sabato 27 febbraio 2016

Inascoltato al quadrato.

A breve si terrà il Congresso Nazionale dei Geologi Italiani, a Napoli.  I Geologi si lamentano spesso di essere inascoltati dalla società, vero. Ma talvolta non si ascoltano nemmeno tra loro. Già qualche tempo fa avevo espresso le difficoltà incontrate dai Geologi che operano nel campo degli impianti di trattamento rifiuti.  In particolare, si evidenziava la necessità per il Geologo di rivedere il suo bagaglio di nozioni di base. Io penso che il Geologo debba avere una conoscenza specialistica, ma con una curiosità onnivora, che lo porti ad approcciarsi anche con settori del sapere non proprio vicinissimi al suo. Orbene, speravo che nel congresso dei Geologi, qusta peculiarità fosse riconosciuta, così come, finalmente, si esplorasse da una prospettiva nuova l'impiego della nostra figura nel settore recupero rifiuti. Niente da fare, il Geologo serve solo per la discarica, fine. Vedersi solo in quest'ottica, significa autolimitarsi in una nicchia che sarà sempre più secondaria nel futuro, non cogliendo, invece, la sfida della gestione rifiuti nell'ambito dei processi di recupero, energetici  o di materia che siano. Ossia gli ambiti più strategici per il futuro. Ma il Futuro è ciò a cui più, vale anche per i Geologi, si dovrebbe guardare.

lunedì 15 febbraio 2016

La Geotermia 2.0

Pur non essendo il mio campo diretto, da Geologo, non posso non interessarmi, almeno indirettamente, di Geotermia e sue prospettive. Per Geotermia (fonte: Geotermia e Pompe di Calore, ed. geotermia.org) intendiamo l'insieme dei sistemi tecnologici che ci permettono di utilizzare il sottosuolo ai fini della produzione energetica. In ambito geotermico ci si riferisce a sottosuoli "caldi" ossia  con temperature superiori ai 40°C, caratteristica dovuta a particolari situazioni geologiche (es circuiti di acque calde, prossimità a circuiti ignei profondi...). Il calore interno della Terra si dissipa verso la superficie con regolarità circa a 0,065 Watt/mq, tale risorsa viene sfruttata sin dai tempi antichi, specie l'addove il vettore acqua, sia liquida sia in fase di vapore trasporta calore in superficie. Ricordiamo che la prima centrale Geotermica al mondo, naque in quel di Larderello, vicino al Monte Amiata, in Toscana. Qui si sfrutta già dal 1900 la pressione del vapore in risalita per azionare dei generatori per la produzione di energia elettrica. Stiamo, quindi, parlando di geotermia ad Alta Entalpia, ossia quella che lavora con sottosuoli a temeprature superiori ai 40 °C (parliamo di geotermia abassa entalpia quando si opera sotto tale soglia, per esempio con i meccnaisi a pompa di calore per ottenere la climatizzazione domestica - altro campo applicativo importante). Ad oggi l'Italia è il 4° produttore mondiale di energia geotermica e il 2015 è stato un anno di vero boom con 6000 GWh prodotti, specie nel comparto Toscano , risultati raggiunti anche grazie a investienti tecnologici. Il settore ha indubbie potenzialità  sia economiche che ambientali. Vi è, però, una certa resistenza a permettere ulteriori espansioni nel settore da parte di taluni per l'impatto ambientale-paesaggistico che le centrali geotermiche hanno, un esempio lo si ha in Umbria. Resistenze non sempre completamente infondate, ma frutto di cattive gestioni passate della risorsa geotermica, si in termini di consenso sociale che gestione ambientale vera e propria. Ma la necessità di ridurre le emissioni di CO2, la volontà di emancipazione dalle fonti fossili, rende la Geotermia una risorsa preziosa e utilissima, trovare il metodo aumentarne la sostenibilità è sicuramente una sfida avvicente, su cui gli italiani posso dire la loro, e in parte lo stanno anche facendo, sperimentando nuove tencologie ovviamente... all'estero. Il potenziale Geotermico del nostro Paese è alto come si è detto, per questo qualcosa si muove anche nel Bel paese, e proprio dalle pendici del monte Amiata è partita la "Carta della Buona Geotermia" di seguito vi riporto il comunicato di sintesi del gruppo promotore della carta, che sta girando per la sua promozione tutte le aree d'interesse geotermico del paese.

La “Carta della Buona Geotermia” o “Carta di Abbadia San Salvatore” fa finalmente tappa nel luogo dal quale prende il nome.
La volontà alla base di quest’iniziativa è quella di portare ad un tavolo comune il meglio della ricerca, delle aziende nazionali impegnate a dare un volto nuovo alla geotermia (per renderla davvero rinnovabile ma soprattutto pulita) e i comitati di cittadini che in questi anni si sono organizzati a difesa della salute dell’intera comunità. Da ciò è nata la Carta di Abbadia San Salvatore, una Carta che, dopo l’enunciazione dei primi principi cardine, si va materializzando progressivamente attraverso un partecipato percorso che vedrà la sua terza tappa proprio ad Abbadia San Salvatore a fine gennaio prossimo.

Questi i principi fondamentali della Carta di Abbadia:

  1. Predilezione verso i piccoli e micro impianti, quelli compresi tra i 100 KW e i 5 MW, al posto delle centrali di grande taglia, per massimizzare l’uso complessivo dell’energia elettrica e del calore residuo (dalla generazione alla cogenerazione).
  2. Realizzazione di impianti obbligatoriamente a totale re-iniezione sia di fluidi geotermici che dei gas incondensabili, al fine di ottenere impatto zero sull’atmosfera.
  3. Favorire le condizioni che portino, nei prossimi anni, verso la riconversione dell’attuale geotermia inquinante (in particolare nelle aree del Monte Amiata) in una “geotermia sostenibile”, attraverso l’adozione di cicli integrati e/o combinati.
  4. Puntare sull’utilizzo di un unico pozzo sia per l’estrazione del fluido geotermico che per la sua reimmissione nel sottosuolo, minimizzando l’impatto paesaggistico e lo spazio occupato dalle nuove centrali anche nelle taglie maggiori.
  5. Inserimento ambientale dei nuovi impianti sulla base di criteri paesaggisticamente condivisi, evitando l’inquinamento acustico e preferendo ubicazioni parzialmente interrate.
  6. Studio e sperimentazione dello scambio in pozzo, realizzando un modello di micro-impianto replicabile che adotti soluzioni scientificamente ineccepibili.
  7. Obbligo di controllo e validazione delle tecnologie di realizzazione dei pozzi che, seguendo i criteri internazionalmente adottati, devono impedire ogni scambio tra falde diverse preservando così la falda acquifera superficiale da ogni forma di contaminazione, in particolare da parte dei fluidi geotermici contenuti nelle falde profonde.
  8. Implementazione di un “Osservatorio di controllo” che preveda la partecipazione attiva dei cittadini e delle istituzioni locali, attivo sia nella fase di realizzazione che in quella di esercizio.

Un movimento che va nella direzione di quanto stabilito dalla Conferenza di Parigi sui Cambiamenti Climatici conclusasi lo scorso 12 dicembre, grazie alla quale è stato raggiunto un accordo per fissare l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a meno di 2 gradi Celsius rispetto ai livelli pre-industriali. L’accordo prevede un’emissione antropica di gas serra pari a zero da raggiungere durante la seconda metà del XXI secolo. Nella versione adottata dell’Accordo di Parigi, le parti si impegneranno anche a “Proseguire gli sforzi per” Limitare l’aumento della temperatura di 1,5° C.

Per un maggior dettaglio su questo documento, vi rimando a un interessante articolo pubblicato da Tekneco. In cui il GIGA - Gruppo Informale  Geotermia e Ambiente presenta la carta. Penso che se in nome di un ambientalismo imbelle e parolaio rinunciassimo a crescere in questo settore, forse faremmo del bene alle nostre coscienze, di certo non faremmo una scelta coerente con i nostri propositi di maggior sostenibilità della presenza umana sulla Terra.