Pubblicato il Rapporto 2012 sulla produzione e gestione rifiuti urbani nel Veneto da parte di Arpav (ecco il link http://www.arpa.veneto.it/temi-ambientali/rifiuti/file-e-allegati/ru-2012/RelazioneRU_2012_rev0.pdf). Da un lato nulla di nuovo sotto il sole, il Veneto si conferma regione ad alta percentuale di raccolta differenziata , 62,50%, cala la produzione pro capite di rifiuti 447kg/abitante. -3,9%, e la produzione totale, -4,0%, più x le vacche magre del momento, che per la messa i pratica di stili di vita più virtuosi (siamo realisti), cala il conferimento in discarica -25,2% e aumenta l'avvio a impianti di recupero, +30,0% delle frazioni secche riciclabili e dei rifiuti da spazzamento, segno dell'importanza della presenza impiantistica, aumenta anche l'incenerimento di tal quale +10,2%, dato un po' ambivalente (sarebbe opportuno esperire preferenzialmente vie di recupero di materia e lasciare la termovalorizzazione come forma complementare).
Un quadro, tutto sommato, positivo si direbbe. Un quadro un po' edulcorato però. Infatti, andando a osservare i dati presentati si osserva come nel caso della produzione di CDR, ovvero sia la trasformazione dell'indifferenziato/scarti del processo di recupero delle frazioni secche, vi sia un'eccedenza di produzione, rispetto alla domanda, questo perché solo la centrale ENEL di Fusina - Ve, in quota parte usa CDR al posto del carbone nei processi termoelettrici, questo sia per motivi tecnologici che per richiesta energetica (si privilegiano fonti come l'idroelettrico), risulta necessario potenziare questo settore (dico un nome.... Porto Tolle) e rivedere la pianificazione energetica (regionale e non solo), al fine di ottimizzare lo sforzo per la produzione di CDR di qualità, evitando di mandare in giro a costo, ciò che potrebbe restare in ambito veneto in pareggio se non a ricavo. E parlo non solo in termini economici, ma anche e soprattutto ambientale, giusto perché non mi si accusi di bieco materialismo capitalista (sono un ambientalista pragmatico, di solito quello che economicamente non è sostenibile, raramente lo è ambientalmente).
Rimane, poi, in piedi la questione della valutazione delle Raccolte Differenziate, gli indicatori oggi sono molto "a peso" e non tengono conto dei conferimenti improprio, ovverosia delle frazioni estranee presenti nelle varie filiere, che obbligano a selezioni e raffinazioni aggiuntive, per conseguire l'effettivo recupero, visto anche il sempre maggior peso dell'aspetto qualitativo per il recupero di materia da rifiuti (il che obbligherebbe ad avere un approccio un po' più "industriale" al tema e meno leguleo), se differenzio il 90%, ma ho un 20% di materiale in proprio.... beh non è proprio che sto facendo un grandissimo lavoro. L'Osservatorio Arpav ha avviato un tavolo tecnico sul tema, che spero si velocizzi un po' a partorire qualcosa, magari coinvolgendo gli operatori del settore, come sembrava dalle premesse.
Insomma si è fatto e molto, ce n'è, però, da fare e molto, e soprattutto ci sono alcune criticità, come la dotazione impiantistica e l'approccio normativo, che se non affrontate per tempo e col dovuto pragmatismo, posso rapidamente far cortocircuitare il sistema.