Anche l'Italia si dota del suo Piano nazionale di prevenzione rifiuti (lo trovate al link http://www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com/al-via-il-programma-nazionale-di-prevenzione-dei-rifiuti/0,1254,89_ART_9522,00.html). In ottemperanza/CE, che imponeva agli statu UE di dotarsi entro il 15 dicembre 2013 di un proprio piano di prevenzione rifiuti, ovverosia di darsi delle linee guida per prevenire la produzione di rifiuto, l'Italia arriva a un paio di mesi dalla scadenza, tra gli ultimi, se non ultima. Ora, al di là del fatto che a incamminarci verso gli obbiettivi UE ci ha dato una mano la crisi economica (l'UE ha dato degli obbiettivi di calo della produzione rifiuti rispetto al PIL, noi, per non sbagliare, abbiamo calato sia l'una che l'altro), con un segno di almeno -3% tra 2012 e 2011, più che una strategia effettiva sul tema, quindi non c'è di che rallegrarsi, alcune considerazioni su questo provvedimento, mi sento in dovere di farle.
Mi complimento per il linguaggio. Chiunque legga la relazione, potrà riscontrare che al di là dei molti richiami normativi, che un po' ne complicano la lettura, la relazione è stranamente intelleggibile, non scritta in astruso burocratese tecnicista. Onestamente, è l'unico aspetto positivo che ci vedo. Per il resto la sensazione che ho avuto è stata come quando leggi un tema, di uno che non aveva voglia di farlo e si perde in un infinito preambolo in cui ripete i medesimi assunti. Dopo infatti, il doveroso richiamo di tutto lo scibile normativo sul tema (meravigliosa la norma che parla di efficientamento della pubblica amministrazione, attraverso la riduzione di documentazione cartacea), vengono richiamati i soliti concetti di prevenzione e riuso e richiami triti e ritriti, all'ecodesign, all'incentivo alla riduzione degli imballaggi, più prodotti alla "spina", più acqua del rubinetto. Insomma, tanti copia e incolla dai tanti rapporti sul tema. Par quasi che, siccome dovevamo scrivere qualcosa prima di dicembre, per evitare l'ennesima multa abbiamo fatto un po' di copia e incolla e presentato il compitino.
Ora, lo strumento sarebbe importante, dovendo indirizzare le politiche locali e anche le politiche delle imprese. Credo che una maggior concretezza e specificità la si sarebbe potuta e dovuta esprimere.
Un esempio concreto? Si stanno diffondendo i "bags in a box", ovverosia molti prodotti liquidi (vini, succhi), vengono confezionati in sacche plastiche, dotate di rubinetto, di plastica, messe all'interno di scatole di cartone, un imballaggio simile è complesso, di difficile e laborioso riciclaggio, diciamo che non va fatto, o che deve parare un contributo per l'immissione al consumo alto, così disincentiviamo la produzione; idem per tutti quei contenitori in tetrapak, dotati di svariati ammenicoli plastici. Introduciamo chiaramente meccanismi che favoriscano la produzione di imballaggi semplici e di facile gestione. Altro esempio le cialde da caffé, ormai diffusissime sono le macchinette con cialde da caffé con involucro in plastica rigida. Sono difficilissime da gestire e da avviare a recupero. Finendo per lo più a incenerimento o discarica. Se ne disincentivi o vieti la produzione o si incentivi la produzione di macchine da caffé che non le usano. Sembrano piccinerie, ma vi assicuro che in termini di massa, queste cose pesano, eccome. Ecco, dal piano, visto il tempo avuto per pensarci mi sarei aspettato molta più concretezza e linee molto più chiare e dirette. Insomma più prosa che poesia.
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