venerdì 27 giugno 2014

le ASL dell'ambiente.

Ho letto un interessante articolo  Ambiente e Sicurezza a firma di Franco Lenarduzzi, tecnico della Provincia di Gorizia, che lancia una interessante proposta per il dopo provincie, in materia ambientale. Le Provincie sul tema hanno varie competenze, particolarmente nelle regioni a statuto autonomo, ma anche in VENETO, dove a seguito della L.R. 3 del 2000 e varie successive, molte competenze sono state delegate alle stesse in materia ambientale. Autorizzano impianti di trattamento rifiuti, autorizzano scarichi ed emissioni in atmosfera, seguono bonifiche e sicurezza suolo e idraulica, danno indirizzi per le politiche di gestione dei rifiuti, sovrintendono ai piani cava, e via dicendo. Tutto ciò, con la fine delle Provincie, apre uno scenario d'incertezze. Tali competenze dovrebbero ritornare in capo alle Regioni, che credo, onestamente, si troveranno in difficoltà a gestirle, essendo molto spesso di operatività spiccia. Nell'articolo su menzionato, si propone un'interessante ipotesi: cogliere l'occasione per un generale riassetto ripensando le ARPA regionali, altro ente tutt'altro che in buona salute. La Regione dovrebbe restare come soggetto di pianificazione e coordinamento, ma sul territorio si dovrebbero creare delle Azienda Ambientali che accorpassero le funzioni provinciali e delle ARPA, ossia si mutuerebbe il sistema sanitario delle ASL. Le AAL (Azienda Ambientali Locali), accorperebbero funzioni di vigilanza e controllo, ad altre di autorizzazione e intervento, creando un soggetto unico per queste dinamiche (solo questa operazione avrebbe il beneficio di ridurre i soggetti di cui si necessita di parere in varie procedure ambientali, rendendole più snelle, riducendo i tempi della burocrazia, a favore di quelli del controllo), il che permetterebbe anche di creare soggetti con maggior "visione d'insieme" dei temi ambientali. In questo senso va evitato il rischio di polverizzazione e campanilismo, le AAL presidierebbero su aree territoriali omogenee, per problematiche o per geografia, ma di dimensioni sufficienti per rendere effettivamente efficaci pianificazioni vere, evitando la tipica dispersione e spesso contraddittorietà in ambito ambientale dovuta alla pluralità di soggetti coinvolti e alla frammentazione istituzionale dei territori. Questi soggetti concentrerebbero così anche competenze, potrebbero diventare centri di specializzazione su tematiche ambientali connesse al territorio ridisegnando in un ottica di funzionalità ed efficienza il ruolo delle Istituzioni in ambito ambientale. Inoltre essendo soggetti a un unico centro di coordinamento e pianificazione, la Regione appunto, queste entità potrebbero garantire una maggior omogeneità interpretativa delle norme e delle procedure ambientali, cosa ad oggi tutt'altro che scontata, basti pensare alle diverse modalità di applicazione di norme nazionali o di scrittura di autorizzazioni tra province confinanti, aspetti che da anni rendono spesso ostica l'attività di imprese e la comprensione dei cittadini in materia d'ambiente e che ha portato spesso a scelte fra loro contraddittorie e conflittuali tra realtà contermini, a scapito dell'ambiente stesso e della collettività.

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