C'è una bella scena, di un film, a me molto piaciuto - Viva la Libertà - dove il protagonista (interpretato da Tony Servillo), un Professore con turbe psichiche che si sostituisce al fratello gemello, capo politico del partito della sinistra italiana, fuggito perché in crisi personale, durante un dibattito pubblico afferma che oggi tutto si basa sulla Catastrofe. Politica, Economia, Società, tutto si regge sul paventare continue catastrofi. Questo per giustificare - è la mia interpretazione - il continuo ricorso a misure emergenziali, agli "uomini della provvidenza", a soluzioni contingenti, spesso raffazzonate. La catastrofe è sempre dietro l'angolo, che sia la dissoluzione dell'UE, il default economico, la "fine della Grecia", il cambiamento climatico, l'invasione islamica, ogni scusa è buona per far ingoiare rospi, posporre scelte, evitare il confronto, fare "quadrato" anche attorno a un idiota, "perché non è il momento di dividersi", oppure la Catastrofe torna buona per impedire qualsiasi cosa, sia essa una misura economica, una ricerca innovativa, un'opera pubblica o più semplicemente un senso unico nel nostro quartiere. Il protagonista del film, ritiene, e io concordo, che la gente di questo sistema non ne possa più. Sì penso non ne possa più, ciò non di meno non vi si sottrae, nemmeno quando ne ha la possibilità.
E poi c'è l'Esasperazione. l'andazzo negativo, il malgoverno, l'inefficienza, le ruberie, la crisi economica, la criminalità, la burocrazia, hanno reso esasperata la società. Nel senso che la pazienza è finita. Ormai non vi è più alcuna tolleranza. Ci si scaglia con foga inaudita contro chiunque possa essere oggetto della nostra acredine: se uno viene, per esempio, eletto per la prima volta a pubblica carica, dopo 5 minuti gli vengono addossate le colpe vere o presunte di tutti i suoi predecessori. Oppure se ce l'abbiamo con la società dei trasporti o dei rifiuti, il primo autista o spazzino che ci passino vicini - indipendentemente da come stiano lavorando - saranno obbiettivo del nostro livore. Si perde la capacità di ragionamento, e ci diventa intollerabile chi argomenta in una qualche discussione, spiegandoci che le cose sono più complesse di come vorremmo noi, irrazionalmente di viene egli l'ostacolo alla nostra serenità o la causa del nostro malessere. Ci si imbarbarisce, si perde anche un po' di pietà umana. A me fa sempre specie, ad esempio, quando qualcuno viene arrestato per qualche reato, specie quelli di ruberia varia, perché cadere in tentazione è facile, sia quando si è nel bisogno, che quando si è nell'occasione (infatti, io cerco di ripararmi dal primo e rifuggire la seconda) e la galera - ho avuto modo di visitarne una - non è affatto un bel posto. Dicevo, mi fa specie vedere come in quelle occasioni, specie se il reo è un qualche personaggio pubblico, come si scateni una pubblica veemente orda di auspici di morte e sofferenza varia, fatti - si badi - per lo più su qualche social, al sicuro dietro lo schermo di un pc. Ma, comunque, indice di un odio e livore latente, che diviene più feroce, quando qualcuno cerca di dar segno di un briciolo di umana solidarietà.
Il tutto è specchio dei tempi miseri d'oggi. Tutto questo genera una spirale pericolosa, che rischia di perderci tutti per sempre in una società sempre più chiusa, apatica, cinica, ottusa e cattiva.
Non penso che possano i grandi proclami o i supereroi risollevare il nostro tempo. Credo serva qualcosa di più piccolo. In un altro bel film "Lo Hobbit - un viaggio inaspettato", quando Lady Galadriel - una delle grandi regine elfiche - chiede allo stregone Gandalf, perché si è portato dietro l'hobbit Bilbo, che appare più un impiccio che un sostegno alla sua impresa. Lo stregone risponde di aver paura e Bilbo gli da coraggio, perché rappresenta la normalità in un mondo tetro, la semplicità, perché ritiene che il male non si tenga a bada con eroiche gesta, ma con piccoli gesti di "quotidiana cortesia". Lo penso anche io, ecco perché insegno a mio figlio a chiedere per favore, a scusarsi, a ringraziare, a salutare. Perché spero un giorno egli sappia, con la sua semplicità, assieme ad altri ,ricacciare un po' tutto questa tenebra.
E poi c'è l'Esasperazione. l'andazzo negativo, il malgoverno, l'inefficienza, le ruberie, la crisi economica, la criminalità, la burocrazia, hanno reso esasperata la società. Nel senso che la pazienza è finita. Ormai non vi è più alcuna tolleranza. Ci si scaglia con foga inaudita contro chiunque possa essere oggetto della nostra acredine: se uno viene, per esempio, eletto per la prima volta a pubblica carica, dopo 5 minuti gli vengono addossate le colpe vere o presunte di tutti i suoi predecessori. Oppure se ce l'abbiamo con la società dei trasporti o dei rifiuti, il primo autista o spazzino che ci passino vicini - indipendentemente da come stiano lavorando - saranno obbiettivo del nostro livore. Si perde la capacità di ragionamento, e ci diventa intollerabile chi argomenta in una qualche discussione, spiegandoci che le cose sono più complesse di come vorremmo noi, irrazionalmente di viene egli l'ostacolo alla nostra serenità o la causa del nostro malessere. Ci si imbarbarisce, si perde anche un po' di pietà umana. A me fa sempre specie, ad esempio, quando qualcuno viene arrestato per qualche reato, specie quelli di ruberia varia, perché cadere in tentazione è facile, sia quando si è nel bisogno, che quando si è nell'occasione (infatti, io cerco di ripararmi dal primo e rifuggire la seconda) e la galera - ho avuto modo di visitarne una - non è affatto un bel posto. Dicevo, mi fa specie vedere come in quelle occasioni, specie se il reo è un qualche personaggio pubblico, come si scateni una pubblica veemente orda di auspici di morte e sofferenza varia, fatti - si badi - per lo più su qualche social, al sicuro dietro lo schermo di un pc. Ma, comunque, indice di un odio e livore latente, che diviene più feroce, quando qualcuno cerca di dar segno di un briciolo di umana solidarietà.
Il tutto è specchio dei tempi miseri d'oggi. Tutto questo genera una spirale pericolosa, che rischia di perderci tutti per sempre in una società sempre più chiusa, apatica, cinica, ottusa e cattiva.
Non penso che possano i grandi proclami o i supereroi risollevare il nostro tempo. Credo serva qualcosa di più piccolo. In un altro bel film "Lo Hobbit - un viaggio inaspettato", quando Lady Galadriel - una delle grandi regine elfiche - chiede allo stregone Gandalf, perché si è portato dietro l'hobbit Bilbo, che appare più un impiccio che un sostegno alla sua impresa. Lo stregone risponde di aver paura e Bilbo gli da coraggio, perché rappresenta la normalità in un mondo tetro, la semplicità, perché ritiene che il male non si tenga a bada con eroiche gesta, ma con piccoli gesti di "quotidiana cortesia". Lo penso anche io, ecco perché insegno a mio figlio a chiedere per favore, a scusarsi, a ringraziare, a salutare. Perché spero un giorno egli sappia, con la sua semplicità, assieme ad altri ,ricacciare un po' tutto questa tenebra.
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