sabato 4 novembre 2017

Miniere&Foreste: l'ardua convivenza

L'attività estrattiva  indubbiamente  ha un impatto non secondario sulle matrici ambientali. Oltre alla diretta interazione col sottuolo, all'estrazione di minerali, alle possibili interferenze con la circolazione idrica sotterranea, va tenuto conto dell'impatto che le attività estrattive hanno sulla qualità dell'aria, sull'incremento di traffico veicolare, non che della problematicità paesaggistica e della spinosa questione delle risulte di scavo e dei procedimenti, spesso piuttosto "hard" di estrazione del minerale. Se poi la miniera sorge entro una foresta, vi è anche il problema della deforestazione, che diventa enorme se la foresta è quella amazzonica. Uno studio di Laura Sonter dell'Univeristà del Vermont e di colleghi di varie istituzioni, pubblicato su Nature Communications, riportato su Le Scienze,  analizza attentamente la questione ridefinendone la portata. Sino a oggi si riteneva che la deforestazione dovuta alle attività minerarie in Brasile fosse limitata alle zone di concessione e che il contribuito alla riduzione di area a foresta di tali pratiche fosse relativamente contenuto entro i limiti delle concessioni di scavo e che spettasse all'urbanizzazione e all'agricoltura la palma per la responsabilità sulla riduzione degli spazi per gli alberi,  non è esattamente così. Lo studio citato ha analizzato 15 anni di foto aree dell'agenzia spaziale brasiliana e considerato le concessioni per diverse tipologie di attività estrattive, riscontrando che il tasso di deforestazione dell'Amazzonia, legato alle attività minerarie è di circa 12 volte più grande di quanto si credesse e che non si concentra tanto nell'area di concessione, ma fuori da questa. Infatti, l'apertura di una miniera, comporta la creazione di una rete infrastrutturale di supporto, non che spesso l'insorgenza di aree urbane non troppo lontane dalla miniera stessa o comunque limitrofe alla realtà urbana esistente più prossima all'attività. Questo perché la miniera richiede strade, depositi, manovalanza. Almeno il 10% della deforestazione amazzonica complessiva, che pure ha avuto una riduzione grazie a vari accordi, negli anni precendeti, più che altro, si deve all'attività mineraria. Troppo. Questo, nonostante una significativa riduzione  negli ultimi anni, sopratutto grazie all'attività di associazioni ambientaliste e di centri di ricerca che hanno indotto il Brasile a dotarsi di una legislazione più limitante in tal senso. Ora va detto che l'attività mineraria ad oggi ci è indispensabile,  pensiamo al tasso di incremento demografico dell'umanità e al sempre maggior accesso a prodotti vari, specie di tipo tecnologico, di una fascia sempre più ampia di popolazione. I processi di recupero materia non sono ancora efficenti sufficientemente a livello industriale qualiquantitativo per consentirci l'abbandono dei giacimenti. E non lo saranno ancora per molto, purtroppo. Come Geologi, non possiamo fingere di non sapere. Già in post precendeti sull'attività estrattiva di metalli, ho ricordato come il Geologo non possa interpretare il suo ruolo in modo burocratico e asettico, ma debba rendersi conto degli effetti sulle matrici ambientali delle attività che avvengono sotto la sua supervisione e agire di conseguenza, cercando di unire opposte esigenze. Così come degli effetti sulle "matrici sociali".
E' necessario un approccio adeguato alle attività estrattive, che considerino anche l'indotto, che applichino le migliori tecnologie e sappiano considerazione l'evoluzione nel tempo degli effetti dell'attività mineraria in un dato sito. Inoltre bisogna cercare di mantenere il più possibile tali attività entro il perimetro dei paesi democratici. Troppo spesso anche membri della comunità Geologica cavalcano movimenti che portano le industrie minerarie e quelle collegate a spostare le proprie attività in paesi dove invece vi sono forme di governo o totalitarie o in aperto caos. Questo per aver più "mano libera". Le comunità democratiche quindi, agiscono ipocritamente, pensando di preservare i propri territori, importano comunque quei beni, che non vogliono essere prodotti in casa propria, ma lasciano siano realizzati altrove, senza curarsene del come. Invece, attività che hanno impatti importanti sociali e ambientali, se eseguite senza l'opportuno controllo, devono essere mantenuto proprio dove un controllo istituzionale e civile è effettivamente possibile, proprio per far sì che esse avvegano nel modo più "sopportabile" (per certe attività parlare di "sostenibilità" o "compatibilità" è pura ipocrisia) per il sistema socio-ambientale. Insomma ci si deve assumere le proprie responsabilità, come consumatori, cittadini e Geologi.

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