Paradossalmente potrebbero diventare disponibili risorse che
servono alle tecnologie green che dovrebbero essere funzionali alla transizione
energetica verso uno sviluppo meno climalterante. Sembra una gigantesca opera
di Escher in chiave ambientale.
La più grande isola del mondo, la Groenlandia di Erik il
rosso è al centro della corsa all’Artico2. Anche questa è una terra
geologicamente molto antica, oggi molto stabile, ma frutto di collisioni
titaniche, intense attività vulcaniche, fratture e saldature, ci sono rocce più
vecchie di 3 miliardi di anni3. Sostanzialmente la Groenlandia è
costituita da tra placche che si sono saldate oltre 2 miliardi di anni fa e che
si sono trovate coinvolte nei processi di scontro e separazione con lo scudo
canadese da una parte e la Laurasia dall’altro, in parte è stata coinvolta
nelle vicende che hanno portato alla formazione dello scudo ucraino, ci sono
stati diversi processi di orogenesi e di distensione, l’ultimo si è concluso
dell’Oligocene, circa 45 milioni di anni fa. Il connubio di fenomeni vulcanici
e metamorfici determina le peculiarità litologiche, che rendono oggi la Groenlandia
così desiderabile. Vi sono, infatti, riserve accertate di Uranio, Torio, ma
soprattutto terre rare e petrolio4,5.
L’amministrazione Trump che sta cercando di affrancare gli
USA da ogni possibile dipendenza cinese sui minerali strategici vuole sfruttare
la situazione6. La Groenlandia è un boccone prelibato sia per le sue
risorse che per il controllo delle rotte artiche, averla rafforzerebbe gli
Stati Uniti del gruppo dei paesi che si spartiscono il controllo del polo. Qui,
però, diversamente dal caso ucraino dove il governo statunitense usa, a mo’ di
ricatto, il sostegno contro l’invasione russa, per costringere Kiev a cedere le
proprie risorse, per cercare di portarsi a casa l’isola gli americani stanno
facendo pressioni sulla comunità locale, ingerendo nella politica interna e
facendo sfoggio muscolare paventando interventi militari al fine di mettere in
sicurezza la Groenlandia da possibili mire moscovite e pechinesi. Oggi la terra
di Erik il Rosso, pur godendo di ampia autonomia e in procinto di raggiungere
piena indipendenza è sotto amministrazione danese, in particolare per la
politica estera. Copenaghen ovviamente risulta particolarmente irritata dall’atteggiamento
statunitense e lo è anche l’UE che ha avviato da qualche tempo diverse
iniziative di cooperazione con l’isola su questioni che vanno dalle politiche
energetiche ad appunto quelle minerarie.
Per il momento i groenlandesi non sembrano apprezzare, anzi, gli
approcci di Washington, ma visti i tempi non si possono escludere iniziative
che sembravano impensabili fino a ieri.
Per altro le risorse così ambite, potrebbero in realtà non
essere così magnifiche. La steenstrupina,
il minerale che contiene le terre rare, presente in Groenlandia, è piuttosto
complesso, con composizione variabile, il che rende arduo standardizzare un
processo efficiente di raffinazione, che per altro risulta ambientalmente molto
impattante e costoso, tanto da non aver finora prodotto particolari iniziative
minerarie in materia. Questo, però, dipende
dal fatto che finora il controllo dell’autorità locale sulla questione è stato
diretto e forte e ovviamente i groenlandesi hanno nella tutela del loro
territorio una fortissima preoccupazione.
Se l’isola diventasse satellite, protettorato o parte integrante degli
USA potrebbero diventare altri i parametri di giudizio, con forte rischio che
non sarebbero del tutto ponderati e razionali, opzione non improbabile visto
come ragiona l’establishment trumpiano.
L’UE deve necessariamente rafforzare la cooperazione con Copenaghen
e la Groenlandia, favorirne il processo di autodeterminazione, contrastare le
ingerenze USA e tentare di creare un fronte comune col Canada che abbia nella
cooperazione diplomatico-economica anche delle risorse strategiche una forte
intesa e che porti ad un’alleanza in grado di presidiare quello che è uno dei “punti
caldi” del pianeta nella sfida alla sostenibilità ambientale, l’Artico, trincea
dove sono destinarsi a fronteggiarsi modelli di sviluppo contrastanti, ma
anche, a quanto pare la democrazia con l’autocrazia.
1) Artico: geopolitica di una partita a due
3) La storia geologia della Groenlandia e la sua importanza economica e strategica
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