Il 18 gennaio 2016 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale la Legge n.221 del 28 dicembre 2015, il cosiddetto "collegato ambientale", Ma collegato a cosa? Alla Legge di Stabilità (la vecchia Finanziaria), del 2014. Come hanno osservato molti commentatori molto più autorevoli di me, la legge introduce sì importanti elementi di novità, ma presenta anche una certa disorganicità, andando a toccare settori diversi, apparentemente senza un chiarodisegno strutturato e sopratutto rimettendo mano al TU Ambiente, il D. Lgs 152/06, norma che, ormai, conta sempre almeno una paio di robusti aggiustamenti ogni anno. Non occorre ricordare come l'instabilità normativa non sia proprio un elemento positivo...
Ciò detto, andiamo rapidamente a vedere quali sono quegli interventi che vanno a toccare la questione "rifiuti". Viene incentivata la così detta green economy e si delinea una tendenza a favorire i recupero di materia, rispetto a quello energetico, mentre ci sono misure, a mio avviso, contraddittorie circa il ricorso alla discarica, vediamo quali:
- Si riducono gli incentivi per il recupero dei rifiuti a base di legno da raccolte differenziate in ambito energetico, intesi sia come impianti termici che a biomasse.
- Si ammette nei circuiti di produzione fertilizzanti da trattamento frazione organica, la plastica biodegradabile, che non sarà più da eliminare, questo dovrebbe facilitare le raccolfe della FORU (frazione organica) e ottimizzare i costi di raccolta.
- Si pone una stretta sulle attività dei "ferrivecchi": qui bisogna dire che si crea un piccolo, ma significativo problema sociale, in molti territori, tramite "autorizzazioni" rilasciate dal Comune o dai Gestori del Servizio di Raccolta Urbana, si consentiva, sopratutto a persone disagiate, di condurre attività di raccolta "ferrivecchi", in sostanziale franchigia dalle normali normative sui rifiuti, di fatto tali attività non si possono più fare, io dico giustamente, poiché all'interno di questa "zona franca" ormai si era insediato tutto e il suo contrario, ma il problema di come sostenere queste fasce sociali, il legislatore se lo dovrebbe porre.
- Si introduce la possibilità per i colpevoli di "danno ambientale" di avvalersi di possibilità di transazioni che prevedano la bonifica degli inquinamenti da essi provocati, attraverso appositi accordi di programma; immagino che taluni vedano in queste transazioni un favore all'illegalità, io ritengo invece sia una scelta pragmatica per risolvere diverse situazioni di degrado ambientale, che altrimenti rischiano di rimanere croniche sul territorio. Tale disposizione va resa, secondo me, più puntale nelle tempistiche.
- Si premiano i virtuosi della raccolta differenziata cosentendo una riduzione della ecotassa per il conferimento in discarica in ragione dei livelli di raccolta raggiunti, criterio di per sé giusto, se non fosse che attualmente ogni Regione adotta un suo criterio per il computo della raccolta differenziata, sarebbe ora che la parametrizzazione su base nazionale, con criteri omogenei e univoci, che da tempo giace al Ministero fosse adottata, altrimenti si rischia che ogni Regione calcoli a modo suo e pro domo sua, le prestazioni di raccolta.
- L'incenerimento viene equiparato alla discarica in termini di ecotassa (prima era il 20%), questo potrebbe portare, stante la competenza regionale sui piani rifiuti, al surrettizio incentivo alla discarica, specie in quelle Regioni dove già vi si ricorre troppo. I processi termo distruttivi, laddove non vi siano alternative, sono indubbiamente più controllabili e tracciabili dello smaltimento in discarica.
- Si introducono meccanismi di riduzione incentivante per la TARI, che la rendono più simile alla vecchia TIA, attraverso regolamentazioni comunali; stante tale misura, sarebbe opportuno rivedere su base nazionale i criteri di assimilazione agli urbani, onde evitare, come è capitato e capita enti locali che "drogano" le proprie raccolte con assimilazioni quanto meno discutibili.
- Si introduce in via sperimentale il ritorno al "vuoto a rendere", si stimola la messa in opera nelle aziende agricole di impianti di compostaggio a valenza locale, e si introduce la possibilità di compostaggio di "comunità" in spazi idonei individuati dal Comune.
- Si impone ai produttori di sigarette e altri tipi di oggetti, di pubblicizzare buone pratiche contro la dispersione di rifiuti di piccole dimensioni, su questa questione ci farò un post dedicato.
- Finalmente si pone il problema della gestione del fine vita dei pannelli solari, cosa a cui siamo ancora impreparati.
- Si abroga il limite dei 13.000 KJ/Kg di potere calorico, per il conferimento in discarica di rifiuti, limite più volte prorogato, ma che di fatto non ha un vero significato, tale parametro di fatto, non è dirimente per valutare la conferibilità, ma non si stabilisce una chiara e valida alternativa. Di fatto ci si dovrebbe basare su un principio di processo, per cui in discarica dovrebbe solo lo scarto finale prodotto a valle di tutti i processi di recupero tecnicamente, economicamente e ambientalmente esperibili.
- In ogni caso il collegato fissa nuovi obbiettivi per la riduzione del conferimento rifiuti in discarica, in particolare dei biodegradabili.
- Si introduce la possibilità nei centri raccolta comunale di attività propedeutiche al riutilizzo, quindi atte a prevenire la produzione di rifiuti.
Questa è una rapida scorsa del collegato in tema rifiuti, sulle questioni a mio avviso più salienti. Onestamente credo sia tempo di affrontare l'argomento in maniera più organica, semplificando davvero le norme e collegandole maggiormente a meccanismi regolamentari più agili, la farraginosità della norma non favorisce trasparenza o economicità, anzi, reden difficile la vita di chi pera con cognizione nel settore. La green economy, l'economia circolare, una gestione proficua dei processi di riciclo che consentano l'ottimizzazione della risorsa rifiuto richiedono un forte investimento in pragmatismo e una forte introduzione di tecnologia e una minor ansia da prestazionie, troppo spesso l'opinione pubblica si aspetta di "lucrare" sul riciclaggio e sul recupero, nel senso di riduzione di tasse, ma troppo spesso si oppone ai processi industriali che una gestione efficace del rifiuto richiederebbe. Il problema che il cittadino si dovrebbe porre non è cosa ci guadagni a ottimizzare le gestioni dei rifiuti e energetiche, ma cosa ci perda a non farlo.
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