domenica 17 luglio 2016

Quando un paese perde il lume della ragione: il caso Xylella

Sulla questione Xylella, ossia il batterio responsabile del disseccamento degli Ulivi Salentini, sono stato più volte  chiamato a esprimermi da alcuni dei miei contatti. Il più delle volte in modo provocatorio, anche inviandomi prima i post e i filmati degli eroici agricoltori salentini e ambientalisti locali che si battevano contro il taglio degli ulivi e poi con le notizie delle prodi gesta della magistratura e del presidente della Regione Puglia (Emiliano), che finalmente perseguivano i ricercatori asserviti ai poteri economici e alla UE. Le mie posizioni "pragmatiche", infatti, sono più spesso interpretate da taluni miei "aficionados" come una mia connivenza, per lo meno etico-morale, con le varie lobby e i gruppi che manovrerebbero la società a scapito dei popoli. Non essendo un agronomo o un biologo, ho sempre rimandato l'espressione di una mia posizione fino a quando non avessi avuto il tempo di capirne di più. Ciò è stato letto come una mia mancanza di argomenti, almeno per una volta, a sostegno dei biechi poteri forti e una sostanziale ammissione delle ragioni degli oppositori alle posizioni ufficiali. Ovviamente non era, ed è, così.  Ho acquisito sufficienti informazioni per poter dire la mia sul tema. Credo che la questione Xylella sia esempio emblematico di cosa succeda quando un paese perde il senso della ragione, sia a livello d'Istituzioni che di Società civile. Sul sito delle Scienze, una delle poche testate che ha strenuamente difeso il rigore scientifico durante tutta la vicenda, trovate precisa cronistoria. Sostanzialmente la questione Xylella nasce nel 2013, quando risulta evidente la Sindrome da Disseccamento degli ulivi, il problema assume immediatamente una valenza europea, tanto che l'EFSA, l'Autorità Europea per la sciurezza alimentare, inzia a emanare precise indicazioni e a creare una task force di esperti per seguire la questione evitare che il problema esca dal Salento e attacchi anche altre colture. Viene nominato un commissario per l'emergenza, Giuseppe Silletti, che avvalendosi di vari tecnici qualiticati elabora il "piano Silletti", che prevede anche il doloroso, ma necessario, abbattimento di alcune piante. 
Abbiamo tutti gli ingredienti che ci servono. La "cattiva Europa" che vuole falcidiare una nostra coltura tradizionale, magari per favorire gli interessi di qualche multinazionale e un commissario, che antidemocraticamente, sfidando la saggezza e la volontà del popolo, ordina lo sdradicamento degli alberi. Ma per fortuna arrivano i nostri, inizia una diatriba tra gli studiosi di Lecce e Bari,  (il commissario si avvaleva del supporto tecnico dell'Università di Bari - che aveva puntato decisamente su Xylella come causa della malattia degli Ulivi), i Leccesi danno spago alle teorie degli agricoltori locali e degli ambientalisti, e in loro soccorso arriva la cavalleria pesante, prima il Presidente Emiliano, difensore degli oppressi e la magistratura che indaga Silletti e tutti i suoi tecnici, bloccando l'attuazione del piano, cosa che comporterà l'ampliamento dell'area colpita dalla malattia. I ricercatori baresi sono anche accusati di aver diffuso loro un ceppo di Xylella, proprio per attaccare l'Ulivicultura salentina. A nulla valgono gli appelli della comunità scientifica. 
Nel frattempo, le evidenze che il problema è Xylella, che Xylella è stata importata probabilmente dal sudamerica, che l'eradicazione era, al momento, l'unica cosa sensata da fare, si moltiplicano. L'EFSA preme perché si riprenda il piano Siletti, i tecnici della procura danno ragione ai tecnici indagati, molti ricercatori leccesi, di fronte a nuove evidenze, convergono sulle conclusioni dei colleghi baresi. Il tutto avviene con la "Società civile" che se ne frega dei fatti, continua a seguire emotività e "opinioni" e a parteggiare comunque per posizioni smentite dai fatti; purtroppo, tra questi troviamo di nuovo il Presidente Emiliano (ma già sulla questione referedum trivelle ricordiamo il suo proverbiale "pragmatismo"). Ovviamente in compagnia degli immancabili "5 Stelle", che in simili vicende non possono mancare.
Di tutto ciò si occupa anche l'Accademia dei Lincei, che di fatto, con il suo rapporto pone fine a ogni discussione. O almeno così dovrebbe essere, se fossimo un paese "normale".
Nel documento si ricostruisce la vicenda e si  danno alcune indicazioni di sperimentazione in campo da eseguirsi per trovare modalità di trattamento delle piante ancora recuperabili - rammaricandosi che ciò non sia ancora stato fatto. Va ricordato che il problema è ben lungi dall'essere risolto. Viene ribadito che la causa del disseccamento è un particolare ceppo di Xylella fastidiosa, e non altro, probabilmente giunto con olenadri d'importazione, si conferma che la malattia, per effetto di ricombinazine genetica tra ceppi diversi del batterio potrebbe diffondersi ad altre colture e estendersi nel continente europeo, con forti conseguenze per l'agricoltura, sostanzialmente avvalorando le preoccupazioni dell'EFSA. I Lincei rimarcano come i ricercatori leccesi (fatto salvo qualcuno) abbiano rivisto le loro posizini visto le evidenze scientifiche. Viene anche segnalato come le fonti di finanziamento tra i gruppi di ricerca Baresi e Leccesi, fossero in parte gestite dalla Regione Puglia. Orbene, qui i Lincei affermano che  la radicalizzazione dello scontro da i due poli potrebbe avere avuto proprio come causa l'accesso ai fondi. Noi che siamo maligni potremmo pensare che "Non è che qualcuno a Lecce abbia voluto priviliegiare tesi che dessero credito alle posizioni  più popolari e sopratutto seguite da chi governa la Regione, per accapararsi più fondi?" Sarebbe una strategia contraria all'etica scientifica, che ha fatto sprecare tempo e denaro pubblico, ma siamo dei cinici e non ci stupiamo di nulla. Oppure c'è stato anche da parte di taluni ricercatori un approccio idelogico alla questione, ugualmente deleterio e ugualmente contrario all'etica della ricerca. 
Ciò suffraga ancor di più chi sostiene che il finanziamento delle ricerche scientifiche debba essere tolto dal controllo di enti soggetti a umori "politici".
Inoltre, desta preoccupazione che anche la Magistratura (guarda caso Emiliano è pure un ex magistrato - sarà un caso?) abbia prestato credito a posizioni non supportate da evidenze, a tal punto da indagare e bloccare chi davvero stava cercando di contenere il problema. Su questo i Lincei sono stati ambigui, il loro rapporto è uscito in due versioni, nella prima tale questione era stata stigmatizzata, nella definitiva non ve n'è traccia. Un atteggiamento un po' pilatesco. Serve una comunità Scientifica autorevole, che sappia parlare con voce chiara e sappia contestare le Istituzioni quando abbandonano la via della razionalità verso perigliose derive ideologiche, che sono  potenziali anticamere dall'autoritarismo.
Un passaggio del rapporto dei Lincei è emblematico "registra la presenza di posizioni ideologiche locali che si oppongono al possibile trasferimento di conoscenze scientifiche, che rifiutano modelli agricoli tecnologicamente avanzati e che sono state estese al caso Xylella. Sarebbe, invece, urgente abbassare l'eccesso dialettico che confonde lo sviluppo di possibile esperimenti e la definizione di conclusioni scientifiche, necessarie e preliminari a decisioni normative e operative", purtroppo quest'ultima affermazione potrebbe essere riferita a numerose questioni italiane. Questioni su cui il paese e gli italiani stanno perdendo la sfida per l'innovazione, per un progresso più ecocompatibile, insomma, dove si sta perdendo il Futuro.

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