domenica 9 giugno 2024

PENSIERI ATOMICI

Lo dico in partenza. Di base io sono pro energia nucleare. Piaccia o meno le centrali nucleari, con poco carburante possono fornire molta energia, per lunghissimo tempo, con emissioni di CO2 praticamente nulla. E il sistema si abbinerebbe bene anche alla produzione di idrogeno, il famoso "idrogeno viola". Ciò detto, quando il tema si associa al nostro paese la questione si fa più articolata. L'opinione pubblica è generalmente contraria e il tema è da sempre oggetto di strumentalizzazione politica. Oggi il governo si dichiara pro nucleare, e dice che bisogna tornare ad investirvi. Agli ambientalisti più irriducibili può non piacere, però anche nei rapporti IPCC un ruolo nella decarbonizzazione della produzione di energia il nucleare ce l'ha, con un apporto di almeno il 10% da qui al 2050. Potrebbe anche essere di più, visto il forte investimento in nuove centrali operato attualmente dalla Cina e in pianificazione anche da parte di altri stati. Si parla non a caso di "rinascimento nucleare", poiché piaccia o no l'energia dell'atomo, in chiave green, ha due forti attrattive: zero emissioni, stabilità e continuità produttiva.  Alle rinnovabili, infatti, si imputa soprattutto la discontinuità produttiva come principale punto a sfavore, che richiede per essere ovviato, una profonda revisione della rete di distribuzione.
A sfavore il nucleare ha i tempi lunghi per la realizzazione e i grandi investimenti necessari. Per cui non amo molto le semplificazioni con cui alcuni Ministri affrontano il tema, dimostrando di aver sulla questione al massimo qualche nozione da wikypedia. 
Va detto che una prima questione da affrontare sarebbe quella dell'efficienza. Ossia, sprechiamo troppa dell'energia che produciamo e abbiamo ancora troppi sistemi inutilmente energivori. La prima sfida è ottimizzare la produzione e ridurre i consumi attraverso efficientamento tecnologico. Poi abbiamo un problema di rete, spesso inadeguata, se guardiamo la questione in ambito europeo, vediamo come in alcuni paesi abbiamo surplus di produzione, a fronte di carenze di altri, e non vi è una rete adeguata a permettere una armonizzazione delle distribuzioni energetiche, con, tra l'altro, dinamiche dei prezzi a livello locale che generano non poche disomogeneità. Un tema da risolvere sarebbe anche questo, che consentirebbe di rendere l'intero continente meno energicamente instabile.
Il primo lavoro è, quindi, di ottimizzazione. Appunto. Poi, tornando al nucleare, le prospettive tecnologiche ci sono e c'è un ruolo in questo sviluppo anche dell'Italia, in Europa si va a macchia di leopardo, con paesi che hanno abbandonato l'atomo ad altri che se lo tengono stretto, ma è sicuramente nei paesi del gruppo Brics che il nucleare sembra essere una strategia sempre più chiara, e potrebbe essere un ulteriore tassello nel consolidamento di quelle economie e anche delle loro strategia in chiave ambientale.
Personalmente penso che per l'Italia parlare di energia nucleare sia improprio. Non nel senso che non ne abbiamo competenza e capacità, ma abbiamo dei nodi da risolvere prima, delle ipocrisie e inadeguatezze, che se non affrontati chiaramente e soprattutto senza un onesto dibattito pubblico tecnico e politico non ci permetteranno di andare davvero avanti sulla questione, oltre le strumentalizzazioni politiche. Mi riferisco per esempio al Deposito Nazionale. Ossia la struttura che dovrebbe ospitare i rifiuti radioattivi prodotti dalla prima fase del nucleare italiano e prodotti ancora oggi. Attualmente dipendiamo dall'estero per tale gestione e abbiamo siti inadeguati a gestire le nostre scorie. La CNAPI, la carta con i siti potenzialmente idonei dal Deposito Nazionale è rimasta a lungo celata, soprattutto per pusillanimità dei vari governi che si sono alternati.
Una volta divulgata, ogni territorio individuato ha alzato gli scudi (lodevole eccezione solo il Sindaco di Trino Vercellese, che già ospita una centrale chiusa, ed ha dimostrato grande lucidità e onestà intellettuale sul tema) e trasversalmente  tutte le forze politiche hanno assecondato i vari fronti del nord.  La domanda è questa, come possiamo pensare di gestire una nuova generazione di centrali nucleari se non abbiamo la maturità per gestire le nostre vecchie scorie?


https://astrolabio.amicidellaterra.it/node/3256