martedì 19 aprile 2022

Abbiamo smesso di imparare dagli Errori. Ma non di farne.

Sul National Geographic Magazine di questo mese (LINK) c’è un interessante articolo di Valerio Gualerzi  che racconta lo stato dell’arte del Salento flagellato dalla XYLELLA. Come sempre il NG ha sempre uno straordinario tempismo. La vicenda della diffusione della malattia, unitamente a quell’incredibile serie di eventi di mobilitazione sociale e giudiziaria che portarono ad imbastire un processo contro chi lavorava per fermare l’infezione, sulla scorta di una teoria del complotto della peggior specie, è raccontata in modo piuttosto conciso, ma tremendamente preciso ed efficace. Rileggendo quei passaggi, davvero, di nuovo, mi sono chiesto: ma come diavolo è potuto capitare un simile cortocircuito e un’azione così irragionevole di Istituzioni locali e Giustizia? L’articolo evidenzia poi le similitudini nelle reazioni e del dibattito pubblico in quella vicenda con quello avuto sul Covid e oggi sulla guerra in Ucraina. Io ci aggiungo quello sui precedenti casi Stamina, Di Bella, e del processo alla Commissione Grandi Rischi. Una grande responsabilità ce l’hanno i media, estremamente impreparati nella maggioranza dei casi ad affrontare e raccontare temi complessi e ad alto contenuto tecnico scientifico, non c’è dubbio. Ma giustamente l’articolo  rileva anche la responsabilità della stessa comunità scientifica e delle Istituzioni che la rappresentano, troppo spesso una comunicazione inefficace o insufficiente ha fatto e fa da carburante per i mestatori e travisatori, riducendo la fiducia dell’opinione pubblica – anch’essa comunque affetta da una tara emotiva e irrazionale preoccupante – abbiamo rivisto le medesime scene con i talk show con i virologi ai tempi del Covid, dove eminenti studiosi, in un mix di narcisismo, frenesia comunicativa e inesperienza nella comunicazione al grande pubblico alla fine hanno fatto più danno che bene, nonostante le buone intenzioni, meglio avrebbero fatto a rimanere nei loro laboratori in taluni casi. Si aggiunga l’azione, poi, proditoriamente volontaria, di alcuni avvelenatori di pozzi professionisti, che i media non sapevano, o non hanno voluto, discernere rispetto agli altri. Meglio hanno fatto alcuni sparuti divulgatori, che però, spesso, hanno avuto ridotto accesso al grande pubblico. E tralasciamo l’azione delle istituzioni, troppo spesso popolata da figure del tutto inadeguate ad affrontare la complessità o più interessati a rimestare nel torbido per mero calcolo elettorale. Pensiamo alla pandemia di Covid 19 e come saremmo messi se avessimo avuto ancora la demenziale gestione Contiana.

L’effetto ovviamente nel caso XYLELLA è stato quello di far sì che chi doveva cercare di affrontare il tema non è stato in grado di farlo, perché bloccato dall’azione giudiziaria, ostacolato da un’opinione pubblica aizzata da dei media filibustieri o inetti, e dalle Istituzioni locali, che hanno troppo spesso preferito dar spago per calcolo o per inerzia alle più infondate sciocchezze. Questo ha comportato la perdita di intere comunità di olivi e l’estremo ritardo nel contenimento della malattia. E’ l’ennesima volta in cui in questo paese assistiamo a scelte scriteriate di Istituzioni e Magistratura, inebetite da un clima di irragionevole isteria mediatica e sociale. Come ogni volta si evidenzia la necessità di:

  •  Avere una comunicazione scientifica delle istituzioni più chiara ed empatica
  • Avere scelte coerenti a quanto comunicato
  • Rafforzare il presidio tecnico-scientifico nelle Istituzioni
  • Migliorare la capacità dei media sui temi complessi e con aspetti scientifici
  • Aumentare l’educazione alla comprensione delle informazioni  dei singoli cittadini, partendo già dalla scuola
  • Migliorare il dibattito pubblico evitando di applicare un irrazionale “par condicio” tra posizioni razionali e altre infondate e illogiche.

Ogni volta viene stilata una bella lista di cose da fare. Ogni volta la dimentichiamo. Ogni volta al manifestarsi di un fenomeno complesso ripetiamo gli stessi errori, ma in modo sempre più esteso. Ogni volta. In una spirale discente sempre più demenziale.

Le sfide che ci si parano di fronte, però, non le possiamo affrontare così o le perderemo, tragicamente, tutte.

Errare è sicuramente umano. Ma il perseverare no. Così almeno si dice.

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