sabato 28 settembre 2013

sull'Idrovia vi dico la mia!

Mi ero ripromesso, con l'abbandono della politica attiva, di astenermi dal commentare temi di politica locale. Ma dopo avere letto questi due articoli di giornale, davvero non gliel'ho fatta. Sull'Idrovia Venezia-Padova, a mio avviso, si sta vendendo fumo e nemmeno di quello buono, ma amministratori e sindaci, ovviamente presi dall'ansia del rischio alluvione, stanno decidendo con frettolosità su un'opera che ipotecherà il territorio per generazioni future. E i propugnatori di quest'opera spesso s'improvvisano "esperti" di ciò che non sono. L'Idrovia sarebbe un altro elemento scombinante i già scombinati equilibri lagunari, non risolverebbe, ma sposterebbe i problemi idraulici, ma è un buon modo per glissare il problema vero, ossia ridare "spazi" all'acqua, che vuol dire ripristinare l'idrografia e i meccanismi idraulici naturali. Dopo molto dubbio linko l'intervento che feci l'anno scorso ad una serata a Piazza Vecchia a Mira sul tema. Ovvero QUI

Domenica 22 settembre 2013
La Nuova Venezia
In 1500 per il Brenta in sicurezza
Folla ieri alla manifestazione di nove sindaci sul ponte di Bojon: «Mai più un’alluvione come nel 1966»
di Alessandro Abbadir

CAMPOLONGO «La ripresa economica non può prescindere dalla messa in sicurezza del territorio. Se il Brenta esonda vanno a picco tantissime aree industriali cuore dell’economia veneta. La Regione e lo Stato devono dare risposte alle preoccupazioni dei cittadini che non vogliono si ripeta una alluvione come quella del 1966». Così ieri ha parlato il sindaco di Campolongo Maggiore dal palco allestito sul ponte di Bojon sopra il Brenta. Una manifestazione contro il degrado delle rive alla quale hanno partecipato oltre 1500 persone, che è stata organizzata dal comitato Brenta Sicuro con la partecipazione di sindaci e assessori di Campolongo, Piove di Sacco, San Angelo di Piove, Codevigo, Fossò, Stra, Camponogara, Campagna Lupia e Vigonovo. Sindaci che sono stati salutati al loro arrivo dai motociclisti del Club Bikers di Bojon. Cartelloni di e striscioni di protesta sono stati piazzati in tutti i Comuni interessati dal passaggio del Brenta. «Siamo preoccupati per le ultime piene», ha spiegato il portavoce del comitato Brenta Sicuro, Marino Zamboni, « Abbiamo visto franare letteralmente le rive. A maggio scorso, si sono verificati fontanazzi ed infiltrazioni ampi centinaia di metri a Bojon , Sandon , Liettoli e Corte. La portata del Brenta è tripla rispetto a quella del Bacchiglione che tanti guai ha prodotto esondando nel 2010. Cosa si aspetta ad investire? La Regione quanto vuole investire per risolvere questa situazione?».Tanti cittadini arrivati a manifestare con bimbi e ragazzi al seguito avevano nei loro ricordi la terribile situazione vissuta nel 1966. Un fatto rimasto come un incubo nella memoria collettiva delle comunità. Una esperienza vissuta anche del vicesindaco di Piove Lucia Pizzo che ad un anno di vita vide la casa dei genitori spazzata via dall’acqua a Canmpolongo quando gli argini si ruppero. «Siamo qui», ha detto alla gente il sindaco di Campolongo, Alessandro Campalto, «perché bisogna agire e subito per evitare che questo fiume ci travolga. Gli argini hanno pericolose erosioni. Non vogliamo che si ripeta la tragedia del 1966 che seppellì sotto due metri d’acqua Campolongo e Bojon. Se si rompe il brenta finiamo sotto 40 milioni di metri cubi di acqua. Siamo a favore dell’Idrovia che va costruita, subito». Dal Genio Civile è arrivata la promessa di un intervento di monitoraggio in tempi rapidi. «Tiziano Pinato, uno dei responsabili del Genio Civile», ha detto Campalto, «mi ha inviato una lettera in cui mi assicura che nelle prossime settimane saranno fatti dei sondaggi per verificare la tenuta delle sponde». Il sindaco di Vigonovo Damiano Zecchinato, ha assicurato di aver avuto dal Governatore Luca Zaia la promessa di investimenti ad hoc per il Brenta. “«Ma per mettere completamente in sicurezza le rive, ha ricordato Zecchinato, «bisognerebbe tagliare 90 chilometri di argini longitudinalmente e metterci una colata di cemento armato fino alle falde. Un’opera ciclopica per la quale ci vogliono miliardi di euro che non ci sono (e per fortuna dico io, cementificare fino al primo impermeabile credo sia una delle idee più balzane mai sentite - alla faccia dell'impermeabilizzazione, il risultato sarebbe di avere argini che drenano meno e soprattutto sono più rigidi - nota del P. Ferox). Zaia però mi ha assicurato che l’Idrovia e le manutenzioni andranno avanti a ritmo spedito» .

Il Gazzettino
CAMPOLONGO Il comitato: «Siamo solo all’inizio». Zaia promette interventi
Brenta, la protesta dei mille
Folla alla manifestazione per la sicurezza degli argini. Folta rappresentanza di sindaci
Emanuele Compagno

Nove comuni rappresentati (sei veneziani e tre padovani), più di mille cittadini e 500 firme raccolte alla manifestazione del comitato "Brenta sicuro" ieri a Campolongo Maggiore per chiedere un intervento urgente alla Regione Veneto e al Genio Civile in modo da scongiurare lo smottamento degli argini del taglio del Brenta, canale che da Stra raggiunge Brondolo. Un corso d'acqua costruito dagli austriaci a fine ottocento, come ha spiegato il sindaco di Vigonovo, Damiano Zecchinato, senza che poi ci sia mai stata una reale manutenzione. Per Marino Zamboni, presidente del comitato, la manifestazione è solo l'inizio di una sensibilizzazione che guarda agli altri territori coinvolti. Tutti uniti per scongiurare un nuovo 1966, anno della drammatica alluvione, ma anche un nuovo 2010, anno delle catastrofiche inondazioni nella bassa padovana.
La novità, dopo il preoccupante studio della protezione civile che dimostra i cedimenti con infiltrazioni d'acqua verso le campagne, arriva proprio da Zecchinato che ha avuto un colloquio con il presidente della Regione Veneto. «Zaia è consapevole del problema, per questo ha promesso - dice Zecchinato - che la messa in sicurezza del Brenta si farà e mi ha chiesto, come presidente della conferenza dei sindaci, la consegna alla Regione di uno nuovo studio, da redigere con il Genio Civile, che evidenzi il problema. Tutto il Veneto è interessato da tali fenomeni, il Piave forse ancor più. Servono un miliardo e 400 mila euro». Per Alessandro Campalto, sindaco di Campolongo Maggiore, la Regione deve comunicare lo stato di gravità delle cose per consentire ai sindaci, che non hanno competenze sugli argini, di mettere in atto i piani di protezione civile come tutori della sicurezza. «Il dirigente regionale della difesa del suolo - ha detto Campalto - ha scritto una nota nella quale riconosce l'esistenza dei crolli e li giudica non preoccupanti anche se si continua con l'arginatura e la redazione di studi. Non possiamo rilanciare l'economia se le aziende rischiano di subire allagamenti».
Per tutti una soluzione immediata potrebbe consistere nella messa a regime dell'idrovia come canale scolmatore capace di far defluire 350, 400 metri cubi d'acqua al secondo in caso di piena. Per Federica Boscaro, sindaco di Fossò i sindaci devono pungolare le autorità competenti, linea che ha trovato concorde Lucia Pizzo, vicesindaco di Piove di Sacco. Per Annuzio Belan, sindaco di Codevigo, vanno coinvolti tutti i sindaci delle province di Padova e Venezia, per Giampietro Menin gli interventi per la sicurezza idraulica devono poter non esser conteggiati nel patto di stabilità. Andrea Tramonte, vicesindaco di Campagna Lupia ha ricordato le recenti alluvioni in zona del 2007 mentre per Adriano Magro, assessore all'ambiente di Sant'Angelo di Piove, la battaglia non deve cadere. Infine per Antonio Draghi del Cat la Regione deve passare da una politica di trasposto su gomma a forme diverse, valorizzando i corsi d'acqua.

giovedì 26 settembre 2013

Le tante Lillput. Terre di Conquista

Leggo questo artivolo di oggi e penso..."quanto mi secca certe volte aver sempre ragione" giusto qualche tempo fa discutevo del "nanismo" Veneto nell'ambito della aziende di gestione dei servizi energia, acque, rifiuti, che invece veniva additato dalla miope politica locale e dagli adoratori del comitatismo campanilista come invece modello, forza, peculiarità... "legame con il territorio", "esempio di democraticità", "espressione delle comunità locali", ma dove, ma chi, ma cossa! Miopia, nanismo, pressapochismo, inconsistenza. Ecco cos'è. In Veneto ci sono realtà territoriali più piccole della scala provinciale frammentate in 3-4 aziende, con incapacità di gestione economica efficiente, ma anche di realizzare investimenti, innovazione e ottimizzazioni. Quando si è tentato di superare tutto questo, la politica di piccolo cabotaggio si è messa di traverso. Se a livello europeo questi servizi sono gestiti da non troppi soggetti molto forti e molto attrezzati un motivo ci sarà. Riuscire a riunire il tema rifiuti di un ambito regionale, permette la razionalizzazione impiantistica e la costruzione di cicli autosufficenti, analogamente è per energia e acqua con riduzione dei costi e gestione migliore delle risorse. In Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna è già così e lo è sempre di più. In Veneto no. Adesso la cosa ce la troveremo "ob torto collo" gestita altrove e alla fine avremo una gestione questa sì davvero "foresta". Allora sì addio legame col territorio. Ci troveremo magari a cedere i nostri rifiuti altrove, lasciando ad altre regioni di trarne beneficio e noi ci accontenteremo delle briciole. Beati nella nostra Lilliput.

Tribuna di Padova del 26-09-2013
Hera vara piano da 2

Tra gli investimenti programmati anche nuove acquisizioni: le utility dei Nordest restano nel mirino


PADOVA

Margine operativo lordo di 951 milioni e un utile per azione in crescita del 5% all'anno, con un rapporto debito/mol (margine operativo lordo) in calo a 2,9 volte. È quanto prevede il piano industriale al 2017 di Hera approvato ieri dal Cda del gruppo. Previsti investimenti per quasi 2 miliardi. Si va, guardando a Nordest, alle gare per il gas in Veneto e Friuli-Venezia Giulia con AcegasApsa e all'acquisizione di Amga Udine. Ma non solo. Secondo il sito Veneziepost, infatti, il gruppo bolognese starebbe guardando anche ad altri dossier : Al in Vicenza e Veritas Venezia. Uno scenario suggestivo, che per ora, però, vede solo l'espressa intenzione del gruppo bolognese di crescere ancora per linee esterne. Il piano industriale proietta al 2017 un valore della produzione di 5,6 miliardi (rispetto ai 4,7 miliardi 2012), un margine operativo lordo appunto di 951 (662) e un rapporto fra posizione finanziaria netta e mol in discesa a 2,9 volte (3,3 nel 2012). Il contesto all'interno del quale sono stati declinati gli obiettivi, spiega Hera, «risente di un quadro macroeconomico e regolamentare che, soprattutto fra 2013 e 2014, impatterà negativamente sui risultati della gestione. In particolare la lenta ripresa del Pil continuerà a far ristagnare domanda energetica, allacci di utenze e produzione di rifiuti, mentre l'atteso assestamento al ribasso delle tariffe gas sia per la vendita a clienti tutelati che per la distribuzione ». «Questo aggiornamento del piano recepisce importanti mutamenti di scenario che hanno   caratterizzato il contesto macroeconomico, normativo e competitivo nell'ultimo anno», ha spiegato il presidente di Hera, Tomaso Tommasi di Vignano. «A fronte di un quadro complessivo ancora molto difficile e caratterizzato da elementi di incertezza, riteniamo di avere individuato le scelte strategiche più opportune per fronteggiare le difficoltà – ha aggiunto - grazie al prosieguo della politica di espansione anche per linee esterne e alla focalizzazione su efficienze ed estrazione di sinergie all'interno del gruppo». Per l'ad Maurizio Chiarini «nonostante il periodo di stagnazione dettato dal quadro macroeconomico e dal contesto regolamentare, abbiamo presentato un piano che prevede, nei prossimi 5 anni, investimenti per quasi 2 miliardi, le cui ricadute sul territorio saranno fondamentali per la tenuta dell'occupazione. Tutto questo all'interno di un equilibrio finanziario in via di progressivo miglioramento».

Tomaso Tommasi