvero essere disatrosi - ed essere connessi a fenomeni dichiaratamente criminali). E' perciò necessario, vista la commercializzazione su scala globale di prodotti agrotecnici, la necessità di un sistema di regolazione e controllo universale per tale pratica, con elementi di controllo e standard di monitoraggio che devono essere inevitabilmente condivisi e unitari.
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