lunedì 15 gennaio 2018

Ciao Venezia

Una vecchia canzone Veneziana, titolava Ciao Venezia ciao ciao, raccontando l'estasi di un visitatore che lasciava Venezia, non trovando le parole per raccontare l'estasi che la città gli provocava. Indubbiamente Venezia e la sua Laguna sono un mix incredibilmente unico, meraviglioso, fragile se pensiamo alla caducità delle lagune, contraddittorio se pensiamo alla presenza di un'area industriale dirimpetto alla Laguna, al traffico delle grandi navi. Una realtà straordinaria per cui è ovvio che ci si affanni per proteggerla dagli effetti del cambiamento climatico, dal tempo, dalla subisdenza, dall'eustatismo, dalla pressione antropica, affanno non sempre adeguatamente ponderato, talora controproducente, vedi alla voce MOSE.
Per preservare la Laguna, o meglio per accompagnarla in modo il meno traumatico possible, consentendo l'adattamento dei sui ecosistemi, nella sua evoluzione, che tende inevitabilmente a una sua pelagizzazione (maggior caratterizzazione marina), per via dell'aumento del livello del medio mare e riduzione dell'apporto sedimentario per gli interventi avvenuti sui corsì d'acqua scolanti in Laguna, durante le varie epoche storiche, è necessario avere un quadro di conoscenze di dettaglio preciso e aggiornato, in grado di alimentare la costruzione di modelli che consentano di valutare gli scenari evolutivi, nel breve, medio e lungo periodo (in riferimento a tempi storici, non geologici ovviamente - parlassimo di tempi geologici, dovremmo dare per assodata la scomparsa di questo connubio straordinario).
Era il 2006, quano si tenne un convengo della SIGEA sulla Geologia Urbana di Venezia. Finalmente si inziava a parlare delle città come "ambienti geologici", caratterizzati da interazioni con le varie matrici ambientali, da fenomeni e da processi peculiari. Da allora molti convegni sono stati fatti sul tema e su molte altre città, la Geologia Urbana non è ancora un ramo delle Scienze Geologiche compiutamente sviluppato, ma se non altro, ormai è un fatto che l'attività del Geologo non si limita al rilevamento geologico in alta montagna. Tornando al 2006, in quella sede, l'allora Sindaco Cacciari, portando i suoi saluti, esordiva ricordando come fosse importante che la comunità tecnico scientifica si riunisse per presentare lo stato dell'arte delle conoscenze su Venezia e le sue problematiche e di come fosse necessario che tali conoscenze fossero il più possibile chiare e affidabili, perché su quelle si sarebbero basate le strategie di difesa della città negli anni a venire. All'epoca si doveva ancora decidere che fare del MOSE per esempio, Cacciari strigliava l'auditorio stigmatizzando come da quella medesima comunità gli arrivassero previsioni sui mutamenti eustatici prossimi che divergevano anche di 40-60cm. In effetti un'enormità. In quell'occasione fu presentato un sunto sulle conoscenze circa la subsidenza dell'area Veneziana (1) in cui si evidenziava un trend di abbassamento al 2002 nel lungo periodo di 0,5mm/anno (anche se in alcune parti della laguna si arrivava a 4mm/anno!), cui si assomava un dato di 1,2mm di aumento eustatico. Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata, è proprio il caso di dirlo, il MOSE è ormai in dirittura d'arrivo, accompagnato, da dubbi e scandali, il cambiamento globale è nelle agende dei governi, il tema del monitoraggio della Laguna di Venezia e dell'impiego di tecnologie innovative allo scopo, é quanto mai presente, come si evince da molti lavori, ne citiamo uno per tutti, quello di Madricardo et al, del 2016, dove si fornisce una nuova mappatura dei canali lagunari, ottenuta con tecnica multiraggio ad alta risoluzione, pubblicato su Nature, Tutto ciò per confermare che solo un puntuale e costante monitoraggio delle dinamiche lagunari può consentirne di prevederne gli scenari evolutivi e di valutare gli impatti di opere che su di essa dovessero insistere.
ISPRA ha di recende presentato aggiornamento dei dati al 2016 relativi a eustatismo e subsidenza della Laguna di Venezia, e come volevasi dimostrare, il panorama è ben diverso dallo scenario del 2006. Si rileva un trend di subsidenza in netta ripresa, almeno 1,5mm/anno e un trend eustatico  di 1,9mm/anno, si badi poi che ciò comporta dei fenomeni che tendono ad accelerare ulteriomente il la subsidenza, si pensi al solo innalzamento marino, che comporta un approfondimento della penetrazione del cosidetto cuneo salino (ingresso di acque salmastre nel sottossuolo verso terra) con conseguente collasso dei letti argillosi per decarbonatazione. E' chiaro che tale nuovo scenario impone un riflessione, sopratutto degli organi decisori. Riflessione che deve essere approfondita  nel contempo rapida. Si deve valutare se le soluzioni messe in campo sono efficaci anche in un quadro in evoluzione e se si è stati "adeguatamente pessimisti" nella loro progettazione o se si deve intervenire di nuovo. La comunità tecnico-scientifica deve dare a chi decidi informazioni e proposte chiare. Chi decide, però, deve saper decidere, prima che il problema, è proprio il caso di dirlo, ci sommerga

bibliografia
(1) la subsidenza nel veneziano (sintesi dei dati), Carbognin, Rizzetto, Teatini, Tosi, Strozzi - Geologia Urbana di Venezia SIGEA, 2006
High resolution multibeam and hydrodynamic datasets of tidal channels and inlets of the Venice Lagoon, Madricardo et alii, Nature, 2016.
ISPRA Innalzamento del livello medio del mare a Venezia: eustatismo e subsidenza, Quaderni ricerca marina, 2017

Nessun commento:

Posta un commento