Ho ricevuto l'invito a sostenere una proposta di legge Rifiuti Zero (qui trovate i dettagli, della serie noi non si nasconde nulla, http://www.leggerifiutizero.it/) da un amico, in quel mare magnum che è FB, poi ho notato iniziative di promozione in giro per la raccolta firme e qualche articolo sul tema. Convinto come sono, che per affrontare il tema rifiuti si debba partire anche dalla prevenzione della produzione, che si ottiene con nuovi stili di vita, ma anche nuove tipologie di materiali e contenitori, mi sono approcciato all'invito con entusiasmo, ma tignoso come sono mi sono messo a leggere con attenzione il testo della legge, cosa che in molti, in questo o in altri casi non fanno (non è che una legge , perché di iniziativa popolare è per forza utile). E il mio entusiasmo si è prima tramutato in disincanto, trovando molto del solito populismo ambientalisteggiante inconcludente, poi in vera preoccupazione, poiché nella legge sono presente degli elementi, figli di ideologismi e non di pragmatismo ambientale, che a mio avviso hanno delle potenzialità dirompenti se la legge diventasse appunto LEGGE, per davvero. Cercherò di andare subito al punto e di essere nei limiti della mia naturale logorrea, il più conciso possibile, o come dice un mio amico di Gerusalemme, il più circonciso che posso.
Sono essenzialmente questi i punti della legge che mi lasciano perplesso e mi preoccupano, a parte le dosi di ovvietà perbeniste e stucchevoli banalità ambitaloidi (si sa non amo i convenevoli) in cui si ripetono questioni trite, senza dire nulla di nuovo e concreto, nella legge e nella relazione introduttiva, nella legge c'è un dogmatismo, nemmeno velato, che mal si sposa col pragmatismo di cui abbisogna la questione rifiuti. In primis di fatto, si vuole introdurre un modello standard (domiciliare) per tutto il paese, irrigidendo un sistema che invece, va, caso per caso costruito su misura per la realtà territoriale e socio economica, in cui deve agire, poi si demonizza l'opzione della produzione di combustibile secondo (ovvero sia da rifiuti, post adeguati recuperi e trattamenti), continuando in una logica perversa tutta italiana, infine, probabilmente sulla scorta di esperienze negative dei promotori della legge (a dimostrazione del sottofondo ideologico della proposta), si vieta la possibilità che un soggetto possa gestire il processo del ciclo rifiuti dalla raccolta all'impiantistica finale (eventuale discarica per i residui finali compresa). Tornando così, alla frammentazione del settore (che non superata comunque nemmeno oggi), che ha impedito che in Italia si creassero processi industriali virtuosi nel settore, come in altre realtà europee, favorendo l'inefficenza e il malaffare che questa legge dice di contrastare. Mi auguro non passi. Ma immagino, invece, troverà molte orecchie ad ascoltarla, poiché basta un titolo accattivante e ruffiano, affinché anche il più sciocco dei provvedimenti, oggigiorno, trovi uditorio. Spero di non dover, un Giorno trovarmi a dire, io ve l'avevo detto.
Sono essenzialmente questi i punti della legge che mi lasciano perplesso e mi preoccupano, a parte le dosi di ovvietà perbeniste e stucchevoli banalità ambitaloidi (si sa non amo i convenevoli) in cui si ripetono questioni trite, senza dire nulla di nuovo e concreto, nella legge e nella relazione introduttiva, nella legge c'è un dogmatismo, nemmeno velato, che mal si sposa col pragmatismo di cui abbisogna la questione rifiuti. In primis di fatto, si vuole introdurre un modello standard (domiciliare) per tutto il paese, irrigidendo un sistema che invece, va, caso per caso costruito su misura per la realtà territoriale e socio economica, in cui deve agire, poi si demonizza l'opzione della produzione di combustibile secondo (ovvero sia da rifiuti, post adeguati recuperi e trattamenti), continuando in una logica perversa tutta italiana, infine, probabilmente sulla scorta di esperienze negative dei promotori della legge (a dimostrazione del sottofondo ideologico della proposta), si vieta la possibilità che un soggetto possa gestire il processo del ciclo rifiuti dalla raccolta all'impiantistica finale (eventuale discarica per i residui finali compresa). Tornando così, alla frammentazione del settore (che non superata comunque nemmeno oggi), che ha impedito che in Italia si creassero processi industriali virtuosi nel settore, come in altre realtà europee, favorendo l'inefficenza e il malaffare che questa legge dice di contrastare. Mi auguro non passi. Ma immagino, invece, troverà molte orecchie ad ascoltarla, poiché basta un titolo accattivante e ruffiano, affinché anche il più sciocco dei provvedimenti, oggigiorno, trovi uditorio. Spero di non dover, un Giorno trovarmi a dire, io ve l'avevo detto.
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