Avrebbe dovuto uscire il 20 agosto la Carta delle
Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI) ad ospitare il Deposito Nazionale per rifiuti radioattivi e
Parco Tecnologico, rispettando i tempi previsti dal D.Lgs. 31/2010,
ossia entro 7 mesi dalla pubblicazione della Guida Tecnica n. 29 di ISPRA, avvenuta il 4 giugno 2014. Dal sole 24 ore, apprendo che non sarà così.
Il
2 gennaio 2015 SOGIN, la Società pubblico-privata nata appositamente per la gestione dei rifiuti radioattivi in Italia, ha consegnato ad ISPRA la proposta di CNAPI, successivamente, il 13 marzo ISPRA ha comunicato di aver consegnato al Ministero
dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e al Ministero
dello Sviluppo Economico la sua relazione sulla proposta SOGIN. Il
16 aprile 2015 il Ministero dello sviluppo economico e il Ministero
dell’ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, hanno
contestualmente chiesto degli approfondimenti tecnici a SOGIN e ISPRA sulla carta.
SOGIN ha fornito gli approfontimenti richiesti a ISPRA, che ha ripassato il tutto ai Ministeri, i quali entro il 20 agosto appunto avrebbero dovuto dare il nulla osta a SOGIN per la divulgazione della Carta. Nel mentre di questo ping pong, SOGIN, in collaborazione con gli Ordini dei Geologi del Piemonte, Lazio e Lombardia (Regioni che ospitano centrali nucleari dismesse e quindi potenziali candidati a ospitare il Deposito) ha iniziato dei momenti pubblici confronto sulla questione.
Il 21 luglio, i ministeri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente sino sono prodigati a chiarire che “a fine agosto non sarà deciso il sito che ospiterà il deposito dei
rifiuti nucleari. Il percorso che deve portare all’individuazione
dell’area è molto più articolato, ma allo stesso tempo aperto e
trasparente”. Un mettere le mani avanti contro le inevitabili polemiche che sorgeranno appena la carta sarà resa pubblica, con inevitabili comitati, ambientalisti e politici pronti a cavalcare la tigre. Ma che cos'è il Deposito Nazionale e perché è un'opera strategica per questo paese?
Il
Deposito Nazionale è un’infrastruttura ambientale di superficie dove
mettere in totale sicurezza i rifiuti radioattivi. La sua realizzazione
consentirà di completare il decommissioning degli impianti nucleari
italiani e di gestire tutti i rifiuti radioattivi, compresi quelli
provenienti dalle attività di medicina nucleare, industriali e di
ricerca. Congiuntamente al Deposito sorgerà un Parco Tecnologico: un centro di ricerca sui rifiuti radioattivi e dello sviluppo
sostenibile in accordo con il territorio interessato.
I rifiuti radioattivi derivano da molteplici attività indispensabili: la
diagnostica e la terapia medica (per es. la radioimmunologia, la
radioterapia), la ricerca scientifica, l’industria agroalimentare (per
es. la sterilizzazione delle derrate per irraggiamento), i controlli di
produzione industriale (per es. le radiografie di saldature). Questi
rifiuti, per un tempo variabile da pochi istanti a milioni di anni,
emettono radiazioni che possono avere effetti negativi sull’ambiente e
sull’uomo, per effetto del “decadimento radioattivo” tali radiazioni scemano nel tempo.
In Italia, i rifiuti radioattivi sono classificati in tre categorie, secondo il grado di pericolosità radiologica:
- I Categoria: rifiuti radioattivi la cui radioattività decade fino al livello del fondo naturale in tempi dell'ordine di mesi o al massimo di qualche anno. A questa categoria appartengono una parte dei rifiuti da impieghi medici o di ricerca scientifica;
- II Categoria: rifiuti radioattivi a bassa/media attività o a vita breve, che perdono quasi completamente la loro radioattività in un tempo dell'ordine di qualche secolo;
- III Categoria: rifiuti radioattivi ad alta attività o a vita lunga, per il decadimento dei quali sono necessari periodi molto più lunghi, da migliaia a centinaia di migliaia di anni.
La gestione di tali rifiuti è complessa, come quella di altri rifiuti potenzialmente pericolosi.
I
rifiuti di I categoria vengono immagazzinati in
condizioni controllate fino alla riduzione dei livelli di radioattività. Poi vengono gestiti come rifiuti
convenzionali o speciali.
I rifiuti
di II e III categoria vengono invece sottoposti al “condizionamento”,
cioè a trattamenti chimici e fisici che li convertono in forma solida,
stabile e duratura adatta per la manipolazione, il trasporto e infine
lo smaltimento in depositi dedicati. Il rifiuto condizionato è, dunque,
un manufatto costituito dal materiale radioattivo inglobato in un
materiale inerte, generalmente cemento o vetro, posto in un contenitore
esterno costituito da un fusto in acciaio
Lo smaltimento dei rifiuti radioattivi condizionati prevede la
collocazione definitiva dei manufatti in un deposito, con l'intenzione
di non recuperarli; il deposito deve garantire il completo isolamento
dalla popolazione e dall'ambiente fino a quando la radioattività, per
effetto del decadimento, non raggiunga valori paragonabili a quelli del
fondo ambientale.
Nel caso dei rifiuti radioattivi di bassa/media attività, l'isolamento deve essere garantito per qualche secolo e quindi la soluzione di smaltimento più idonea è il deposito superficiale, protetto prevalentemente da barriere artificiali. I
manufatti possono essere, ad esempio, immagazzinati all’interno di
“moduli” prefabbricati in calcestruzzo armato, i quali sono poi
stoccati in strutture scatolari, anch’esse in calcestruzzo armato, che
vengono poi coperte ed interrate. Questo tipo di depositi è molto
utilizzato e ne esistono ormai almeno un centinaio in tutto il mondo; i
più moderni e avanzati si trovano in Francia, Spagna, Svezia,
Giappone, Regno Unito, USA. E di questo parliamo quando ragioniamo sul Deposito Nazionale. Ovvio che i siti scelti devoono avere determinate caratteristiche e un certo grado si sicurezza in termini di rischi vari (sismico - alluvioni in particolare).
I rifiuti radioattivi di III categoria,
ad alta attività o a lunga vita, mantengono invece livelli di
radioattività significativi per decine e centinaia di migliaia di anni.
Per l'isolamento di tali rifiuti non è possibile fare affidamento solo
su barriere artificiali, ma ci si deve affidare a barriere naturali. La Geologia è fondamentale. E' necessaria una forte conoscenza delle formazioni geologiche in profondità
(600-800 metri e oltre) che presentino adeguate caratteristiche di
stabilità e impermeabilità come, ad esempio, giacimenti di salgemma o
formazioni argillose o di granito. L’unico esempio al mondo di deposito
geologico operativo è il WIPP (Waste Isolation Pilot Plant), un
deposito di smaltimento geologico in funzione negli USA dal marzo 1999,
riservato ai rifiuti contenenti plutonio di produzione militare. Tutti
i Paesi più progrediti nell’uso della tecnologia nucleare (Regno
Unito, Francia, Germania, Giappone, Finlandia, Svezia, etc.) hanno in
programma la realizzazione di un deposito geologico al massimo nel giro
di qualche decennio. In Svezia è già stato selezionato il sito
relativo. In ambito UE si discute sull'ipotesi di un sito comune, le principali resistenze sono legate alla reazione dell'opinione pubblica, ovvio che nessun popolo accetterebbe di buon grado di ospitare le scorie altrui, ma è pur vero che anziché pregiudicare più siti per i prossimi millenni, se si individuasse un sito unico e si eseguisse un trasparente percorso di socializzazione, bene avremmo fatto all'ambiente, alla razionalità e lode al popolo che si dimostrasse così maturo da accettare una tale scelta. Nell'UE, è l'avviso di chi scrive, qualche popolo lungimierante con la testa sulle spalle c'è. Oltre alla ricerca di siti di stoccaggio, si sta procedendo anche a individuare soluzioni che riducano i tempi di decadimento e i volumi di questi rifiuti, è il caso, come riporta il sito dell'ENEA. dei sistemi
nucleari di IV generazione (GEN IV) che dovrebbero consentire di sfruttare il potenziale energetico di tali rifiuti e nel contempo di scomporli con processi particolari di combustione.
Perché è strategico il Deposito Nazionale per l'Italia? Come detto i paesi avanzati si sono dotati o si stanno dotando tutti di un tale sito, l'odierno
inventario italiano redatto dall'ISPRA stima in circa 26.000 m3 i rifiuti di II categoria e 1.500 m3 di
rifiuti di III categoria nel nostro paese. A questi quantitativi vanno aggiunti quelli che torneranno in Italia dopo il
ritrattamento all’estero del combustibile esausto proveniente dagli
impianti italiani (e sì oggi dobbiamo mandarli fuori, spendendo non poco), e quelli di II categoria previsti dalle attività di
smantellamento degli impianti nucleari dismessi. La stima volumetrica
per questi ultimi va da 30.000 a 65.000 m3.
Quindi, complessivamente, il futuro deposito
nazionale definitivo superficiale dovrà avere una capacità dell’ordine
di 100.000 m3 di rifiuti di II categoria (stimati in 75mila m3), per far fronte alla
stoccaggio definitivo dei rifiuti radioattivi provenienti dai soli
impianti dismessi. I rifiuti di III categoria (circa 15mila m3) vi saranno invece
stoccati solo temporaneamente (50-100 anni) in attesa dello smaltimento
geologico.
I rifiuti radioattivi gestiti nel deposito deriveranno per il 60% dallo smantellamento degli impianti nucleari, e per 40% dalle attività di medicina nucleare, industriali e
di ricerca, che continueranno a generare rifiuti anche in futuro. Realizzare il deposito consentirà finalmente si sanare un'anomalia Italiana e di ridurre i rischi per l'ambiente, ad oggi in fatti sul tema la gestione è tutt'altro che in sicurezza e degna di un paese che vuole dirsi civile e avanzato. Quando la CNAPI sarà resa nota, speriamo che il Governo sappia essere davvero tale, è ovvio che i siti individuati insorgeranno, ma a mio avviso sarà un errore. Il Deposito può essere realizzato e gestito in sicurezza, può essere un occasione di installare un sito all'avanguardia che generi occupazione di alta qualità, permetterà di ridurre i costi per il sistema paese, con benefici per tutta la collettività, garantirà introiti extra ai territori ospitanti. sarà inoltre occasione di rilancio per la ricerca Geologica e ambientale più in generale. Certo si dovrà operare con velocità e controllo, affinché da eco-opprotunità divenga ecomostro mangia soldi pubblici e generatore di corrutele. Si dovrà realizzare come fossimo un paese serio. E sarà occasione per dimostrarci tali. L'alternativa altrimenti fare come Homer Simpson nella vignetta.
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